Intervista rovesciata (di poco immaginaria) a K.B., importante deputato della Destra nazionale
Crac bancario, piazza finanziaria svizzera, identità e sovranità nazionale in un ipotetico (ma neanche tanto) faccia a faccia
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Crac bancario, piazza finanziaria svizzera, identità e sovranità nazionale in un ipotetico (ma neanche tanto) faccia a faccia
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Crac bancario, piazza finanziaria svizzera, identità e sovranità nazionale in un ipotetico (ma neanche tanto) faccia a faccia
Signor K.B., la vicenda Credit Suisse (banca cui so che lei è molto legato) non ha forse dimostrato che voi, Destra nazionale, siete stati quasi ossessivamente impegnati a combattere l’Unione europea, in particolare con la libera circolazione delle persone, perché mette in pericolo o addirittura a soqquadro la nostra identità e sovranità, la nostra democrazia diretta e lo stato di diritto, la libertà decisionale di Esecutivo e Legislativo, scardina o ha già scardinato alcuni principi sacrosanti della nostra economia (la libertà di commercio, la libera concorrenza o anche la giusta protezione della nostra agricoltura), e poi vi siete invece lasciati intrappolare o vi siete dimenticati, ignorandole o forse accettandole per la gloria della piazza finanziaria, di ben più preoccupanti, micidiali e persino (non solo identitariamente ma eticamente) discutibili dipendenze?
La sua domanda è troppo lunga e quindi ho il sospetto che lei stia solo facendo propaganda elettorale a favore di una certa parte e si presume quale, approfittando per denigrare noi di destra che abbiamo comunque sempre i favori del popolo. E poi, di quali dipendenze parla?
Il fatto che il principe ereditario dell’Arabia Saudita e il sultano del Qatar posseggano un venti per cento del Credit Suisse, una delle banche principali, perno del sistema economico finanziario della Svizzera, non le dice niente in termine di potere, di influenza, di sovranità deflorata? Che siano state proprio le dichiarazioni di uno dei principali azionisti, la Saudi National Bank, rifiutandosi ad una nuova iniezione di capitale, ad avviare il fuggi fuggi dalla banca, non è emblematico? Il fatto che Credit Suisse, dopo aver pagato fior di miliardi di multe al Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti per motivi più o meno chiari, aveva un suo anello debolissimo proprio nelle sue attività di banca di investimento negli Stati Uniti, nonostante fosse stato più volte avvertito (da menti “elette”, persino presso l’autorità di controllo) con l’invito a chiudere o a separare (a “ring-fencing”, come direbbe la Finma) e a concentrarsi piuttosto sulla Svizzera: non le dice proprio niente quest’altra forte dipendenza? Non pensa che se il “management” (piuttosto ballerino con i suoi vari Ceo extra-performanti, frontalieri di lusso) non voleva rinunciare per compromessi o personali voglie, il Consiglio Federale aveva già allora la possibilità (banca sistemica) e l’obbligo di forzarlo, evitando forse di metterci le nostre centinaia di miliardi di adesso?
Siamo in un paese libero, in un’economia di libero mercato, nella libera circolazione dei capitali, nella mondializzazione finanziaria; si corrono dei rischi, è ovvio, non vedo però come si poteva intervenire a impedire senza stravolgere l’essenza “liberale” della Svizzera. O crediamo al libero mercato o lo aboliamo, ma con mostruose conseguenze, come la fine della libertà, dello spirito di iniziativa. Chi vuole il collettivismo, il comunismo, in Svizzera?
Ma a suo modo di vedere, una banca cosiddetta sistemica, troppo grande per fallire, quindi con una protezione pressoché assoluta da parte dello Stato, oggetto di decisioni e di salvataggi da parte dell’Autorità federale presa in affanno per giorni e notti, può ancora dirsi una banca “privata”? Perché di fatto è sottratta al mercato, se il mercato ha deciso che non funziona, che è meglio che fallisca o si frantumi o si venda?
Domanda decisamente ideologica, questa. Ci mancherebbe altro: vogliamo allora la nazionalizzazione, lo statalismo, lasciare andare alla malora l’economia nazionale? È ridicolo o può essere il desiderio perverso di alcuni, e si sa chi. È poi fuorviante e improprio parlare di intervento e di salvezza dello Stato; di per sé non c’è stato intervento statale o addirittura dei contribuenti, come si dice populisticamente. È solo l’intervento concordato di una banca, com’è la Banca Nazionale, in aiuto a un’altra banca in difficoltà, a promuovere e facilitare una soluzione- acquisto da parte di un’altra grande banca- che rassicuri azionisti (e non dimentichiamo che ci sono anche le casse pensioni tra gli azionisti), piazza finanziaria, economia e immagine della Svizzera nel mondo.
Ora si concorda comunque nel dire che la crisi di Credit Suisse non è stata una sorpresa e che le autorità politiche (e quindi un vostro rappresentante alle Finanze nel Consiglio Federale) non hanno reagito a segnali sin troppo chiari già da tempo e che l’intervento è stato tardivo. Insomma, non son bastati l’affare Greensill, i “tuna bonds”, l’Archegos, la perdita di 10 miliardi in un botto… Oltretutto ci son voluti regolatori stranieri ad allarmarsi per primi per l’avvenire di una grande banca sistemica svizzera, affinché Berna fosse sollecitata e si decidesse a intervenire. Anzi, Berna, come si è poi saputo, ha telefonato ancora ai regolatori di Washington e di Londra per ottenere un consenso… sulle modalità di intervento. Anche qui, in un settore perno della politica e dell’economia svizzera, dov’è finita non tanto la sovranità che voi sempre esaltate e reclamate, ma, diciamo, un minimo di personalità politica o di dignità nazionali? Non è vassallaggio?
Può darsi che il Dipartimento Finanze abbia reagito in ritardo, forse perché mancano nell’amministrazione persone con un livello sufficiente di competenze nei confronti dei mercati finanziari di cui dovrebbe disporre un paese la cui piazza finanziaria è ritenuta forte…Eppure si continua a gonfiare l’amministrazione. Il Consiglio Federale, poi, non aveva alternativa.
Avete però sempre sostenuto che lo Stato non deve immischiarsi troppo in queste faccende, lamentandovi continuamente della presenza eccessiva della burocrazia; d’altronde è la vostra critica persistente per ogni settore. Avete fatto eco a suo tempo a un famoso Ceo di una delle grosse banche svizzere che si lamentava per le condizioni troppo elevate che si ponevano, in seguito alla crisi del 2008, da parte del Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria, nel rapporto tra fondi propri e liquidità. Non è che è un certo modo di comportarsi o anche l’assenza completa di etica (nonostante i piani di etica proclamati da ogni banca) che genera fatalmente la necessità di un minimo di controllo che poi voi chiamate… burocrazia invadente? Ora dite anche che è la Finma responsabile: quando vi decidete?
Bisogna assolutamente distinguere il controllo dovuto a un’esigenza di sicurezza per il mercato, per il cittadino, dall’ingerenza burocratica dello Stato…
Sta di fatto che si organizzano votazioni federali anche per questioni secondarie (e voi siete specialisti nel far capo a iniziative e referendum e a difendere, giustamente, questo strumento democratico tipicamente svizzero), ma poi siamo capaci di imporre un diritto d’urgenza su un soggetto chiave. Combinando una banca (UBS+CS) il cui bilancio supera largamente quella dell’economia svizzera: non è un grosso rischio, maggiore del precedente, anche in termini di potere politico, di condizionamenti internazionali, di svuotamento o d’artifizio della declamata sovranità o identità nazionale? Che cosa pensereste di una fusione dei due principali sindacati del paese?
Come la mette lei sembra un atto di fede… o un ricatto.
Non è quell’atto di fede che manca sempre, invece, quando si tratta di salvare o di ristabilire giusti equilibri con le rendite AVS (come… non è appena avvenuto) o la riforma della previdenza professionale, per alleggerire i premi delle casse malati, per aiutare quelli che si trovano improvvisamente senza lavoro a causa dell’età…o per quei 710 milioni ch’erano richiesti per il progetto (ritenuto “mostruoso” al Nazionale) per tentare di risolvere su piano nazionale il problema della custodia all’infanzia (asili nido ecc.) ributtato sui cantoni, come faccenda che spetta loro…
La immancabile demagogia di sinistra o persino di certa destra populista e qualunquista. E poi si confondono le mele con le banane. I sussidi di cui lei parla, perché si tratterebbe di sussidi, sono una spesa sicura, non c’è scampo, mentre le garanzie della Banca Nazionale, che fa un prestito all’UBS, non saranno pressoché consumate, si può quasi esserne certi, rimarranno garanzie. I nove miliardi di garanzie dirette all’UBS hanno qualche rischio in più per le attività problematiche del Credit Suisse, è vero, ma la Confederazione interverrebbe solo di seconda mano, dopo UBS che assicura i primi cinque miliardi. E le azioni UBS ripartono e gli azionisti rimangono o ritornano. Happy end, insomma.
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