Di Andrea Cegna, il manifesto
La situazione in Venezuela è ancora caotica e il Paese è sempre più all’interno del dibattito internazionale. Perché e come? La visione è quella di Edgardo Lander, gia docente di Scienze sociali presso l’Università Centrale del Venezuela a Caracas.
Cosa pensa delle elezioni presidenziali del 28 luglio?
Per dirla nei termini più sintetici possibili ci troviamo in presenza di una frode elettorale e quindi una violazione sistematica di ciò che è rimasto della Costituzione. Il sistema elettorale venezuelano è un sistema straordinariamente affidabile. Ha meccanismi di controllo in ogni fase. È praticamente impossibile alterarlo. Non per nulla il ministro delle Comunicazioni ha dichiarato che in realtà non c’è stato hackeraggio ma un sovraccarico creato dall’opposizione per sabotare i sistemi elettronici del Consiglio nazionale elettorale. Sarebbe questo i il motivo del ritardo del processo. Anche se la trasmissione dei dati avviene per telefono, non per internet.
Però molti dei partiti d’opposizione hanno riconosciuto il risultato.
I veri partiti di opposizione e le organizzazioni della società civile venezuelana rifiutano all’unanimità il risultato del 28 luglio. È evidente a tutti e tutte che si tratta di una frode, perché ciò che è stato annunciato non è ciò che è davvero successo.
C’è stato anche un supporto internazionale a Maduro….
Credo sia l’espressione di una crisi molto profonda della sinistra a livello globale. Per diversi settori della sinistra, sia in America Latina che nel mondo, esiste ancora una visione campista. Il pianeta è letto con lo schema della guerra fredda, dove l’imperialismo si identifica con gli Stati Uniti. Ogni governo che sembra opporsi agli Usa sarebbe antimperialista. Questo genera una confusione che impedisce di aprire gli occhi sui processi politici. Pensiamo al Nicaragua: mentre aumentava la repressione e veniva tolta la nazionalità ai vecchi leader sandinisti non si diceva nulla. Credo quindi che l’esperienza venezuelana sia un ulteriore banco di prova per la sinistra mondiale, la quale però sta fallendo miseramente sostenendo un governo profondamente corrotto, autoritario, che ignora tutti i fondamenti della Costituzione venezuelana, che ha politiche altamente repressive anche verso i settori popolari, che ha politiche economiche chiaramente neoliberiste, che ha aumentato in modo massiccio le disuguaglianze. Il Venezuela è un Paese che storicamente ha avuto molte disuguaglianze; durante i primi anni di Chávez queste si sono ridotte in modo significativo, ma oggi abbiamo livelli di disuguaglianza più alti rispetto a prima del governo Chávez. Questo è un governo militare, ora non si parla solo di un’alleanza civile-militare, ma di un’alleanza civile-militare-poliziesca. Per la prima volta la polizia è diventata un soggetto politico che agisce direttamente, parla direttamente, si esprime direttamente in televisione a sostegno del governo. È davvero una tendenza autoritaria molto marcata ed è straordinariamente dolorosa per la sinistra venezuelana, ma anche straordinariamente dolorosa e scioccante che questo possa essere legittimato dalla sinistra fuori dal Venezuela.
Ci sono differenze con il 2019?
C’è una differenza assolutamente fondamentale nelle precedenti elezioni, a differenza di queste, vigeva, da parte delle opposizioni, la politica dell’astensione. Un partito si candidò e perse. Maduro non aveva imbrogliato, non aveva bisogno di imbrogliare perché con un’opposizione divisa e non votante non aveva bisogno nemmeno di truccare il risultato perché era sicuro della vittoria. Adesso è diverso tanto diverso che il governo ha recentemente approvato una legge per il controllo delle Ong. Nel paese ci sono Ong che si occupano di tutto. La legge implica che ora devono rispettare una serie di regole che sono poi meccanismi di controllo e che possono arrivare a bloccare finanziamenti esteri, cosa che in una società così impoverita come quella venezuelana significa la morte di gran parte di queste organizzazioni.
Non pensa che ci siano attori internazionali in questa partita?
Il Venezuela ha una posizione geopoliticamente molto importante. Ha risorse energetiche abbondanti, le maggiori riserve di petrolio al mondo, ha molto oro, coltan, terre e metalli rari, quindi è un luogo di straordinaria attrazione. I rapporti commerciali con Russia e Cina sono visti dal governo statunitense come una minaccia ai propri interessi. Tutte queste forze, e interessi, operano e fanno parte della politica estera venezuelana. Ciò di cui si discute in Venezuela ha una rilevanza internazionale. Non per nulla appena annunciati i risultati del 28 luglio Cina, Russia, Cuba, e Nicaragua si sono subito congratulati con Maduro, mentre altri hanno subito gridato alla frode e altri come Brasile, Messico e Colombia hanno avuto una postura intermedia. La visione esterna di ciò che sta accadendo in Venezuela è assolutamente centrale per comprendere ciò che attraversa il Paese oggi.
Nell’immagine: La protesta antigovernativa nelle strade di Caracas