Da Sangiuliano a Santacarbonara
La pochade dell’ex ministro italiano della cultura, e l’invenzione americana della pasta carbonara in scatola
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La pochade dell’ex ministro italiano della cultura, e l’invenzione americana della pasta carbonara in scatola
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La pochade dell’ex ministro italiano della cultura, e l’invenzione americana della pasta carbonara in scatola
”Italiani popolo di santi, poeti e navigatori”, proclamava quasi cent’anni fa quel M. “che ha fatto anche cose buone” (v. il libro di Francesco Filippi “Mussolini ha fatto anche cose buone. Le idiozie che continuano a circolare sul fascismo“. E quell’espressione, proprio per la disgraziata provenienza, è quasi sempre citata in modo ironico. Ed è ingiusto per l’Italia. Che non merita l’ironia. Anche se purtroppo non desiste dal crearsela. Mancavano comunque a quell’elenco i cucinatori.
Ed ecco il caso Sangiuliano, ministro della cultura – che richiama un poco quel M., per altezza e prosopopea – costretto alle dimissioni. È superfluo, ormai, riprenderne le vicende. Questa “pochade” di fine estate (scriveva Concita De Gregorio su “Repubblica”) “non è una commedia sexy”, ma “una perfetta istantanea dello stato del potere”. Vale l’interrogativo di Flavia Perina de “La Stampa” che è stato ripreso qui, in Naufraghi/e: “Fa bene o fa male al Paese vedere un uomo delle istituzioni, massimo rappresentante di un dicastero che gestisce il primo patrimonio culturale del mondo, ridotto così?”. Forse aggiungendo, tuttavia, che le vicende emerse per la commistione impropria tra privato e pubblico erano state precedute da gaffe (ormai definite e circolanti come “le gaffe di Sangiuliano”) ch’erano già un marchio svilente e ridicolizzante per un ministro della cultura.
Il bello dell’Italia, terra e nazione unica, è che dal Sangiuliano si passa facilmente alla “Santacarbonara”, come affare di Stato, ed è persino peggio. Sangiuliano rimane comunque in casa, è subito addomesticato e riesce persino, come suo ultimo atto ministeriale, a sistemare molti dei suoi Fratelli. Santacarbonara è invece un furto perpetrato dall’immancabile multinazionale agroalimentare americana, la Heinz, contro la quale, almeno sino a quando non arrriva Trump, amico della Giorgia, se arriva, non si può far niente. Un furto di quanto c’è di più intoccabile e sacro nell’arte culinaria romana, cara e venerata anche dalla primo ministro in un recente discorso. È uno scandalo ben peggiore e maggiore.
La Heinz, famosa pr il suo ketchup e i suoi baked beans, ha annunciato sui suoi siti e su Instagram il lancio in questo mese di settembre di un nuovo prodotto: gli spaghetti alla carbonara in scatola, così come avviene per ogni avvilente conserva, al prezzo di 1.75 sterline (circa due franchi). Con aggiunte o sostituzioni degradanti e intollerabili per ogni romano: e cioè l’impropria pancetta al posto del guanciale, l’abominevole mescolamento con panna.
“Vadano al diavolo, distruggono la nostra cultura e la nostra cucina, dovrebbero aver vergogna” (chef di cucina Gianfranco Vissani). “Un imbastardimento della nostra cultura e della cucina italiana, un’idea orrribile” (chef di cucina Cristina, due stelle Michelin, de l’”Hostaria”).
Ci si chiederà ora se il nuovo ministro designato abbia le competenze per salvare questa “cultura”.
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