Di Rosalba Castelletti, La Repubblica
Tutte le famiglie felici si somigliano, ogni famiglia tradizionale invece è tradizionale a suo modo suo. La Commissaria per i diritti dell’infanzia Maria Lvova-Belova e il miliardario ultraortodosso Konstantin Malofeev lo sanno bene. Per anni non hanno fatto che predicare la loro fede nei valori tradizionali e in Dio Patria e Famiglia, la trinità alternativa dei conservatori, finché non hanno mandato all’aria i loro rispettivi religiosissimi e tradizionalissimi matrimoni per stare insieme.
Lei, a dire il vero, è ancora ufficialmente sposata col prete ortodosso Pavel Kogelman. Lui, perlomeno, la scorsa estate, ha avuto l’onestà di divorziare dall’avvocatessa Irina Vilter. Peccato che in precedenza avesse detto che, se sua figlia maggiore avesse mai voluto divorziare, l’avrebbe “ammazzata” o che “la famiglia è peculiare della civiltà imperiale, ossia russa, dove le persone si sposano per la vita, mentre i divorzi e gli aborti sono prerogative di una civiltà diversa”. L’insostenibile ipocrisia che accomuna tanti nel mondo: predicare male e razzolare peggio.
Lvova-Belova, il marito prete e i 23 figli
Prendiamo Lvova-Belova: 39 anni, fervente devota, moglie di un prete ortodosso e madre di 10 figli, cinque naturali e cinque adottati, oltre che affidataria di 13 minori. Quando nel 2021, poco prima dell’inizio dell’offensiva in Ucraina, il presidente russo Vladimir Putin decise di nominare un inviato per i diritti dell’infanzia, l’ex insegnante di chitarra originaria di Penza sembrò la scelta ideale.
Da allora Lvova-Belova ha abbracciato la missione e le telecamere l’hanno seguita ovunque. Insieme al marito prete, ha rilasciato numerose interviste per ribadire l’importanza della fede, dei valori tradizionali, del matrimonio ortodosso e della genitorialità.
E ha completato diverse missioni nelle regioni ucraine annesse da Mosca per supervisionare il “trasferimento di bambini” in Russia fino ad “adottarne” uno lei stessa, il diciottenne Filipp Golovnja della città ucraina annessa Mariupol. Un crimine di guerra e contro l’umanità per la Corte Penale Internazionale dell’Aia che nel marzo 2023 l’ha incriminata insieme a Putin emettendo un mandato di cattura internazionale con l’accusa di “deportazione” e “trasferimento illegale” di minori.
Malofeev, l’oligarca ortodosso che sogna il ritorno degli Zar
Classe 1974, Malofeev, invece, è un miliardario ultraortodosso, nostalgico dell’impero zarista, fondatore del canale televisivo religioso Tsargrad e vicino al Congresso Mondiale delle Famiglie, ospitato nel 2019 a Verona. Dal 2014 è sotto sanzioni di Ue e Stati Uniti perché sospettato di aver finanziato i separatisti dell’Ucraina orientale.
La relazione e le separazioni
I due sono stati visti mano nella mano a Ekaterinburg, durante la processione reale della croce, in mezzo a una colonna di sacerdoti. La loro prima volta insieme in pubblico. Ma in realtà starebbero insieme già da oltre un anno. Almeno così ha appreso il media indipendente Vershtka da sei fonti vicine alla coppia, alla Chiesa russa ortodossa e all’amministrazione presidenziale.
I post sul profilo Telegram di Lvova-Belova suggeriscono che abbiano iniziato a lavorare a stretto contatto già all’inizio dell’anno scorso. Nel gennaio 2023 hanno annunciato un progetto di beneficenza per i bambini ucraini dal motto: “Un bambino russo non può essere orfano finché almeno un adulto russo è vivo”. E nel febbraio 2023 hanno viaggiato insieme nelle regioni ucraine annesse di Zaporizhzhia, Donetsk e Lugansk raccogliendo donazioni per 25 milioni di rubli. Il primo di tanti viaggi in coppia. Già alla fine dell’anno scorso erano apparse le prime indiscrezioni sul loro conto, ma fino alla processione mano nella mano a Ekaterinburg non ce n’erano prove. Soltanto indizi. Anche perché Lvova-Belova non si è ancora ufficialmente separata, benché non viva più insieme al marito e ai figli.
Ciò non le ha però impedito di dichiarare ai media statali soltanto qualche giorno fa: “Questo è un momento difficile per il nostro Paese e la famiglia è il luogo in cui puoi sentirti protetto. La famiglia è dove puoi sentirti sicuro del futuro, perché ti amano, ti accettano. Per noi, la cosa principale sono i valori familiari. Per me la famiglia è dove trovo la mia energia, ciò che mi spinge a svegliarmi la mattina e capire che non sto vivendo invano”.
Il marito, invece, non ha mai spesso di partecipare alle sue iniziative. L’estate scorsa, ad esempio, ha parlato di “valori familiari” a un gruppo di bambini ucraini in un “campo di integrazione” a Mosca. E lo scorso febbraio è stato intervistato dal canale televisivo religioso Spas che ha dedicato il programma “Alla ricerca di Dio” alla “famiglia del sacerdote e principale madre del Paese”. Kogelman ha raccontato di aver notato la sua futura moglie nella chiesa della loro città natale, Penza, e di averla conquistata con la sua conoscenza dell’ortodossia.
Il problema è che la relazione tra Lvova-Belova e Malofeev non ha mai ricevuto la “benedizione” del patriarca Kirill, che peraltro non ha mai visto di buon grado il miliardario. E di certo non piacerà neppure a Putin che ha promosso il 2024 come “Anno della Famiglia”. Sarebbe questo il motivo per cui Lvova-Belova non avrebbe ancora divorziato.
“Lvova-Belova è anche una donna della Chiesa, al più alto livello dei burocrati”, ha detto a Verstka uno studioso religioso. “Penso che tutto questo sarà risolto, ma la domanda è come. L’élite ha la propria morale, le proprie regole – e la Chiesa, in generale, non lo maschera. Questo scandalo non serve a nessuno. In effetti, all’inizio, una parte gigantesca del suo marchio politico era occupata dal fatto che fosse la moglie di un prete, ma ora, come la “pelle di zigrino” (nel romanzo di Honoré de Balzac, ndr), si è rimpicciolita. E ora è sotto il controllo di un tribunale internazionale, una funzionaria di classe B. Non c’è modo che la si possa denigrare. Perché se lo si fa, si scoprirà che stai assumendo una posizione sbagliata e antipatriottica”. Più diretto il politologo in esilio Abbas Galljamov: “Predicare valori e poi non praticarli significa trattare la gente da stupida”.
Nell’immagine: Maria Lvova-Belova