È uno scenario che fa sorridere chi segue da vicino la tormentata politica thailandese, e solleva molti interrogativi. Paetongtarn Shinawatra, la più giovane figlia di Thaksin Shinawatra, ex-Premier, deposto da un colpo di stato nel 2006, è la nuova prima ministra del paese. La famiglia Shinawatra torna così al potere, dopo 11 anni dalla rimozione della prima donna alla guida del governo, Yingluck Shinawatra, zia della neo-nominata.
Un déjà vu, che conferma come l’enorme influenza del patriarca, Thaksin Shinawatra, miliardario, ex magnate della telefonia, non sia mai venuta. E ciò malgrado il suo lungo esilio, auto-imposto per sfuggire ad una condanna per corruzione e terminato l’anno scorso, dopo negoziati e accordi segreti.
A 37 anni, Paetongtarn Shinawatra ha già scritto la storia, diventando la premier più giovane ad assumere la carica. La sua nomina arriva dopo che la Corte Costituzionale del Paese ha, in pochi giorni, sciolto il principale partito d’opposizione, Move Forward, e destituito il premier Srettha Thavisin.
La controversa rimozione di Thavisin, dopo appena un anno di mandato, per aver violato le linee-guida etiche, ha sorpreso molti osservatori. La base della decisione risiede nella nomina da parte di Srettha di un membro del gabinetto, un ex avvocato che era stato condannato nel 2008 per aver tentato di corrompere funzionari della corte.
In un paese dominato dalle divisioni interne e dai giochi di potere, ci si chiede chi e cosa ci sia veramente dietro a tale rimozione, che rilancia il dibattito urgente sul ruolo e il potere degli organi giudiziari. Per molti critici si tratta infatti di un “colpo di stato costituzionale” che confermerebbe la continua e pericolosa invasione della magistratura da parte della politica.
A poche ore dalla rimozione di Thavisin, Thaksin, che di fatto non è membro del principale partito al potere, il Pheu Thai, ha convocato tutti i partiti della coalizione di governo nella sua dimora di Bangkok, per scegliere il candidato alla successione del premier rimosso. In poche ore, la scelta è ricaduta sulla figlia Paetongtarn, malgrado la sua precedente riluttanza.
Giovane e inesperta, la nuova leader ha sulle spalle il peso di essere figlia di un ex premier, amato dal popolo ma odiato dall’élite conservatrice. E questo anche se un anno fa il suo partito ha patteggiato con i nemici di sempre, pur di tornare a governare. Aveva bisogno di loro per farlo, e i partiti conservatori avevano bisogno di Thaksin per escludere dai giochi una nuova forza politica ancora più minacciosa del Pheu Thai, il partito Move forward, democraticamente eletto nel 2023, ma costretto a restare all’opposizione fino allo scioglimento di qualche giorno fa; uno sviluppo che di fatto suona come un avvertimento per qualsiasi entità politica con ambizioni riformiste.
La nuova Premier si dovrà quindi muovere in un campo minato, sapendo che verrà accusata di agire in nome del padre e sapendo che il parlamento, pur avendola sostenuta per mantenere una certa stabilità, non si fida del genitore e non le darà mai carta bianca. Le coalizioni di governo in Thailandia non durano a lungo, soprattutto se l’esercito, difensore della monarchia, ritiene che chi è alla guida del paese stia diventando troppo potente. Sia Thaksin che la sorella Yingluck furono deposti da un colpo stato per questo motivo. C’è quindi da chiedersi se Paetongtarn subirà lo stesso destino, e quando.
Nell’immagine: Paetongtarn Shinawatra