Guerra di Gaza, l’incognita del dopo
Israeliani-Palestinesi, ipotesi su una pace che ancora non si vede - Di Martino Rossi
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Israeliani-Palestinesi, ipotesi su una pace che ancora non si vede - Di Martino Rossi
• – Redazione
«Contro i curdi si applica la legge antiterrorismo: tutte le attività politiche vengono criminalizzate. Lo si vede in queste sentenze. Possono anche rilasciarci, non significa che siamo liberi». Intervista a Sebahat Tuncel, prima deputata curda eletta dal carcere e ora condannata in Turchia nel maxi processo Kobanê: 108 imputati dell’Hdp e centinaia di anni di galera
• – Redazione
Sperduti, in carcere e infelici. I collaboratori del dissidente sono divisi tra liti interne e odi generazionali. Svanisce il sogno dell’antiputinismo.
• – Redazione
La ‘mia’ Normandia e il desiderio di un ottantesimo anniversario diverso
• – Aldo Sofia
Cos’hanno in comune un tifoso di hockey su ghiaccio, un’attivista ambientalista, e un palestinese di Gaza? Sono tutti membri di gruppi utilizzati per sperimentare metodi di controllo e di sorveglianza personali o collettivi; metodi che continueranno a imporci nuovi comportamenti. A meno che…
• – Boas Erez
In nome della comune “difesa della civiltà cristiano-ebraica”, predicata anche da Netanyahu, le alleanze cambiano: l’anti-islamismo degli iper-nazionalisti di destra sostituisce l’antico antisemitismo
• – Aldo Sofia
Non si può passare sotto silenzio l’operazione di mercoledì scorso. Quattro ore di diretta SRF… per far contenta l’ udc
• – Fabio Dozio
Stampa / Pdf
• – Franco Cavani
A vedere quanto sputano i calciatori (nell’indifferenza di Infantino & Co.) il dubbio è lecito. Dai Pascoli del Cielo’ Capo Seattle cala il cartellino rosso
• – Libano Zanolari
Una lezione dalle rievocazioni per l'ottantesimo anniversario dello sbarco in Normandia
• – Redazione
Israeliani-Palestinesi, ipotesi su una pace che ancora non si vede - Di Martino Rossi
Altri pensatori ebrei la pensano come lui. Lo storico Juval Harari ha pubblicato un contributo molto lucido (FT 16.3.24). Ognuna delle parti (israeliana e palestinese) è persuasa che l’altra la vuole distruggere o espellere dalla Palestina. Non sorprende quindi che voglia eliminare questa minaccia esistenziale sbarazzandosi per prima della parte avversa. Questi sentimenti reciproci, razionalmente giustificati dalla storia e dall’attualità, sono una trappola diabolica. L’unica via d’uscita è una revisione radicale del modo di ragionare, che Harari esprime così: “A prescindere dalle ingiustizie che hanno commesso contro di noi e dalle minacce che ancora rappresentano, rispettiamo comunque il loro diritto a vivere dignitosamente nel loro Paese di nascita”. Tale cambiamento sarebbe difficile ma non impossibile. Lo prova il fatto che già quasi due milioni di arabi israeliani convivono con gli ebrei nel medesimo Stato.
D’altronde, vi sono già organizzazioni dove palestinesi e israeliani militano assieme per questo obiettivo. Ad esempio “A Land for All”, che lavora a un’ipotesi di Confederazione fra due Stati come tappa intermedia verso uno Stato unico binazionale* .
Ma è possibile un nuovo Stato che comprenda l’intera Palestina e contenga tutti? Harari dice che sì, “tra il Giordano e il Mediterraneo c’è abbastanza terra per costruire case, scuole, strade e ospedali per tutti”. Tutti chi? Tutti quelli che vi sono nati. Ha certamente ragione, ma rimane un grosso problema. In Israele vivono 7 milioni di ebrei e altri 0,5 in Cisgiordania e Gerusalemme Est, mentre altri 8 almeno sono in USA e altrove. Quest’ultimi potrebbero beneficiare della “legge del ritorno” in Israele. I palestinesi in Israele sono 1,5 milioni, nei territori occupati e a Gaza 5 milioni, totale 6,5, mentre altri 4,7 si trovano nei campi per rifugiati in Medio Oriente: per loro viene invocato il “diritto al ritorno”. Tutte le comunità citate raggiungono i 26,7 milioni di cui 15,5 ebrei e 11,2 palestinesi. La Palestina è piccola e forse non tutti ci starebbero. Si tratterebbe quindi di abbandonare la mitica “legge del ritorno” degli ebrei nella Terra Promessa e di limitare il “diritto al ritorno” dei Palestinesi a quelli che vi sono nati, non a tutti i discendenti. Sarà mai possibile? Ma quale sarebbe l’alternativa? Solo dei nazisti possono pensare di deportare dalla Palestina 7,5 milioni di ebrei e solo dei fanatici ebrei di ultra-destra di deportare 6,5 milioni di palestinesi o di massacrarli. Utopia e realismo non potranno che coincidere…
Martino Rossi, economista
Articolo scritto per il Corriere del Ticino
* https://www.yaani.fr/post/a-land-for-all-un-projet-de-confédération-entre-utopie-et-pragmatisme
Nell’immagine: il logo dell’associazione “A Land for All” Two States one Homeland, con testo in ebraico e arabo
Giornata mondiale dell’alfabetizzazione: anche la capacità di leggere e capire non è uguale per tutti