Il clima di Intolleranza e il conflitto israelo-palestinese
Necessaria una riflessione su un confronto basato troppo spesso sul pregiudizio - Di Paolo Rossi
Filtra per rubrica
Filtra per autore/trice
Necessaria una riflessione su un confronto basato troppo spesso sul pregiudizio - Di Paolo Rossi
• – Redazione
Nell'immagine: Il tradizionale piatto a base di patate, i Rösti, è diventato un simbolo delle divisioni linguistico-culturali in Svizzera
• – Redazione
Troppo facile pensare che i colpevoli siano pochi delinquenti: il Sistema si regge sullo sfruttamento
• – Redazione
La cronaca recente lo conferma: i tre poteri che fondano la democrazia – l’esecutivo, il legislativo e il giudiziario – sono indeboliti. Così pure quello dei media. Come se non bastasse è battaglia tra politica e giustizia, e i media sono sotto accusa. Forse a qualcuno fa comodo
• – Boas Erez
I calcoli non vengono fatti, né si ragiona cifre alla mano: l’importante è invece accarezzare la narrazione di chi ha deciso l’attacco ideologico alla SSR, pensando così di disinnescarla. Cos’altro è l’annuncio fatto ieri dal Consiglio federale sulla riduzione del canone?
• – Aldo Sofia
Due bambini rifugiati, ben inseriti e ben accolti, vengono inspiegabilmente trasferiti. Si raccolgono le firme, ma sui motivi della decisione Bellinzona tace
• – Federico Franchini
La leader nazionalista attacca la sinistra dopo lo stupro antisemita di una dodicenne: «Alimenta l’odio contro Gerusalemme». Macron: «Fondamentale l’educazione a scuola»
• – Redazione
Una riforma al giorno: martedì il premierato, mercoledì l’autonomia differenziata. Ma mancano gli equilibri tra i poteri
• – Redazione
E questo in evidente contraddizione con i pareri negativi raccolti in fase di consultazione; un vulnus democratico, sottolinea il sindacato SSM
• – Redazione
Dopo la netta bocciatura dell’edificio EFG, modificare la legge che impone l’ubicazione a Lugano della “cittadella della giustizia”: per trovare soluzioni di buon senso, superare una rigidità ormai fuori tempo, e spendere meno - Di Giuseppe Sergi
• – Redazione
Necessaria una riflessione su un confronto basato troppo spesso sul pregiudizio - Di Paolo Rossi
Un esempio emblematico è rappresentato dalle opinioni riguardanti Israele. Oggi, è problematico dichiarare simpatia per lo Stato Ebraico o sottolineare che Israele è una democrazia. Pochi osano ricordare che in Israele i governi possono essere revocati tramite il voto popolare e che la Corte Suprema ha il potere di esaminare e annullare leggi liberticide. Questi sono fatti innegabili, ma esprimerli pubblicamente può attirare critiche feroci e accuse di parzialità.
Analogamente, affermare che Hamas utilizza tattiche militari vili, usando la popolazione civile palestinese come scudo umano, o che Hezbollah lancia razzi contro i civili israeliani è altrettanto difficile. Queste dichiarazioni, sebbene basate su dati di fatto, sono spesso respinte come propaganda, impedendo un dibattito aperto e onesto.
Il confronto emotivo tra gli eventi del 7 ottobre 2023 e la pressione sui civili a Gaza rappresenta un altro terreno minato. La brutalità degli attacchi di Hamas in quel giorno non dovrebbe essere minimizzata, così come non dovrebbero essere ignorate le sofferenze dei civili a Gaza sotto gli attacchi israeliani. Tuttavia, metterli sullo stesso piano spesso provoca reazioni accese e polarizzate.
In questo contesto, appare evidente che gli Israeliani abbiano il diritto di vivere in Medio Oriente, e che lo slogan “la Palestina dal Giordano al mare” sia intrinsecamente razzista e inciti al genocidio. Questo non significa ignorare le azioni criminali di alcuni (troppi) coloni ebrei contro i Palestinesi in Cisgiordania, che meritano una condanna altrettanto ferma.
Stare dalla parte della popolazione civile, sia essa israeliana o palestinese, contro le manipolazioni politiche di Netanyahu e di Hamas non è un atteggiamento pilatesco. Come pure, riconoscere che Israele, in quanto democrazia, offre diritti e libertà che le autocrazie circostanti negano, non deve essere visto come un atto di partigianeria sionista, ma come una constatazione di fatti.
In conclusione, è forse giunto il momento di smettere di tifare e (ri)cominciare a riflettere sugli eventi in cui viviamo con maggiore serenità e meno faziosità. Non solo riguardo al conflitto israelo-palestinese, ma in tutte le sfere della nostra vita pubblica e politica. Solo così potremo aspirare a un confronto costruttivo, che arricchisca la nostra società invece di dividerla ulteriormente.
Ipotesi di capitolati gonfiati e documentazione approssimativa accompagnano la recente condanna per truffa inflitta a un dirigente e ad un impiegato dell’impresa edile GTL, in...
Lo studente egiziano è ancora nel limbo della giustizia, sospeso fra etica e politica economica