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Luci e ombre del viaggio di Sergej Lavrov in Centro e sud America
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Luci e ombre del viaggio di Sergej Lavrov in Centro e sud America
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Luci e ombre del viaggio di Sergej Lavrov in Centro e sud America
Il mini-tour del ministro degli esteri russo Sergej Lavrov in Centro e Sud America della scorsa settimana, lungi dal rappresentare un successo diplomatico per Mosca, ha dimostrato però quanto la guerra in Ucraina abbia accelerato il riposizionamento geopolitico dei paesi del “Sud Globale”
L’obbiettivo principale più importante del tour per il Cremlino era sondare più in profondità gli umori del Brasile sulla guerra slava. Lula, all’inizio di aprile, prima del suo viaggio in Cina aveva definito la sua posizione chiaramente. Secondo il Presidente carioca il punto di equilibrio andrebbe trovato con la cessione definitiva da parte ucraina della Crimea e il parziale ritiro di Mosca dai territori occupati in Donbas, probabilmente sulla linea di demarcazione dell’inizio dell’invasione del 24 febbraio. Tuttavia Lula deve fare anche i conti con una base del suo partito particolarmente ostile alla guerra di Putin. Non a caso il portale Russia.ru ha dovuto registrare che l’arrivo di Lavrov a Brasilia è stato segnato da contestazioni: davanti al Ministero per tutto il giorno si è assistito a manifestazioni con cartelli che recitavano “No agli accordi con la Russia imperialista”.
Nel 2022 il commercio tra i due Paesi ha raggiunto un record storico, superando gli 8 miliardi di dollari nei primi undici mesi. Cifre ancora modeste visto che con la Cina lo scambio è stato di ben 150 miliardi: esse dimostrano tuttavia una certa dinamicità delle relazioni economiche tra i due paesi, nonostante la Russia sia dallo scorso anno in recessione. Ma ciò che ora interessa prima di tutto alla Russia è l’ipotesi avanzata da Lula sullo sganciamento del suo paese dagli scambi in dollari e addirittura la creazione di una nuova valuta internazionale, basata su un paniere di divise agganciate a Pechino
Anche qui però l’enfasi “multipolare e policentrica” non andrebbe esagerata. Un avvicinamento troppo evidente verso Mosca e Pechino potrebbe produrre un contromovimento nella seconda capitale del Sudamerica, ovvero Buenos Aires. Foreign Politics ha sottolineato recentemente che nell’aprile del 2022, insieme a Cile e Uruguay, l’Argentina ha votato per la sospensione della Russia dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, anche se il presidente Alberto Fernández non ha aderito né alle sanzioni contro la Russia né ha inviato armi a Kyiv.
Il resto del viaggio di Lavrov è stato in discesa, avendo visitato dei paesi (Nicaragua, Venezuela, Cuba) in larga parte allineati, per convinzione o interesse, con le posizioni russe. In Venezuela, dove la situazione finanziaria interna resta delicata, l’omologo venezuelano di Lavorov, Ivan Gil, ha osservato che il suo paese non ha partner più affidabili della Russia. Non a caso la Russia è diventata un anello fondamentale nello schema di vendita del petrolio venezuelano sul mercato mondiale: è infatti attraverso le compagnie russe (Rosneft in primis) che sono state effettuate le operazioni commerciali, da cui Caracas ha tratto profitto.
Nel frattempo, come ha segnalato Kommersant, il giornale della Confindustria russa, “le relazioni tra Caracas e Washington hanno recentemente iniziato a cambiare. Ad inizio di dicembre 2022, la compagnia petrolifera americana Chevron ha firmato accordi con Petróleos de Venezuela, quattro anni dopo l’imposizione dell’embargo statunitense” ma anche l’italiana Eni ha ripreso le forniture di petrolio venezuelano in Europa.
Un attivismo di “paesi non-amici” che innervosisce Mosca, la quale ha visto recentemente calare i ricavi dall’esportazione di oro nero del 30%.
Infine all’Avana, la delegazione russa ha incassato il sostegno del regime comunista, costato però una ristrutturazione del debito cubano nei confronti della Russia che è continuato a crescere anche dopo il crollo dell’Urss. Tuttavia anche nel movimento internazionale che guarda con nostalgia al “socialismo realizzato” sulla questione della guerra in Ucraina si stanno aprendo delle crepe. Al 22° “Incontro internazionale dei partiti comunisti e operai” tenutosi nella capitale cubana lo scorso ottobre i partiti “stalinisti” al potere hanno in modo compatto sostenuto le posizioni russe “antimperialiste”; altri schieramenti, come quello sudafricano, turco e greco hanno presentato una contro-piattaforma in cui si condannava anche il “l’aggressione di Putin”.
Quindi, un bilancio in chiaroscuro quello del capo della diplomazia russa nella parte di mondo che una volta gli Stati Uniti consideravano in buona misura il proprio “giardino di casa”.
Nell’immagine: Lavrov e Maduro (Venezuela)
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