La mossa di Zelensky che ha umiliato Putin
Sorpresa totale, anche per gli alleati, le forze ucraine ha mostrato grande professionalità
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Sorpresa totale, anche per gli alleati, le forze ucraine ha mostrato grande professionalità
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Sorpresa totale, anche per gli alleati, le forze ucraine ha mostrato grande professionalità
Il disastro del sottomarino Kursk del 12 agosto 2000 è stato la peggiore umiliazione militare per Vladimir Putin nei primi anni da presidente della Russia: tutti i 118 marinai a bordo persero la vita quando un’esplosione accidentale fece inabissare il sottomarino a propulsione nucleare. A distanza di quasi ventiquattro anni esatti, l’intrepida decisione dell’Ucraina di varcare i suoi confini e invadere la regione (e il sito di una famosa battaglia della Seconda guerra mondiale) da cui aveva preso il nome quel sottomarino sta infliggendo a Putin un’altra umiliazione militare.
È prematuro valutare se l’invasione di Kursk da parte dell’Ucraina porterà a un successo nei suoi obiettivi strategici, soprattutto perché non è ancora chiaro quali questi possano essere. Tuttavia, è già evidente che questa invasione – insieme a due attacchi in simultanea su aeroporti russi e depositi di munizioni a Lipetsk e Morozovsk, entrambe distanti centinaia di chilometri dalla linea del fronte ucraino – rappresenta un colpo molto duro assestato all’esercito russo.
Da quando la Russia ha lanciato la sua invasione il 24 febbraio 2022, per poi doversi ritirare nell’area del Donbass dell’Ucraina orientale che in buona parte controllava già dal 2014, è davvero complicato effettuare una valutazione precisa su quale delle due parti in conflitto sia in vantaggio. Ciò dipende dal fatto che, una volta fallita l’invasione russa, questa è diventata una guerra con molte linee del fronte e nessun indicatore evidente di fallimento o di successo.
La sopravvivenza come Stato sovrano indipendente è stata il primo banco di prova dell’Ucraina, che il Paese ha superato magnificamente nel 2022. Da allora ha dato pochi segni di possibile cedimento. Tuttavia, dopo un primo iniziale successo nel respingere i soldati russi nell’autunno del 2022, la controffensiva ucraina nel 2023 non è riuscita a recuperare molto più territorio. Poi, nella primavera del 2024, la Russia ha fatto scattare la sua nuova offensiva, ha cercato di riconquistare il terreno perso l’anno precedente e, molto probabilmente, di logorare il morale delle truppe ucraine e, soprattutto, la società nel suo complesso.
Metro dopo metro, chilometro dopo chilometro, le più consistenti forze militari russe hanno respinto le meno numerose forze ucraine, seppur pagando un prezzo molto alto in termini di vite umane. Laddove nel febbraio 2022 la Russia aveva lanciato la sua invasione vera e propria con un esercito che si ritiene fosse composto da 150mila uomini, oggi si pensa che in Ucraina orientale si trovi mezzo milione di soldati russi, dotati di più munizioni degli ucraini anche dopo che lo scorso aprile il Congresso americano ha approvato l’invio di ulteriori aiuti militari.
In ogni caso, quella in corso non è soltanto una guerra di terra con una lunga linea del fronte. Mentre perdeva terreno molto lentamente nella sezione settentrionale di quella linea, l’Ucraina ha conseguito successi significativi nel Mar Nero, nelle zone circostanti la Crimea occupata dai russi, ha affondato un discreto numero di navi nemiche e distrutto i suoi depositi di munizioni, al punto da costringere la marina russa a ritirarsi a Est nel suo porto di Novorossiysk. Questo ha permesso all’Ucraina nel 2023 e nel 2024 di riaprire le sue esportazioni di grano attraverso il Mar del Nord, supporto vitale e fondamentale per l’economia del Paese che, oltretutto, contribuisce ad abbassare i prezzi globali dei generi alimentari.
Di fronte a una penuria sia di uomini sia di armi, vincolata dalle regole dei governi di America e Germania su come devono essere utilizzate le armi più avanzate, l’Ucraina ha dovuto concentrarsi e impegnarsi per buona parte di quest’anno sul tentativo di attaccare e fiaccare le linee di approvvigionamento dei russi e i loro depositi logistici. Gli attacchi hanno riscosso un discreto successo, ma non sufficiente a costringere i russi a una ritirata. E così, dopo aver indebolito il controllo russo sulla Crimea e logorato le sue linee di approvvigionamento, dopo aver riaperto il versante occidentale del Mar Nero alle esportazioni di grano, adesso l’Ucraina ricorre a una nuova tattica per cercare di togliere vigore all’incessante seppur lenta offensiva di terra dei russi.
L’aspetto che più colpisce dell’invasione di Kursk è il modo con il quale le forze ucraine sono riuscite a cogliere i russi del tutto in contropiede, malgrado quello che deve essere stato un lungo periodo di pianificazione e di spostamenti strategici delle forze corazzate. Questo successo contraddice l’opinione comune secondo cui l’esercito ucraino sarebbe propenso a diffondere informazioni e soffiate e continuerebbe a essere affetto da corruzione. Come in molti altri momenti passati di questa guerra, le truppe ucraine appaiono ben più professionali e meglio organizzate delle truppe russe loro nemiche.
L’invasione di Kursk è arrivata talmente a sorpresa, perfino per gli alleati americani ed europei, che tuttora non è chiaro quanto sia grande il contingente di uomini mandati oltre confine. Le prime ipotesi, secondo cui quello portato a segno sarebbe stato una sorta di piccolo raid delle forze speciali, si sono rivelate errate, in quanto la forza d’incursione è meglio attrezzata e più grande di quanto si pensasse. Venerdì 9 agosto, l’affondo a Kursk ha portato a conquistare in tre giorni un territorio (si calcola circa 350 chilometri quadrati) più esteso di quanto sia riuscita a prendere l’offensiva di attrito russa nel nord del Donbass verso Kharkiv in più di tre mesi.
Molto adesso dipenderà dalla volontà delle forze ucraine di mantenere a lungo questo territorio conquistato – in questo caso sarà indispensabile costruire postazioni difensive e linee di approvvigionamento – o se Kiev si accontenterà di aver colpito in profondità la Russia e aver segnato un punto a proprio favore.
Possiamo già constatare che questa invasione a sorpresa ha alterato gli equilibri della Russia e ha anche dimostrato quanto essa sia sempre esposta ad attacchi da parte di un nemico agile, ben equipaggiato e ben organizzato. L’occupante imperialista è sempre vulnerabile nei confronti dei contrattacchi, specialmente quando ha in comune un lungo confine di terra con il Paese che occupa.
A seconda dei costi, in termini di vittime e di equipaggiamento perduto, l’operazione Kursk ha già conseguito un primo potenziale obiettivo: distogliere l’attenzione e i soldati russi dalla battaglia sul fronte principale. Tutto ciò rende ragionevole ipotizzare che possono essere pianificate altre sorprese di questo tipo, forse nella regione meridionale della linea del fronte dove, fino a questo momento, il largo fiume Dnipro ha fatto da barriera contro le incursioni degli ucraini, o forse altrove lungo il confine settentrionale.
Ancora una volta, a seconda dell’esito che avrà questa nuova Battaglia di Kursk, finora l’Ucraina di fatto è riuscita a sconvolgere l’immagine che i propagandisti filorussi hanno coltivato di un esercito ucraino debole e in inferiorità numerica che stava andando incontro a una sconfitta lenta ma inesorabile. Per come stanno le cose al momento, invece, è la Russia che sembra dover far fronte a rapide e ripetute umiliazioni. La lezione da trarre è semplice: non conviene mai sottovalutare l’Ucraina.
Traduzione di Anna Bissanti
Lo sostiene il docente di Storia ebraica dell'Università di Gerusalemme Amos Goldberg