La crisi democratica che blocca l’Europa
Di Gabriele Segre, La Stampa È forse arrivato il momento di considerare che non sia per ignavia o inettitudine se l’Europa rimane arroccata su un immobilismo da cui non riesce a...
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Di Gabriele Segre, La Stampa È forse arrivato il momento di considerare che non sia per ignavia o inettitudine se l’Europa rimane arroccata su un immobilismo da cui non riesce a...
• – Redazione
Dopo il clamoroso errore di previsione dell'Ufficio federale delle Assicurazioni sociali sulle prospettive del finanziamento dell'AVS
• – Aldo Sofia
Lo rivela un documentario della TV SRF, che ha seguito per settimane la lobbista Fabienne Thomas
• – Redazione
C’è un solo indicatore: la faccia di Putin. Autoritratto di un leader che stenta a trattenere l’ira per l’incompetenza dei suoi apparati, sorpresi con la guardia bassa dalla mossa del cavallo escogitata da Zelensky
• – Redazione
Di Domenico Quirico, La Stampa La frase era chiara: «L’attesa fa già parte della punizione di Israele». Raramente un piano di guerra è stato enunciato pubblicamente in modo più...
• – Redazione
La vicenda che ha portato all’arresto di Eolo Alberti mette in luce un sistema in cui interessi pubblici e privati si sovrappongono ambiguamente, soprattutto nel settore della sanità
• – Federico Franchini
Sfondamento ucraino e occupazione militare di una piccola parte di Russia storicamente molto simbolica; Kiev si prepara al negoziato? Un’illusione, dice il capo del Cremlino
• – Yurii Colombo
Un ricordo del regista R(T)SI Gianluigi Quarti a dieci anni dalla scomparsa
• – Gianni Beretta
L’intervista al tycoon su X lancia il social in una nuova dimensione. L’oligarca tech lo vuole trasformare nella «casa online» dei sovranisti
• – Redazione
Che nesso c’è tra l’offensiva di Kiev in territorio russo e l’attesa rappresaglia iraniana contro Israele?
• – Redazione
È forse arrivato il momento di considerare che non sia per ignavia o inettitudine se l’Europa rimane arroccata su un immobilismo da cui non riesce a scuotersi. In fondo,se ascoltiamo i dibattiti tra i suoi cittadini, che siano essi membri del Parlamento o di una chat su Facebook, è evidente ciò che più manca: un po’ di chiarezza. In un mondo instabile ed enigmatico come mai prima d’ora, ci scopriamo sempre più sprovvisti di una qualche bussola orientativa che ci permetta di interpretare e navigare il mondo.
Gli eventi più recenti in questa estate resa incandescente non solo dalle temperature sono l’esempio più evidente di questo nostro smarrimento. Al primo posto si colloca l’escalation in Medio Oriente, indecifrabile nelle sue mille frastagliature, tra accuse, minacce, incursioni e rappresaglie. A pari merito, i dubbi crescenti per la guerra in Ucraina, a cui abbiamo fornito armi per difendersi che vediamo ora adoperate per attaccare il territorio della Russia. Quella stessa Russia che avrebbe dovuto essere piegata dalle sanzioni economiche e che, invece, si ostina a sopravvivere, vendendo e comprando dal resto del mondo. Nel frattempo, scopriamo che le auto elettriche prescritte dai governi europei rischiano di tutelare le finanze cinesi ancor più che l’ambiente. E come non rimanere spiazzati di fronte alle forze radicali di sinistra che attaccano i leader progressisti accusandoli di essere pro-Israele, mentre i medesimi vengono marchiati dalle destre come pro-Hamas?
Quando poi anche i regolamenti dei Giochi Olimpici ci paiono opinabili, che certezze ci rimangono? La realtà concitata e in costante evoluzione di questo tempo si trasforma allora in un labirinto, in cui è facile perdere l’orientamento. Tutto ciò che ci sembra possibile sono timidi tentativi di movimento, ora in una direzione ora nell’altra, nella speranza di evitare l’ennesimo vicolo cieco. Ma il nostro sconcerto ha origine ben più antica di questo marasma contemporaneo: ancora prima di perderci nel labirinto, abbiamo dimenticato il motivo per cui ci eravamo entrati.
L’analisi del fenomeno vanta una lunga tradizione. C’è stato un momento nella nostra storia, in cui abbiamo avuto la certezza che i valori della democrazia liberale, incarnati dall’Occidente «a trazione americana», potessero estendersi a tutto il mondo. Abbiamo visto nella caduta del Muro di Berlino il segno dell’arrivo di un «Messia universale», attorniato dai suoi apostoli: benessere, libertà, pace, prosperità. Chi poteva resistervi?Eppure, le crociate con cui abbiamo provato a esportare questa profezia si sono rivelate fallimentari. È sorta così la madre di tutte le contraddizioni: la scoperta dell’esistenza di società «altre», fiere e vigorose, che fanno volentieri a meno dei nostri valori. Altrettanto disastrosa è stata la convinzione che questi stessi valori, una volta acquisiti, fossero finalmente eterni e non necessitassero più di essere coltivati. Aver creduto di aver raggiunto «la fine» del tragitto ha così cancellato «il fine» stesso del viaggio, facendoci dimenticare lo scopo per cui lo compivamo. L’arrivo del nostro «Messia» ha segnato davvero la conclusione del nostro tempo sulla Terra.
Senza redenzione però: questo «peccato originale» ha lasciato un vuoto di direzione e di capacità di azione. E i vuoti si riempiono, sempre. A colmare gli spazi creati dal nostro insuccesso esterno ci pensano ora i «Messia» degli altri, figli di ideologie e teologie che noi rifiutiamo con ribrezzo. Ci indignano e spaventano perché, nonostante la nostra confusione, abbiamo ancora anticorpi capaci di rigettare ciò che sentiamo estraneo e nocivo al nostro organismo valoriale. E questi «barbari moderni» portano con sé nuovi dubbi: non sappiamo bene chi siano o in nome di cosa agiscano veramente. Posto sempre che siano davvero barbari: nella fluidità della nostra epoca, da un giorno all’altro potremmo ritrovarci a chiamarli «partner commerciali» o perfino alleati.
Una confusione che non risparmia nemmeno le nostre convinzioni personali, lasciandoci soli nel tentativo di rimpiazzare il «fine» perduto con altri piccoli «fini» privati: propositi «millenaristici» che si esauriscono nello spazio di un mattino. Ma è quando riusciamo a voltarci indietro, confrontando le speranze di ieri con le incertezze di oggi, che le incongruenze delle nostre iniziative ci appaiono palesi. Così finiamo per porci la domanda che più ci sgomenta, perché sappiamo essere la medesima che attanaglia i governanti e i generali, a cui affidiamo il nostro destino: e adesso, che si fa?
Maggio 2024 è stato il mese più caldo mai registrato al mondo: 1,63°C sopra la media pre-industriale superando quindi l’obiettivo di 1,5°C
Con il ritorno al potere dei talebani l’Afghanistan continua la sua discesa verso l’inferno