In ricordo di Enzo Jannacci a dieci anni dalla scomparsa – Un racconto (3)
In effetti era vero
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In effetti era vero
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In effetti era vero
Di Enzo Jannacci, La Regione, 30.6.2007
C’eravamo fermati a orinare in compagnia, per via del ladro, della spia eccetera eccetera. La Seicento ci guardava con i suoi occhi piccoli dei fanali posteriori che sono più piccoli come dice la parola stessa.
Nessuno parlava, né il batterista, né il bassista cantante, né il chitarrista jolly, né per l’occasione l’altosassofonista cantante che era Luigi Tenco. Cioè non parlavano, loro, perché erano presi come delle bestie a orinare. Io invece parlavo perché mi avevano tirato fuori dal freddo con la storia del ladro, della spia, eccetera eccetera. Così, che già ero fuori, non c’era niente da orinare, mi ero messo a parlare mentre Luigi Tenco cercava di aggiustare la cinghia della ventola con una biro. Vabbe’. Luigi studiava da ingegnere, se non lo sapeva lui… E questo è un fatto.
A me piace parlare con la roba. È uno dei motivi per cui la gente mi considera strano e mi va bene anche se si tratta di roba liquida. Oddio, non è che parli allo stesso modo con una bottiglia di Chinotto o con il Mar Ligure. Dico nel senso che se devo parlar con della roba liquida preferisco parlar con l’Idroscalo, anche perché lui non disturba. Il mare, per via del cif ciaf a riva (vedi risacca), non lascia le pause, cioè vuole parlare sempre lui. Così non andiamo d’accordo.
Così, quella sera lì, per ragioni in parte urologiche, in parte legate al Ministero della difesa, mi trovavo di fronte al Naviglio che è roba liquida anche lui, ma è meno importante dell’Idroscalo, battezzato ultimamente Milano Lago.
Mi trovavo lì con altri quattro deficienti intenti in altre faccende e con la Seicento con gli occhi piccoli così, io gli ho detto, all’Idroscalo: “Tu cerca di camminare, sennò vado in giro a dire che c’hai dentro Aldo Moro. Dopo voglio vedere cosa ti fanno”.
Il chitarrista aveva finito di allacciarsi i pantaloni e mi venne vicino con un falso paternalismo, e mi disse: “Ma sei ben strano tu, eh? E poi sei sempre così pessimista! Ma pensa alla vita, pensa alla festa di stasera, pensa a quello là che dice ‘l’ottimismo è il sale della vita…’”. Ma va’ a caga’, ti e l’ottimismo!
“Pensa alla festa di stasera, alla bella gente che vedremo, dove andremo a suonare. Che magari ci divertiamo”.
In effetti, era vero.
In una veglia di 10 ore fatta per i 18 anni della casa del commendatore salendo con l’ascensore di servizio con stop regolamentare alternato all’una, per qualche panino offertoci gentilmente in cucina, poteva capitare anche di divertirsi.
E bravo il chitarrista jolly, e bravo anche Tenco. La macchina era ripartita e io non avevo neanche orinato.
Gli altri racconti
Nell’immagine: Enzo Jannacci nel film di Carlo Lizzani “La vita agra” (1964)
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Le sue vignette sono da sempre la più schietta rappresentazione della realtà