Crisi della sanità „made in Switzerland“
Non passa giorno che non si parli di crisi della sanità nel nostro paese
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Non passa giorno che non si parli di crisi della sanità nel nostro paese
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Non passa giorno che non si parli di crisi della sanità nel nostro paese
Costi stellari, penuria di personale medico, cliniche e ospedali spesso impossibilitati a rispondere alle esigenze dei cittadini.
Perchè si è giunti a tanto ?
Non c’è una risposta unica, l’elenco delle carenze e bisogno di miglioramenti è lungo e complesso., nonchè estremamente costoso.
A questi interrogativi ha cercato di dare una risposta il Simposio sulla sanità sostenibile voluta dalla Swiss Medical Network , che ha organizzato a Locarno, per la terza volta, un simposio di riflessione e possibili soluzioni in questo delicato e complesso ambito.
Relatori : medici, specialisti del settore e organizzazioni impegnate a trovare soluzioni.
Fra le numerose proposte e progetti già a buon punto nella realizzazione spiccano : la formazione dei medici e degli infermieri. Uno dei problemi centrali è infatti la penuria di medici, una professione non molto popolare fra le nostre giovani leve, forse piu’ sensibili al richiamo e agli stipendi di Big Data.
Le iniziative al proposito non mancano.
Il vice presidente dalle FMH dott. Philippe Eggiman propone una formazione piu’ adeguata del personale medico, in grado di allegerire il compito dei medici già alle prese con una burocrazia, che personalmente e non solo ritengo « insostenibile ». Il dott. Eggiman ha confermato che la Svizzera dipende in larga misura da dipendenti provenienti dall’estero.
Molto attiva in questo senso anche la Presidente dell’ASI Sophie Ley , che ha coinvolto piu’ volte le autorità , impegno concretizzato in una iniziativa popolare, approvata nel novembre 2021, che obbliga cantoni e confederazione a riconoscere le cure infermieristiche come componente importante di tutte le cure incoraggiandole, che garantiscano che ci siano sufficienti infermieri diplomati per coprire il crescente fabbisogno.
Anche il Ticino ha risposto a questo appello. La rettrice dell’USI Prof.Dr. Luisa Lambertini ha introdotto negli studi dell’ateneo una cultura della sostenibilità con una associazione studentesca sensibile alle esigenze di qualità.
Il direttore sanitario della Clinica Sant’Anna Dr.medico Francesco Volontè ha in cantiere il progetto « bed side teaching , la creazione di un Medical Master con l’USI. Si tratta infatti di anteporre la qualità ai costi.
Una giornata di riflessione importante non solo per gli addetti ai lavori, ma anche per i cittadini e dare a loro la possibilità di meglio capire e quindi agire di conseguenza quando è confrontato con il bisogno di cure.
Unanime il parere degli specialisti nel sottolineare l’importanza del medico di famiglia, in grado di guidare e indirizzare i pazienti in modo articolato e non dispersivo.
Il paziente, la paziente : anche loro devono avere la possiblità di esser ascoltati. Ne ho parlato con il dott. Franco Denti, presidente dell’ordine dei medici. Concorda con la necessità di creare una associazione dei pazienti. La mole di lavoro dei medici non consente loro di intavolare , anche sono brevemente, un dialogo informativo con il paziente. E’importante che ciò accada. Per il paziente le cure mediche devono essere un momento di crescita cognitiva e di auto responsabilità. C’è un bel detto in inglese che dice « it takes two to tango ».
Un progetto auspicato da tutti gli specialisti presenti , che potrebbe essere facilmente integrato nella associazione dei pazienti esistente.
Per ballare il tango bisogna essere in due.
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