I terroristi e i civili. La guerra delle cifre sui 40mila morti di Gaza
La guerra delle cifre sui 40 mila morti di Gaza
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La guerra delle cifre sui 40 mila morti di Gaza
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La guerra che da dieci mesi si combatte a Gaza è la più letale delle tante succedutesi nei territori palestinesi negli ultimi tre decenni, con oltre 40mila morti, secondo il bilancio fornito il 15 agosto dal ministro della Sanità di Gaza che dal 2007 è gestito da Hamas, come tutte le strutture amministrative e di governo della Striscia dopo che nel 2006 il gruppo armato vinse le elezioni e cacciò con la forza dirigenti e funzionari di Fatah dall’enclave.
Il conflitto iniziato il 7 ottobre con i pogrom di Hamas nel Sud di Israele, che fecero 1.200 vittime israeliane e 250 ostaggi – tra cui donne, anziani e bambini – è costato la vita finora a 40.005 palestinesi, numero che include «solo i corpi che sono stati ricevuti e seppelliti», spiegano le autorità sanitarie locali. Almeno la metà degli edifici della Striscia è stato distrutto o danneggiato, 1.9 milioni di persone sono sfollati interni (su una popolazione di 2 milioni di persone nella Striscia, fonte Onu), molti costretti a spostarsi più di una volta.
Israele mette in discussione l’affidabilità delle cifre diffuse da Hamas, ma l’Onu ha ribadito che il bilancio è in linea con le sue stime e anzi potrebbe aggravarsi, perché molti cadaveri sono ancora sotto le macerie e perché i dati non includono le vittime indirette del conflitto, ovvero le persone morte per fame o mancanza di cure. L’ha spiegato il 14 maggio Farhan Haq, portavoce del segretario generale delle Nazioni Unite, durante un briefing nel quartier generale dell’organizzazione. «Purtroppo abbiamo la triste esperienza di doverci coordinare con il ministero della salute (di Gaza, ndr) sulle cifre delle vittime ogni pochi anni. Le loro cifre si sono dimostrate generalmente accurate».
In questa matematica dell’orrore l’esercito israeliano afferma di aver «eliminato circa 15mila combattenti di Hamas», e altri 1.000 durante il pogrom del 7 ottobre. Il ministro della Sanità di Gaza invece non distingue tra civili e combattenti, ma afferma che almeno 5.956 vittime sono donne e 10.627 bambini, 115 dei quali neonati e 2mila sotto i 2 anni, dice Euro-Mediterranean Human Rights Monitor.
La percentuale di donne e bambini vittime del conflitto è stata oggetto di controversie e polemiche. Il think tank americano Washington Institute for Near East Policy ha sollevato dubbi a maggio, chiamando in causa una revisione dei dati fatta dall’Onu. Il 6 maggio, le Nazioni Unite avevano dichiarato che il 69% dei decessi segnalati fino ad allora (34,735) riguardava donne e bambini. Due giorni dopo, il totale restava invariato ma la stessa Onu aveva portato la percentuale di donne e bambini vittime al 52%, utilizzando come fonte questa volta solo il ministero della Salute e non il Government Media Office (Gmo) di Gaza. La differenza si spiega con il fatto che le vittime con informazioni incomplete – ovvero non identificate con un documento di identità o un certificato di nascita – non sono state incluse nella ripartizione demografica.
Data la distruzione di molti edifici amministrativi e l’impossibilità per i giornalisti stranieri e le organizzazioni indipendenti di entrare a Gaza – Israele ha bloccato gli accessi – il lavoro, già difficile in guerra, di accertare il numero dei morti diventa ancora più complicato. A Gaza, i funzionari sanitari faticano a fare le identificazioni negli ospedali e negli obitori sopraffatti, con cadaveri spesso irriconoscibili.
Ad oggi, l’ufficio per gli affari umanitari delle Nazioni Unite (Ocha) e l’organizzazione mondiale della Sanità riportano 39.965 vittime: 10.627 bambini, 5.956 donne e 2.770 anziani, 12.927 uomini e 7,685 non identificati. I feriti sono oltre 92 mila.
L’esercito israeliano ha perso 329 soldati. Dopo il primo rilascio di ostaggi durante la tregua di novembre, Israele conferma che 111 rapiti sono ancora nelle mani di Hamas, compresi i corpi di 39 di loro. Tra gli ostaggi ci sono 15 donne e due bambini che hanno meno di 5 anni.
Nell’immagine: palestinesi piangono il corpo di un parente, ucciso da un attacco israeliano, prima del suo funerale a Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza.
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