Dalle “Cronache di Narnia” a “Paura” di Wright: i libri che raccontano il mondo di Kamala Harris
I suoi gusti musicali e letterari indicano una personalità multiforme. Nella sua playlist da Aretha Franklin a Beyoncé
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I suoi gusti musicali e letterari indicano una personalità multiforme. Nella sua playlist da Aretha Franklin a Beyoncé
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I suoi gusti musicali e letterari indicano una personalità multiforme. Nella sua playlist da Aretha Franklin a Beyoncé
Bigger Thomas, 20 anni, nero e povero nel South Side di Chicago, uccide per errore una donna bianca e, terrorizzato, ne brucia il cadavere in un forno, finché, impazzito per il razzismo che lo circonda, non prova a ricattare la famiglia della vittima. Scoperto da un detective, assassina in fuga anche la fidanzata e finisce in galera dove un amico, ebreo e comunista, gli offre un avvocato che non lo salverà dal boia. La trama di “Paura” dello scrittore Richard Wright è brutale, agghiacciante, degna delle gang narcos di oggi, con il protagonista Bigger a evolvere da criminale feroce ad essere umano consapevole dell’orrore in cui sprofonda, ed è straordinario che Kamala Harris, vicepresidente in odore di nomination democratica 2024 contro Donald Trump, indichi “Paura” come libro prediletto. Non “Ragazzo nero” di Wright, scomparso nel 1960, testo sentimentale, no, un libro in cui bianchi e neri si odiano brutali e la giustizia è crudele.
Kamala vuol dire loto in sanscrito, nome scelto dalla mamma indiana, ma per capire chi davvero sia Kamala Harris, si deve partire da “Paura”, non dal fiore gentile.
Magistrato, ministro della giustizia in California, Harris ha combattuto i criminali con tanta determinazione da esser detestata dalla sinistra militante. Trump e i media di scuderia la prendono in giro per i meme in cui ride a squarciagola, chi la conosce sa che è dura quanto il rivale. Quando i consiglieri del presidente Biden, per resistere alla Casa Bianca, spifferano ai reporter: «Mai Kamala batterà Trump», lei chiama il capo di gabinetto Jeff Zients e, a brutto muso, gli intima di farli smettere.
Kamala Harris è californiana, non si vergogna di pensare in termini olistici, Yin e Yang, e all’asprezza di “Paura” e delle inchieste da giudice, cauzioni, galera, condanne, affianca la playlist condivisa sui social media, “Lemonade” di Beyoncé («Ha riscattato le radici nere della musica country»), “Push it” di Salt-N-Pepa («Mi ricorda i giorni del college a Howard, storico ateneo afroamericano»), o la classica Aretha Franklin, “Young, gifted and black” («La canticchiavo da bambina con mamma»), con “One nation under a grove” di Funkadelic, inno elettorale 2020, vedremo se confermato nel 2024.
La filosofia politica di Kamala Harris che Trump e il vice J.D. Vance affronteranno è dunque più complessa dei video virali. Quando le chiedono di indicare il film prediletto, infatti, non cita un capolavoro, ma “Mio cugino Vincenzo”, adorabile commedia del 1992 diretta da Jonathan Lynn, con Joe Pesci aspirante avvocato italoamericano in un processo nel Sud pieno di pregiudizi, con la fidanzata Marisa Tomei sexy e sveglia. Pesci e Tomei sono outsider, isolati, presi alla leggera ma, ostinati, caparbi, sfrontati la spuntano: prendendoli a modello Harris, sottotraccia, parla di se stessa, sottovalutata ma forte.
In scaffale con Wright, tiene “Il cacciatore di aquiloni” di Khaled Hosseini, il sogno di Amir per un Afghanistan senza orrori; “Il circolo della fortuna e della felicità”, struggente saga familiare di Amy Tan, per una donna che, indiana, vive di affetti prossimi, fino a evocare gli eroi Marvel di Capitan America. «Amo la scena in cui Gamora si apre con Nebula, perché adoro mia sorella Maya, avvocato, e il potere solidale delle donne, capaci da eroine di Marvel, di battersi fianco a fianco». Occhio, perché nei copioni Gamora è definita «killer professionale» e Nebula, sorella adottiva, «guerriera combattente».
Non, quindi un cartone di Disney o un musical accomodante, ma qualcosa di scabro, tagliente: ieri, primo giorno dopo il passo d’addio di Biden, Harris ha fatto oltre cento telefonate e Zoom con leader del partito, arruolandoli, trattando, ascoltando, senza break, consapevole, alla Gamora e Nebula, che in pochi giorni vincerà o scomparirà, senza che la serie “Casa Bianca Harris” abbia Stagione 2 su Netflix.
Se eletta a novembre, l’ultimo tomo che Kamala Harris porterà a Washington è “Il leone, la strega e l’armadio”, secondo tomo de “Le cronache di Narnia”, feuilleton fantasy del critico e teologo britannico C. S. Lewis, la cui profezia ammonisce «Verrà il tempo in cui due figli d’Adamo e due figlie di Eva libereranno Narnia dalla tirannia. Il dolore sparirà, quando Aslan comparirà; al digrignare dei suoi denti fuggon tutti i malviventi; quando romba il suo ruggito, gelo e inverno è ormai finito; se lui scuote la criniera, qui ritorna Primavera. Il tempo del male sarà terminato, quando i figli di Adamo e del suo costato, i troni di Cair Paravel avran conquistato».
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