E riecco il Grillo guastatore
Il braccio di ferro fra l’ex comico che non fa più ridere e il democristiano Conte a cui aveva chiesto il salvataggio dei penta-stellati
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Il braccio di ferro fra l’ex comico che non fa più ridere e il democristiano Conte a cui aveva chiesto il salvataggio dei penta-stellati
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Il braccio di ferro fra l’ex comico che non fa più ridere e il democristiano Conte a cui aveva chiesto il salvataggio dei penta-stellati
O ‘l’elevato’ – come lo stesso comico che non fa più ridere si definì prima di salire alla corte di Draghi – oppure l’uomo che lui stesso aveva scelto prima come premier di due governi che sembravano un ossimoro e poi come il salvatore di un Movimento in caduta libera nelle urne (regionali, municipali, europee) e nei sondaggi?
Ma è una vecchia storia quella del menestrello inventore del ‘vaffa’, motore di una contestazione popolare decisamente più solida dell’Uomo qualunque della meteora Guglielmo Giannini (quello del ‘non rompeteci più le scatole’), e inventore immaginario di rinnovamenti sempre falliti. Soprattutto, simbolo paradossale di un movimento nato dal basso ma allo stesso tempo creato e sempre gestito dall’alto: grazie allo slogan-pretesto di una democrazia diretta ma nei fatti rigidamente controllata e indirizzata nei meandri di una rete privata (Rousseau) per la quale non si capì mai se premiasse il profitto (suo) o il giovamento politico.
Tutto questo, e altro ancora, anche nei genuini sforzi di rinnovamento della società italiana, è stato Grillo. Che, di fronte alla dura legge e alle contraddizioni del governare, ha poi assistito, fra l’impotente e lo svogliato, al progressivo sfarinamento ideologico della sua creatura. Per molti aspetti diventata come e peggio degli altri: nulla che assomigliasse all’urlato proposito di aprire il Palazzo ‘come una scatoletta di tonno’, e tutto o quasi studiato per il mantenimento delle posizioni di potere. Inghiottendo ogni cosa, anche la perdita di 47 parlamentari passati ad altri scranno a Montecitorio e Palazzo Madama. Nella prima fase accettando un documento programmatico che per metà doveva inglobare le pretese della Lega (grandi opere, pipeline, trafori, facili pre-pensionamenti, politica anti-immigratoria, crudeltà dei porti chiusi); nella seconda l’alleanza col Partito democratico, ex nemico pubblico numero uno dei penta-stellati, ma in realtà di più agevole convivenza, grazie all’inconsistenza programmatica, e al desiderio di rimanere sempre e comunque al governo, di un centro-sinistra impalpabile e sempre più lontano dalle tute operaie dei Cipputi. In mezzo il democristiano Giuseppe Conte, in qualche modo graziato, almeno nella prima parte dell’esperimento, dall’emergenza e tsunami Cvid-19.
Quindi, la terza piroetta: il sostegno all’uomo del “Whatever it takes”, il Mario Draghi “salvatore” di un’Europa prima osteggiata dagli stellati, il premier che ha limato gli ultimi moti ribellistici di chi, anche se esponente di governo, andò a sostenere pubblicamente la peggior parte, criminogena e fascistoide, dei ‘gilet gialli’ francesi. Una ulteriore ‘normalizzazione’ ammantata e giustificata ai ‘grillini grulli’ – pilotati in un ennesimo referendum pretesto – dal grande progetto della trasformazione ecologica di cui l’ex comico si attribuì abilmente il gran merito, come un gigantesco copricapo di piume dei capi tribù pellerossa.
Una creatura politica che Beppe Grillo ha sempre diretto o etero-diretto, anche quando sembrava deciso al ritiro, al ritorno alle origini, a ricalcare anche senza la verve di un tempo scene non più politiche. Poteva allora lasciare a Conte il timone di una barca finita ampiamente sotto la linea di galleggiamento? Figurarsi. Ed infatti rieccolo – anche dopo l’angosciata ma anche volgare, patetica e controproducente video-difesa del figlio accusato di stupro -, rieccolo di nuovo nel suo ruolo preferito, quello del guastatore di un introvabile rinnovamento. Possiamo immaginare cosa diventerebbe un movimento definitivamente ‘normalizzato’ (anche a rischio scissione) dal ‘salvatore’ democristiano. Ma oggi cosa sarebbe un grillismo ancora e sempre a guida Grillo?
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