Fine della tregua, Macron alza il muro
Al via le consultazioni. Il presidente chiede la maggioranza più vasta possibile. Lettera del Fronte popolare: basta manovre, tocca a noi
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Al via le consultazioni. Il presidente chiede la maggioranza più vasta possibile. Lettera del Fronte popolare: basta manovre, tocca a noi
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Al via le consultazioni. Il presidente chiede la maggioranza più vasta possibile. Lettera del Fronte popolare: basta manovre, tocca a noi
Incominciano oggi le tanto attese consultazioni che il presidente della Repubblica Emmanuel Macron terrà con le varie forze politiche francesi. Dopo aver sciolto l’Assemblée Nationale a giugno, il partito di Macron è uscito con le ossa rotte dalle legislative di luglio, che hanno invece consacrato come prima forza politica del paese la coalizione delle sinistre del Nuovo Fronte Popolare.
Tuttavia, nessuna delle coalizioni parlamentari ha i numeri per una maggioranza assoluta. D’altronde, tale maggioranza manca dalle legislative del 2022: per due anni, infatti, Macron ha governato in minoranza, prima del crollo verticale delle ultime elezioni.
DOPO SETTIMANE di discussioni, i partiti del Nfp (France insoumise, Partito socialista, Ecologisti e Partito comunista francese) si sono messi d’accordo sul nome di una candidata premier: Lucie Castets, ex-funzionaria del Tesoro e attivista di lungo corso per i servizi pubblici. Ma l’opzione di un governo di minoranza di sinistra, finora, è stata completamente ignorata dall’Eliseo, malgrado il fatto che il Nfp abbia vinto le elezioni.
Urge qui sottolineare come i meccanismi della V Repubblica siano profondamente diversi da quelli di altre democrazie parlamentari. La nomina del primo ministro (o della prima ministra) spetta al presidente della Repubblica, senza alcun contrappeso formale. L’unico limite, sostanziale, è il fatto che l’Assemblée Nationale può votare una mozione di sfiducia. Tale mozione non è «automatica» alla presentazione di un nuovo governo, ma richiede l’iniziativa dei parlamentari.
Questo concederebbe a un eventuale governo di minoranza spazio di manovra per cercare di convincere altri gruppi a votare alcuni progetti di legge sui quali potrebbero prodursi delle maggioranze, caso per caso.
TALE È IL PROGETTO dei leader del Nfp, che ieri hanno pubblicato una lettera agli elettori e alle elettrici nella quale rivendicano il diritto di provare a formare un governo, in barba alle manovre della compagine macronista.
«Siamo convinti che possiamo migliorare concretamente e rapidamente il tenore di vita dei francesi», si legge nel comunicato firmato dai leader dei partiti e da Lucie Castets, che si dicono altrettanto convinti del fatto che «l’assenza di maggioranza assoluta non ci impedirà» di attuare alcuni punti fondamentali del programma, come l’abrogazione della riforma delle pensioni di Macron, l’aumento del salario minimo, il rifinanziamento dei servizi pubblici. Temi sui quali, secondo il Nfp, «tutti i parlamentari dovranno rendere conto dei propri voti davanti ai cittadini e alle cittadine». Dichiarazione meno retorica di quanto può apparire a prima vista: tra un anno, infatti, è molto probabile che si voti di nuovo.
IL NFP SARÀ LA PRIMA compagine a essere ricevuta da Macron, che chiuderà le consultazioni lunedì. L’Eliseo ha fatto sapere ieri che l’obiettivo è «comprendere in quali condizioni le forze politiche possono ottenere» una maggioranza più vasta possibile. È a partire da queste considerazioni che Macron deciderà chi nominare come premier.
A corredo del comunicato ufficiale dell’Eliseo, la presidenza ha fatto sapere all’Agence France-Presse che è particolarmente apprezzato «il lavoro di fondo svolto dalla destra repubblicana», cioè quel che resta della destra gollista dei Républicains, con «il blocco centrale», ovvero la coalizione macronista. Le medesime fonti hanno detto all’Afp che non sono disdegnate le manovre tentate dall’attuale primo ministro (dimissionario) Gabriel Attal, che nei giorni scorsi aveva invocato la creazione di una grande coalizione che escludesse il Rassemblement National di Marine Le Pen e La France Insoumise di Jean Luc Mélenchon. Un progetto che non ha raccolto alcun consenso nel Ps, a parte una minoranza conservatrice del partito più Raphael Glucksmann, capolista alle europee, ma il cui partitino conta un unico deputato in parlamento.
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