Grytzko Mascioni, costruttore di ponti
Tra Alpi retiche e Mare Nostrum l’attività letteraria e culturale dell’autore grigionese in un libro appena pubblicato da Dadò e promosso da “Coscienza Svizzera”.
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Tra Alpi retiche e Mare Nostrum l’attività letteraria e culturale dell’autore grigionese in un libro appena pubblicato da Dadò e promosso da “Coscienza Svizzera”.
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Tra Alpi retiche e Mare Nostrum l’attività letteraria e culturale dell’autore grigionese in un libro appena pubblicato da Dadò e promosso da “Coscienza Svizzera”.
Grytzko Mascioni italico è il titolo di un saggio a due mani, di cui sono autori Sergio Roić e Katarina Dalmatin, edito in questi giorni da Armando Dadò in collaborazione con Coscienza Svizzera e con l’Istituto di ricerca sulla cultura grigione.
Originario di Brusio (GR), nato pochi chilometri più in là, a Villa di Tirano, Mascioni vive sin dalla prima infanzia a cavallo della frontiera italo-svizzera, tra la Valposchiavo e la Valtellina, “tra queste montagne che mi strapiombavano addosso. Io credo che basti vedere questo posto per capire che uno ha voglia di partire, di andare da qualche parte” disse in un ritratto che gli fece, nel 2000, Sergio Raselli per la RSI. Studierà poi a Milano, rientra in Svizzera, si stabilisce a Lugano, opera per circa 30 anni nel Servizio pubblico da regista,
responsabile dei servizi culturali e infine dei Rapporti esterni.
Nello stesso ritratto televisivo citato poc’anzi, parlando dei suoi due mondi d’elezione, Mascioni osserva: “Le valli sono come grandi nidi in cui ci raccogliamo per proteggerci dalla storia e dalla natura. Il mare è il loro contrario, l’apertura, il rischio continuo, la scoperta di altre realtà”.
Nato tra le rocciosità granitiche alpine, al mare Adriatico che lo accomuna a Magris, ma anche a quello degli Dei, l’Egeo, e al Mediterraneo Mascioni, arriva piuttosto tardi. Dapprima con i molti viaggi ed i libri (Lo specchio greco; Saffo; La notte di Apollo; Mare degli immortali; poi con la nomina, da parte del Ministero degli Esteri italiano, a direttore dell’Istituto italiano di cultura di Zagabria nell’ambito della riforma voluta dall’allora ministro Gianni De Michelis per potenziare la promozione della lingua e della cultura italiana nel mondo. Accanto a Mascioni, vennero nominati “ambasciatori”, tra gli altri, lo stesso Magris a Berlino, Vittorio Strada a Mosca, Cesare de Seta a Parigi.
Nel ricco cammino di Mascioni, mirabilmente ricostruito per l’occasione, i punti cardinali – riferimenti del cuore, geografia dell’anima – sono dati da Poschiavo, piccola capitale di una nobile valle alpina alpina; Zagabria, capitale della govane Repubblica Croata, autoproclamatasi indipendente già nel 1991, ma impegnata fino al 1995 nel sanguinoso conflitto con la Serbia; e, soprattutto, giunto quasi al termine del viaggio, Dubrovnik (Ragusa), fiera repubblica marinara sulla costa dalmata, dove ha curato la presenza italiana presso il Centro Universitario Internazionale. Qui, già ammalato, Mascioni scrisse Puck, il romanzo della maturità, forse il suo testamento. Proprio sul Mascioni narratore e sull’autobiografismo di quello che per molti è il suo capolavoro si sofferma la seconda parte del volume con un denso saggio dell’italianista Katarina Dalmatin dell’Università di Spalato.
Il testo di Roić ricompone invece passo per passo l’attività culturale di Mascioni in un Paese in guerra e sulle macerie della Jugoslavia. Un lavoro capillare e costante per consolidare la rete di antenne di italicità nell’Europa centro-orientale e istituire, nel contempo, nuovi rapporti tra quanto sarebbe rimasto-risorto dalla polveriera balcanica e l’occidente italofono-italico, di cui anche la Svizzera italiana è parte. Convegni, incontri, scambi certosinamente ricostruiti, che hanno garantito visibilità a personaggi di primissimo piano dei due mondi.
Il denso volume, che reca una prefazione dal presidente di Coscienza Svizzera Verio Pini, descrive sommariamente anche il già citato Fondo Mascioni e comprende una utilissima bibliografia degli scritti dell’autore e sull’autore, sarà presentato al pubblico venerdì prossimo, 27 gennaio, alle 18.00 allo Studio 2 della RSI a Besso.
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