I Medievalisti dei social
La diatriba intorno a un presunto plagio che coinvolgerebbe una medievalista svizzera e un medievalista inglese sta suscitando sempre più interesse sui social e su internet
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La diatriba intorno a un presunto plagio che coinvolgerebbe una medievalista svizzera e un medievalista inglese sta suscitando sempre più interesse sui social e su internet
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La diatriba intorno a un presunto plagio che coinvolgerebbe una medievalista svizzera e un medievalista inglese sta suscitando sempre più interesse sui social e su internet
A pensarci è questione di un attimo, vedere uno scenario del tutto ribaltato. Per quanto folle possa sembrare. Il giorno prima possiamo figurarci i due esperti di cultura medievale chini, nel loro certosino lavoro di ricerca, su pregiate pagine di Libri d’Ore (e immaginiamo il brivido dell’immensità del tempo che possa dare il privilegio di posare gli occhi su arte tanto antica e realizzata con accuratezza), immersi in riflessioni e redazioni di testi. Persone pacate, nobilitate dalla materia che maneggiano quotidianamente. Il giorno successivo le ritroviamo al centro di un contenzioso, #Receptiogate, che in breve tempo su Twitter diventa trending topic (argomento di tendenza) in diversi Paesi. E le schermaglie e accuse tra i due, svaniti i manoscritti medievali, si trasferiscono sugli screen di smartphone, iPad e computer, trasformandoli in un campo di battaglia. Sì, perché finora, almeno alle nostre latitudini, per quanto questa diatriba si stia allargando a macchia d’olio facendosi sempre più internazionale, ha trovato alloggio quasi solamente sui social e su internet.
I protagonisti della serie di j’accuse che rimbalzano da una parte all’altra della Manica (che se fosse un film, si chiamerebbe Anche gli accademici litigano) sembrerebbero non conoscersi personalmente, sebbene mesi addietro vi sarebbe già stato tra i due uno scambio di mail dai toni stizziti: il medievalista avrebbe rifiutato una collaborazione con la medievalista. In comune hanno dunque solamente professione nonché passione, lei professoressa di filologia romanza in un importante ateneo svizzero, autrice di saggi e romanzi, lui medievalista britannico che gestisce un blog, fa ricerca e scrive cataloghi per case d’asta. E proprio un catalogo di Sotheby’s – contenente testi scritti dal medievalista – avrebbe dato il via a una serie di cerchi concentrici che rendono la vicenda vieppiù complicata. A detta del medievalista infatti, la professoressa avrebbe utilizzato, senza citarne la fonte e compiendo dunque un plagio (reato capitale nel mondo anglosassone) dei testi apparsi sul suddetto catalogo di Sotheby’s, accusa che la professoressa ha immediatamente rigettato, nel lecito tentativo di difendere la propria professionalità.
Nel frattempo, però, le sensibili antenne del popolo di Twitter, sempre ricettivo, si erano già messe in funzione, ed è partito l’effetto palla di neve: i profili dei due medievalisti sono stati vivisezionati in poco tempo, e la benzina gettata sul fuoco è presto arrivata al punto da attivare anche gli haters. Alla stregua di fan club, sui social e su internet si sono formate fazioni pro o contro i due medievalisti, a volte così infervorate da non risparmiarsi gli insulti. Al punto che alcuni utenti hanno dovuto intervenire, letteralmente invocando il rispetto per la sfera privata dei due medievalisti.
Se da una parte la professoressa è sostenuta da numerose colleghe e numerosi colleghi, tutti pronti a dare testimonianza in video o via mail della sua professionalità e serietà, dall’altra ha fatto uno scivolone, come ha lei stessa ammesso in un’intervista a tio.ch. Nell’allestimento del sito web di Receptio, il suo Centro di ricerca per la tradizione filologica europea (Research Centre for European Philological Tradition, Receptio), con sede a Londra e a Lugano, si è forse peccato un po’ di esuberanza là dove le foto dello staff del Centro di ricerca così come inizialmente riportate sul sito, si sono rivelate dei “fake”, nel senso che non corrispondevano alle persone indicate sull’organigramma. E sempre a proposito di organigramma: alcuni dei collaboratori indicati non esisterebbero, o sarebbero irreperibili, o sarebbero parenti della stessa professoressa. Da parte sua il medievalista inglese invece, pur non concedendosi ai giornalisti (che lo starebbero contattando con assiduità), ha deciso di richiamare l’attenzione dell’università in cui lavora la professoressa su quanto stava accadendo, dando così fuoco alle polveri anche oltre San Gottardo.
Potremmo continuare a lungo, ma finiremmo per ritrovarci a stilare un lungo elenco di accuse e controaccuse, molte delle quali per addetti ai lavori e quindi tanto dettagliate da creare una certa confusione. Sta di fatto che la vicenda è contorta, e forse per questo così affascinante. E a chi avesse voglia di seguire il match accademico dei due medievalisti più da vicino, consigliamo di sedersi in poltrona e collegarsi ai social. Siamo certi che non mancheranno i colpi di scena: affaire à suivre.
Nell’immagine: l’elegante sede di Receptio a Pregassona (dal sito receptio.eu)
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