Di Maureen Dowd, La Stampa
È un egoista. Antepone se stesso al Paese. È circondato da opportunisti che lo incoraggiano. Ha creato una versione distorta della realtà nella quale ci viene detto di non credere a quello che vediamo distintamente. La sua presunzione è esasperante. Dice che lo sta facendo per noi mentre, in verità, lo fa per sé stesso.
Non sto parlando di Donald Trump. Mi riferisco all’altro presidente.
A Washington, le persone diventano spesso ciò che in un primo tempo disprezzavano. Questo è quanto è accaduto a Joe Biden. Nella sua sconsiderata ricerca di un secondo mandato che terminerebbe quando avrà 86 anni, Biden è caduto in un comportamento che evoca Trump. Oltretutto, sta mettendo a repentaglio la democrazia che dice di voler salvare.
Ho avuto modo di conoscere Biden nel 1987, quando era candidato alla presidenza. All’epoca era acclamato come un oratore di spicco del Partito democratico, sebbene ogni tanto fosse tortuoso. Lo estromisi dai giochi quando scrissi in che modo si fosse incarnato in Neil Kinnock, il leader britannico dei laburisti e oratore di grande spessore, e come facesse discorsi che, forse inconsapevolmente, prendevano in prestito qualcosa da Robert F. Kennedy e Hubert Humphrey.
Biden era un’anima vivace a cui era stato detto che doveva fare il presidente fin da quando era stato eletto al Senato a 29 anni. Biden non ha lasciato che lo scandalo per l’accusa di plagio o i suoi problemi di salute lo fermassero. Nel 1988 ha avuto due aneurismi e in seguito ha detto che secondo i medici non sarebbe sopravvissuto qualora la sua campagna fosse andata avanti. Non si è lasciato abbattere neanche dalle altre tragedie che hanno segnato la sua vita.
Avendo innalzato Biden dove secondo molti non sarebbe mai arrivato, lo spocchioso team Obama ha continuato a trattare il vicepresidente con uno snobismo velato soltanto in parte. I consiglieri di Barack Obama l’hanno dato in pasto ai giornalisti, tradimento che un arrabbiato Hunter mi ha detto equivalere al “fuoco amico”.
Biden è stato un vicepresidente capace e leale, e ho pensato che Obama abbia commesso un errore quando nel 2016 lo ha scaricato a favore di Hillary. Hillary era una candidata elitaria e bendisposta nei confronti dello status quo, mentre l’elettorato era anti-elitario e anti-status quo. A suo favore, Biden aveva la sua aria da Scranton Joe.
Il team Obama ha fatto passare l’idea che Biden fosse troppo devastato dalla morte di suo figlio Beau per poter fare campagna elettorale, mentre Biden è l’unica persona sulla faccia della Terra che avrebbe potuto usare il suo dolore per alimentare l’empatia per la sua candidatura. Biden ha detto alla gente che alla Casa Bianca Beau voleva lui, non una Restaurazione Clinton.
Se il candidato dei democratici alla presidenza fosse stato lui, Biden avrebbe sconfitto il Gatto Randagio degenere e adesso sarebbe al termine del suo secondo mandato, pronto per una pensione dorata nella sua sdraio di plastica nella sua amata Rehobot Beach.
Invece, è diventato presidente troppo tardi. Da un paio di anni sta vivendo un palese declino – tendenza quanto mai pericolosa in un mondo instabile, con l’IA che sconvolge il nostro Paese e una Corte Suprema piena di fanatici religiosi.
Per questo motivo, circa due anni fa ho scritto un articolo intitolato «Hey, Joe, Don’t Give It a Go», suggerendogli di godersi il bello delle cose buone realizzate e di lasciare alle stelle più giovani del Partito di avere la loro possibilità.
«La tempistica della sua uscita di campo deciderà il posto che occuperà nei libri di Storia», ho consigliato.
Invece, in parte perché era stato messo in disparte da chi si era laureato nelle prestigiose università dell’Ivy League, Biden ha rispolverato l’irlandese che era in lui e gli è cresciuto il dente avvelenato della classe operaia. È stato indotto a dimostrare di poter essere un presidente migliore di quello che lo aveva escluso.
Jill Biden – priva del distacco di una Melania e più contenta di quest’ultima nel suo ruolo di First Lady – sta spingendo (e proteggendo) il marito aldilà del ragionevole. Dopo l’imbarazzante performance di Joe nel dibattito di giovedì, Jill ha incitato la folla interpretando l’insegnante che si rivolge a uno studente apprezzato: «Sei stato bravo! Hai risposto a tutte le domande! Sapevi tutto!». E lo ha detto a colui che ha il controllo dei codici nucleari.
Lo stratega democratico Paul Begala, che ha definito il dibattito «una catastrofe», ha spiegato alla Cnn: «Il primo politico democratico che esorterà Biden a farsi da parte si vedrà stroncare la carriera». Ha aggiunto: «Nessuno di loro è disposto a dire: ehi, lasciatemi fare un passo avanti e pugnalare Giulio Cesare. Biden è amato nel Partito democratico».
Proprio perché è amato e perché come presidente può vantare risultati concreti, Biden deve porre fine a questa snervante ed esasperante passeggiata sul filo del rasoio in direzione dello Studio Ovale.
Non ha avuto semplicemente una “serata no”, come Obama quando agì in modo stizzito nel suo primo dibattito con Mitt Romney. Biden è apparso spettrale, con quel suo fare tremante. Non è riuscito a rammentare frasi o cifre sulle quali si era esercitato. Ha problemi legati all’età, che portano inevitabilmente da una parte sola. È stato straziante veder riaffiorare il suo balbettio di quando era bambino.
Sua moglie e il suo staff innalzeranno attorno a lui un muro di protezione ancora più alto e terranno a distanza i giornalisti con maggior forza ancora. Ma Biden, Jill e i leader democratici devono affrontare la realtà: questa è una scommessa incredibilmente azzardata, in cui c’è la democrazia in gioco – come ci inculcano.
James Carville, tra coloro che qualche tempo fa ha detto che il presidente dovrebbe rinunciare a un secondo mandato, mi ha detto che Biden dovrebbe chiamare alla Casa Bianca gli ex presidenti Clinton e Obama per scegliere insieme cinque democratici di spicco per la Convention di agosto. Carville ha detto che il 4 luglio il presidente dovrebbe annunciare che lascerà sbocciare i leader democratici della prossima generazione. Lo stratega 79enne ha fatto notare in modo asciutto che non si può sconfiggere la vecchiaia. Biden, invece, ha detto: «Farò tutto quello che mi è possibile per batterla». In verità, è sufficiente una rampa di scale a rovinargli la giornata. Che cosa accadrà se Joe e Jill persevereranno? In risposta a questa domanda, Carville ha citato Herb Stein, economista di spicco durante le presidenze di Richard Nixon e Gerald Ford: «Ciò che non può andare avanti, non lo farà».
Nell’immagine: Secondo il New York Times il presidente si è riunito con la moglie, i figli e i nipoti a Camp David per decidere le prossime mosse