Il 2022 secondo Humans Right Watch: diritti universali, abusi globali
Un filo lega governi democratici e regimi autoritari: la delegittimazione strutturale del diritto internazionale
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Un filo lega governi democratici e regimi autoritari: la delegittimazione strutturale del diritto internazionale
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Un filo lega governi democratici e regimi autoritari: la delegittimazione strutturale del diritto internazionale
L’anno dell’invasione russa dell’Ucraina, del consolidamento della leadership talebana a Kabul con il suo bagaglio di guerra alle donne, della rivolta – senza precedenti – in Iran. Un 2022 di poche luci e molte ombre che, per il 33esimo anno, l’associazione Human Rights Watch riassume in 700 pagine di rapporto.
Cento paesi sviscerati secondo un’ottica precisa: il mancato rispetto dei diritti umani, che si tratti di libertà di movimento e libertà d’espressione, eguaglianza di genere, tutela dei minori, giustizia sociale e climatica.
A emergere è una tendenza, tanto pericolosa quanto strutturale, che accomuna regimi autoritari e governi democratici: la delegittimazione del diritto internazionale. Strumentalizzato a fini politici, relativizzato secondo doppi standard, spesso ridotto a orpello, il diritto internazionale nato dopo la seconda guerra mondiale non sembra godere più di un riconoscimento collettivo e dunque di una difesa globale.
Lo sottolinea nella sua introduzione al rapporto la direttrice esecutiva di Hrw Tirana Hassan: «Le leader mondiali cinicamente svendono i diritti umani e la responsabilizzazione di chi ne abusa per calcoli politici di breve termine. (…) Senza alcun controllo, le gravi azioni di governi abusanti montano, cementando l’idea che corruzione, censura, impunità e violenza siano i mezzi più efficaci per raggiungere i propri obiettivi».
Se l’ingresso dell’estrema destra nazionalista nelle istituzioni dei paesi occidentali sta conducendo a un rapido smantellamento di sistemi di diritti ritenuti ormai consolidati, dall’altra parte si sta assistendo alla reazione delle società civili globali. Da sud a nord, il ruolo dei movimenti di protesta nazionali e globali (quello femminista e quello ambientalista in primis) appare il solo argine all’autoritarismo.
Il rapporto è disponibile da oggi sul sito di Hrw. In questa pagina abbiamo deciso di trattare un aspetto e una geografia specifici: diritti dei minori e violazioni compiute dalle istituzioni dei paesi occidentali.
Soltanto nel 2019 negli Stati uniti sono stati incarcerati almeno 240mila minori, con un aumento del 9 percento rispetto al 2010 nella probabilità che all’aresta segua l’emissione di sentenza di colpevolezza e una pena carceraria. I numeri più significativi si registrano all’interno delle comunità tradizionalmente più marginalizzate dal punto di vista sociale ed economico: l’ispanica, l’afroamericana e l’asiatica. Una discriminazione strutturale che si accompagna in tutto il paese a una più generale diseguaglianza interna al sistema di welfare diretto ai minori: ogni tre minuti un bambino viene sottratto dalle istituzioni governative a una famiglia disagiata e povera. In moltissimi Stati, l’orfanotrofio sostituisce di fatto un più efficace sostegno finanziario e sociale alle famiglie con difficoltà economiche.
Se a luglio il Défenseur des Droits (l’autorità francese garante dei diritti) ha accusato il governo di non investire abbastanza nell’educazione nei territori oltremare, in Francia a destare le maggiori preoccupazioni è il trattamento riservato ai minori migranti non accompagnati (mancata accoglienza e diniego della protezione internazionale) e ai figli di cittadini francesi membri dello Stato islamico a cui è spesso negato il rimpatrio. Sono ancora 150 detenuti nei campi in Siria (77 i rimpatriati).
Per il terzo anno consecutivo, 4mila persone tra cui 1.800 bambini non hanno alcun accesso all’energia elettrica. Vivono a Cañada Real, slum di Madrid, a cui alla fine del 2020 il comune ha tagliato l’elettricità a fini di sgombero. Nonostante lo scorso ottobre il Comitato europeo per i diritti umani abbia chiesto al governo spagnolo di intervenire a causa dei gravi abusi in termini di igiene, accesso all’educazione e diritto alla casa a Cañada Real, Madrid non ha ancora offerto soluzioni abitative alternative.
Sul posto di lavoro, ma anche a scuola e negli orfanotrofi: la comunità rom resta tra le più discriminate d’Ungheria. Lo scorso febbraio è stato un tribunale di Budapest ad accusare il governo di ricorrere alla sottrazione di bambini rom dalle proprie famiglie in misura sproporzionata e sulla base delle mancate capacità economiche familiari. Dall’altra parte i bambini sono utilizzati a fini di discriminazione delle persone Lgbtqi+: un’apposita legge ne riduce i diritti a fronte di una presunta tutela dei minori.
I bambini indigeni vengono arrestati e detenuti in un numero venti volte maggiore a quello dei bambini non indigeni, in un paese – l’Australia – in cui l’età minima di responsabilità penale è di soli 10 anni, contro i 14 previsti a livello internazionale. Nel 2022 444 bambini australiani con meno di 14 anni sono stati incarcerati. A ciò si aggiungono condizioni carcerarie considerate non rispettose degli standard internazionali in molti penitenziari minorili, secondo rapporto interni delle stesse autorità nazionali.
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