C’è un problema con la polizia?

C’è un problema con la polizia?


Marco Züblin
Marco Züblin
C’è un problema con la polizia?

Al netto dello psico-sociologismo da supermercato che tende a trovare spiegazioni assolutorie a tutti i comportamenti giovanili, talune manifestazioni del “disagio” dei ragazzi – come il rave improvvisato a Villa Saroli a Lugano e gli eventi alla Lugano Marittima – non sono altro che lo specchio di banale ineducazione e di ordinaria mancanza di rispetto per il prossimo. Di queste, noi abitanti del centro abbiamo quotidiane antelucane conferme, in decibel e in littering.

Fatta questa premessa, temo che vi sia un problema di sostanza con la nostra polizia, a tutti i livelli. Ci viene detto che è “proporzionale” un intervento della Comunale con gas e proiettili di gomma (sparati in terra, eddai…) per mettere fine a un(a) flash mob già in fase di sgombero, e per mantenere una distanza di sicurezza tra gli agenti e i ragazzi; probabilmente era “proporzionale” sì, ma non alle circostanze obiettive, bensì alla percezione di esse da parte della polizia, e in generale all’atteggiamento un po’ emotivo degli agenti e dei loro capi di fronte al dissenso di piazza. La sensazione è che gli interventi siano a misura di un certo grado di rabbia, di ansia e anche di paura degli agenti, che li conduce ad assumere comportamenti obiettivamente non idonei né congrui. E non è una novità: ricordo bene una manifestazione antimilitarista di qualche anno fa sul lungolago di Lugano, con taluni agenti (questa volta non solo della Comunale) che si abbandonarono a violenza fisica contro manifestanti non violenti (se non verbalmente).

E poi: è incomprensibile che l’evento non sia stato bloccato sul nascere (era possibile farlo, e senza giubbotti antiproiettile); si è invece atteso proprio che i vicini segnalassero la cosa, manifestando la propria giusta insofferenza, per dar vita un intervento poliziesco spettacolarmente muscolare. Qualche solito malevolo potrebbe pensare che questa modalità inutilmente plateale sia stata frutto di una scelta deliberata, magari per dare una lustratina all’immagine pubblica della polizia, dopo le pisciate fuori dal vaso (a tutti i livelli istituzionali e di polizia, peraltro) in occasione dello sgombero dell’ex-Macello; e a pensar male…

Restando in tema, ecco la “giustificazione”: l’intervento è stato anche motivato con il fatto che il generatore che alimentava la musica perdeva (nafta, immagino), una motivazione puerile che ricorda quella – la prima di tante, troppe – data dall’alcalde buonanima all’intervento della polizia e delle ruspe all’ex-Macello, cioè che il tetto era pericolante. Siamo sempre lì, a constatare come si tenti di farci passare per fessi.

Consiglierei quindi a qualcuno di organizzare  – a Lugano comunque, ma non solo – un corso di gestione dell’ansia e della rabbia, in modo da evitare agli agenti derive da repubblica delle banane; altro che inventarsi norme legali a protezione della polizia. Non è un mestiere facile, richiede equilibrio, lucidità, intelligenza e testa fredda, ma nessuno è obbligato a farlo; e nemmeno può pensare che si tratti solo di occuparsi di reati automobilistici o di altre pinzillacchere senza rischio. L’esempio dall’alto non è dei migliori, ciò che potrebbe sembrare a qualcuno un bel viatico superiore per ogni deriva in nome dell’Ordine; e qui servirebbe anche un corso di buona fede, di civismo e di senso delle istituzioni, ma non primariamente agli agenti.

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