Democratici e trumpiani?
Perché nella sostanza si tratta di un ossimoro, una contraddizione in termini. La democrazia liberale non ha nulla a che fare con le esternazioni e i principi del tycoon americano
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Perché nella sostanza si tratta di un ossimoro, una contraddizione in termini. La democrazia liberale non ha nulla a che fare con le esternazioni e i principi del tycoon americano
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• – Redazione
Perché nella sostanza si tratta di un ossimoro, una contraddizione in termini. La democrazia liberale non ha nulla a che fare con le esternazioni e i principi del tycoon americano
Sì, perché la democrazia è un sistema di convivenza politica e sociale che fa del dissenso e della critica la sua forza vitale, ma per funzionare ha bisogno di due condizioni: buone regole e buoni uomini. Le buone regole ci sono (sono i principi delle costituzioni liberali), scarseggiano invece gli uomini buoni e abbondano i pessimi soggetti. È il caso di Trump e dei fautori delle cosiddette democrazie illiberali: a questi personaggi sta a cuore l’autoinvestitura e la volontà del capo: le elezioni servono a questo. Gustavo Zagrebelski, l’eminente costituzionalista, ci insegna che la democrazia “deve essere imparata” e guai a lasciar correre sulle questioni di principio che riguardano la dignità e i diritti umani. È la nostra colpa, quella di lasciar correre.
Le democrazie occidentali oggi se la passano male per tante ragioni. È profondo il fossato fra la democrazia sognata fatta di tante speranze e la realtà della politica dei governi fatta di promesse non mantenute. Oggi più che mai avvertiamo lo scarto fra i principi delle costituzioni liberali e i risultati di una politica regressiva che va al contrario rispetto alle promesse di un po’ più di equità e di giustizia sociale.
La forza della democrazia è sempre stata quella di rimettersi costantemente in discussione, di aspirare non alla perfezione ma alla perfettibilità, al miglioramento, di adattarsi ai bisogni e alle esigenze del tempo. Oggi il meccanismo si è inceppato e la democrazia sta tradendo sé stessa: guarda molto in su e poco in giù e le disparità fra chi ha troppo di tutto (potere politico, potere economico) e chi ha poco aumentano.
Il liberaldemocratico vero ha il dovere di essere molto critico verso le democrazie e di denunciarne le storture, ma – mi chiedo – ci si può dichiarare democratici autentici e fare, come fanno tanti opinionisti di gran moda, ossia ricorrere ai mille distinguo pur di evitare una scelta netta quando si tratta di dire sì o no ai valori della democrazia liberale? Si auspica una democrazia senza libertà? Lo si può fare. Si abbia però il coraggio di ammettere – come suggerisce Giovanni Sartori – che una democrazia senza libertà altro non è che una non-democrazia. E le non-democrazie si definiscono in genere autocrazie o dittature.
Scritto per laRegione
Nell’immagine: illustrazione del Financial Times, “Riuscirà la democrazia a sopravvivere al 2024?”
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