Da Salvini a Putin così l’asse sovranista si schiera con Durov signore di Telegram
Il miliardario sarebbe stato l’unico a dire di no a Putin e a essere comunque protetto dal Cremlino
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Il miliardario sarebbe stato l’unico a dire di no a Putin e a essere comunque protetto dal Cremlino
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Il miliardario sarebbe stato l’unico a dire di no a Putin e a essere comunque protetto dal Cremlino
Chi è davvero Pavel Durov? Se ci pensate, ruota tutto attorno a questa domanda.
Una sapiente costruzione mediatica lo ha presentato, per anni, come una figura capace in qualche modo di resistere a Putin, e di dirgli anche di no: per esempio nel 2018, quando fu sbandierato (anche dai canali russi di Stato) che il fondatore di Telegram si era rifiutato di consegnare al governo russo le chiavi di crittografia per accedere alle conversazioni degli utenti.
Già nel 2011 Durov aveva rifiutato di chiudere le pagine VKontakte degli attivisti dell’opposizione russa, era diventato un bersaglio della polizia, o almeno così ci era stato raccontato, e alla fine aveva scelto di vendere la sua prima creatura, il social network VKontakte, appunto, a investitori pro-Cremlino.
Significa davvero che fosse contro Putin? O che Putin gli consentiva di vendere, quando ad altri miliardari i beni sono stati sempre, semplicemente, requisiti?
Per una sorta di strano miracolo, Durov sarebbe l’unico miliardario capace di dire di no a Putin, vendere il suo business, incassando soldi, crearne un altro (Telegram), incrementarlo e vivere felice all’estero, a Dubai.
Qualcun altro, come Bill Browder (un conclamato nemico di Putin, che Mosca ha cercato davvero di distruggere), ieri pareva nutrire qualche dubbio: «L’ambasciata russa in Francia ha chiesto l’accesso consolare al miliardario franco-russo di 39 anni Pavel Durov, proprietario di Telegram. Pensavo si presentasse come un dissidente. Strano che quando la situazione precipita, il Cremlino intervenga… ».
Forse, semplicemente, Durov non è una figura monodimensionale. E questa è una storia di doppi fondi.
Di sicuro, oltre al fatto di aver trovato un modus vivendi con Mosca, e a essere caro amico di Roman Abramovich, Durov ha anche sempre avuto diversi buoni rapporti esteri. Con gli Emirati, che gli hanno dato la cittadinanza. Come con la Francia, del resto: ha anche la cittadinanza francese, disposta direttamente dal ministero degli Esteri di Parigi (cosa che di solito avviene solo per straordinari meriti socioculturali). Neanche fosse l’ufficiale di collegamento russo con Parigi. La ostentava, facendosi chiamare “Paul”.
Diverse intelligence occidentali hanno spesso dovuto frugare in Telegram, e l’hanno fatto. Ma Durov ha anche un passato italiano, parla italiano, mangia cibo italiano (è vegetariano), e ha vissuto 14 anni a Torino dove suo padre Valery, insigne filologo nella stagione finale dell’Unione sovietica, insegnava all’Università: uno di quei dirigenti a cui l’Urss consentiva di vivere e lavorare all’estero. E quand’è che la famiglia Durov decide di rientrare in Russia? Nel 2001 (Pavel aveva 17 anni), proprio all’avvento dell’èra Putin, quando a papà Valery viene affidata la guida del dipartimento di Filologia dell’Università Statale di San Pietroburgo.
Se con VKontakte Durov aveva alla fine venduto (costretto o meno che fosse), con Telegram non solo non ha venduto, ma Telegram è diventato lo strumento principale di comunicazioni crittografate anche nell’Alto comando russo durante l’invasione in Ucraina: al punto che ieri – ha riferito Baza, un canale molto vicino alle agenzie di sicurezza di Mosca – a funzionari dell’amministrazione presidenziale e degli apparati russi, agli alti funzionari del Ministero della Difesa russo e ai dipendenti di alcune forze dell’ordine è stato ordinato di cancellare la corrispondenza di lavoro da Telegram.
Alcuni canali militari russi hanno notato che anche i generali russi sul campo in Donbass e Crimea comunicano usando Telegram – mentre i comandanti delle forze armate ucraine usano prevalentemente Signal. Su Telegram diversi servizi occidentali sanno che si è svolto, totalmente indisturbato, il reclutamento di freelance per gli attacchi terroristici del GRU (i servizi militari russi) in tutta Europa. Se l’indagine di Parigi fosse su questo?
IStories, collettivo di giornalisti indipendenti russi, sottolineava un altro paio di dettagli importanti: uno, Durov era volato a Parigi-Le Bourget dall’Azerbaigian, ossia era a Baku contemporaneamente a Putin (ma non si sa se Durov abbia incontrato lui o qualcuno della sua delegazione). Due, Durov è andato a Parigi sapendo che lì era ricercato: si è insomma consegnato. Meglio lì che a Mosca, dove qualcosa si era rotto? Il che ci riporta alla domanda iniziale di questa “strana storia”, come l’ha definita Ilya Yashin: chi è davvero Pavel Durov, l’uomo che ha avuto troppi amici?
Di Elena Del Santo, La Stampa
Amministratore delegato dell’app di messaggistica Telegram e fondatore del social network russo Vk, Pavel Durov è stato arrestato a a Parigi, appena sceso dal suo jet privato all’aeroporto di Le Bourget, in esecuzione di un mandato della giustizia francese.
39 anni, padre russo, madre francese, fratello Nikolai genio dell’informatica (e fidato socio d’affari): il miliardario imprenditore – il cui patrimonio, secondo le stime di Forbes del 2024, vale 15,5 miliardi di dollari – si è trasferito in giovane età a Torino, città dove il padre Valery ha insegnato in un istituto. Sotto la Mole, Pavel Durov trascorre l’infanzia: ha infatti frequentato le scuole dell’obbligo in Italia prima di rientrare, all’età di 17 anni, nel 2001, in Russia ed iscriversi al ginnasio accademico. Nel 2006 si è laureato in filologia all’Università di San Pietroburgo, ma la sua passione pare sia sempre stata la programmazione.
A soli 22 anni fonda VKontakte, il Facebook russo, che è diventato in pochi anni il social network più diffuso in Russia, Ucraina e nelle repubbliche dell’ex Unione Sovietica (Bielorussia, Armenia, Kazakistan) per un totale di 100 milioni di utenti. Durov ha lasciato la Russia nel 2014 dopo essersi rifiutato di soddisfare le richieste del governo di chiudere le comunità di opposizione sulla sua piattaforma di social media VK, che ha venduto.
Durov che è diventato cittadino francese nell’agosto 2021, si è trasferito con Telegram a Dubai nel 2017 e – secondo i media francesi – ha anche ricevuto la cittadinanza degli Emirati Arabi Uniti. Secondo quanto riportato dai media, è anche cittadino di St. Kitts e Nevis, una nazione con due isole nei Caraibi, donando 250.000 dollari alla Fondazione per la diversificazione dell’industria dello zucchero del Paese e assicurandosi 300 milioni di dollari in contanti all’interno delle banche svizzere.
Successivamente ha provato a lanciare la criptovaluta «Gram» e la piattaforma The Open Network (TON), raccogliendo una startup da $ 1,7 miliardi con investitori tra cui la vedova di Steve Jobs, Laurene Powell Jobs. Tuttavia, queste iniziative sono state bloccate dalla SEC e dai tribunali federali degli Stati Uniti.
In una intervista al giornalista americano Tucker Carlson, Durov ha dichiarato che, al di là del denaro o dei Bitcoin, non aveva proprietà importanti come immobili, jet o yacht, perché voleva essere libero.
L’app di messaggistica Telegram, è una piattaforma gratuita che compete con altre piattaforme di social media come WhatsApp di Facebook o Instagram, TikTok e Wechat. La piattaforma mira a superare il miliardo di utenti mensili attivi entro un anno (ora ne conta 900 milioni). È diventata una fonte fondamentale di informazioni sulla guerra della Russia in Ucraina, utilizzata pesantemente sia dai funzionari di Mosca che di Kiev. Alcuni analisti chiamano l’app «campo di battaglia virtuale» per la guerra. La Russia ha iniziato a bloccare Telegram nel 2018 dopo che quest’ultimo si è rifiutato di rispettare un’ordinanza del tribunale che concedeva ai servizi di sicurezza statali l’accesso ai messaggi crittografati dei suoi utenti. L’azione ha avuto scarso effetto sulla disponibilità di Telegram lì, ma ha scatenato proteste di massa a Mosca e critiche da parte delle Ong. La crescente popolarità di Telegram, tuttavia, ha spinto diversi paesi europei, tra cui la Francia, a esaminare attentamente i problemi di sicurezza e violazione dei dati. «Preferirei essere libero piuttosto che prendere ordini da chiunque», ha detto Durov al giornalista americano Tucker Carlson in aprile riguardo alla sua uscita dalla Russia e alla ricerca di una sede per la sua azienda che includeva periodi a Berlino, Londra, Singapore e San Francisco.
Fondata nel 2006 da Durov, VKontakte (abbreviato VK) è la maggiore rete sociale in Russia. Nel gennaio del 2014 ha raggiunto i 210 milioni di utenti registrati. Ad oggi, è tra i 50 siti più popolari al mondo. Le funzionalità di VKontakte sono simili a quelle di Facebook, ma rispetto alla piattaforma di Mark Zuckerberg, quella russa permette anche di trovare e condividere film (anche di attori e registi famosi) e file musicali di ogni tipo e di riprodurli direttamente all’interno del social grazie ad uno specifico player.
Nell’immagine: Pavel Durov
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