Gli incursori ucraini avanzano nel Kursk. Zelensky: “Ora hanno la guerra in casa”
Presa di sorpresa, Mosca non vuole spostare le sue truppe dal Donbass. E i militari di Kiev puntano sulla centrale atomica
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Presa di sorpresa, Mosca non vuole spostare le sue truppe dal Donbass. E i militari di Kiev puntano sulla centrale atomica
Da settantadue ore l’esercito ucraino continua ad avanzare nella regione russa di Kursk. «La Russia ha portato la guerra nella nostra terra e deve sentire ciò che ha fatto», ha dichiarato il presidente Volodymyr Zelensky, parlando per la prima volta dell’offensiva scattata lunedì. Le avanguardie ieri pomeriggio sono arrivate a Kromskie Byki e a Shagarovo, che dista meno di 40 chilometri dalla centrale nucleare del capoluogo, considerata uno degli obiettivi dell’operazione.
L’area controllata dai soldati di Kiev si estende per oltre trenta chilometri, ma l’assalto è ancora in pieno svolgimento e impegna i reparti di almeno quattro brigate scelte – 22ma e 93ma meccanizzata assieme alla 80ma e 82ma paracadutisti – con centinaia di mezzi corazzati. Non è escluso che alla prima ondata ucraina – contraddistinta da un vistoso triangolo bianco dipinto sui veicoli – ne possa seguire una seconda, destinata a marciare ancora più in profondità.
Il Cremlino sta trasferendo diverse unità per allestire una linea difensiva e lanciare un contrattacco, finora però non ha ottenuto risultati significativi. Il quartiere generale di Kiev infatti ha pianificato l’operazione con grande cura e ha colto di sorpresa i generali di Mosca. Ci sono numerosi gruppi di incursori che si sono infiltrati nelle retrovie russe.
Ostacolano i movimenti nemici, facendo fuoco con mortai e missili controcarro sulle strade e sui villaggi: in alcuni casi hanno sparato pure contro le auto dei civili in fuga dai centri abitati. Le colonne di cingolati Bradley e Marder assieme alle autoblindo pesanti Stryker si lasciano alle spalle i nuclei di resistenza – formati soprattutto da reclute ventenni di leva che fanno servizio soltanto in patria o da milizie volontarie improvvisate – e puntano a conquistare gli snodi strategici, come l’intersezione tra le due autostrade R200 ed E38, o l’impianto nucleare. L’Aiea, l’organismo dell’Onu per la sicurezza atomica, ha annunciato che «la situazione della centrale viene monitorata».
La task force ucraina è dotata di tutti i supporti. Uno scudo contraereo che sta frenando i raid dei cacciabombardieri di Mosca; specialisti di guerra elettronica che disturbano le comunicazioni radio e web; nugoli di droni che spiano e bombardano; squadre del genio che eliminano gli ostacoli. Alle 18 dell’8 agosto, il fronte principale aveva una forma triangolare tra le località di Korenovo, Malaya Loknja e Sudza,allargandosi verso Nord e verso Ovest. Stando ai blogger militari russi, la cittadina di Sudza era stata quasi completamente occupata mentre a Korenovo si combatteva casa per casa e c’erano già tank che l’avevano aggirata, dirigendo verso Rylsk. Secondo le stesse fonti, gli ucraini hanno iniziato a scavare trincee e costruire fortificazioni a sud di Sudza, per essere pronti a contrastare ogni minaccia. L’impressione è che vogliano rimanere in terra russa il più a lungo possibile e far pesare questa azione a livello politico sugli scenari di trattativa: «Ci sforziamo di raggiungere i nostri obiettivi – ha detto Zelensky – in una guerra che non è stata una nostra scelta. Noi puntiamo a ottenere al più presto questi obiettivi in pace, sotto condizioni giuste di pace. E questo succederà il prima possibile».
Il comandante in capo ucraino, il generale Oleksandr Syrky, sembra volere ripetere la manovra con cui nell’estate 2022 ha liberato il distretto di Kharkiv: l’elemento chiave è la rapidità con l’inserimento di colonne mobili per disgregare le difese prima che i russi organizzino un contrattacco. La reazione di Mosca appare lenta, nonostante per il secondo giorno di fila Vladimir Putin abbia tenuto un vertice per esaminare la situazione, chiedendo «coraggio e calma» ai governatori della regione. L’ipotesi è che il generale Valery Gerasimov voglia rispondere all’attacco con l’attacco: non ha spostato truppe dal Donbass, in modo da portare avanti il rullo compressore che logora le linee ucraine.
L’impegno a Kursk impedisce infatti a Kiev di mandare rinforzi e può permettere ai russi uno sfondamento in tre diverse zone. Una linea al momento condivisa dal Cremlino, che reputa strategica l’occupazione del Donetsk e del Lugansk entro l’estate. In questa prospettiva, a Kursk verrebbero mandate brigate provenienti dalla capitale o da San Pietroburgo, con tempi più lunghi per lo schieramento. Persino i veterani della Wagner del 13mo Distaccamento, gli unici che dopo la morte di Prigozhin non sono entrati nell’esercito di Mosca, sono partiti dalla Bielorussia per combattere sul nuovo fronte: si uniranno agli ex mercenari del battaglione Arbat e ai ceceni dell’Akhmat per dare la caccia nei boschi ai commandos ucraini.
Entrambi i condottieri stanno giocando una partita ad alto rischio. Sysky ha messo in campo tutte le riserve ucraine, esponendole in un’iniziativa offensiva che implica sempre perdite elevate. In questi tre giorni almeno una ventina di blindati sono stati distrutti, colpiti dai droni Lancet e dall’artiglieria. Se la task force penetrata in Russia venisse spazzata via, non ci sarebbero più uomini per tamponare le falle nel Donbass. Gerasimov invece non ha saputo cogliere i preparativi nemici e ora deve respingere “l’invasione” prima che i danni materiali e d’immagine diventino insostenibili per la credibilità di Putin: se non trasformerà lo smacco in una vittoria, questa sarà la sua ultima battaglia.
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