Orfani di Trump e Salvini? Si consolino guardando ad Est
Gli orfani (provvisori?) di Trump, o i delusi (pochi?) di Salvini, possono consolarsi guardando ad Est. L’Est europeo. Inteso come i battistrada del “gruppo...
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Gli orfani (provvisori?) di Trump, o i delusi (pochi?) di Salvini, possono consolarsi guardando ad Est. L’Est europeo. Inteso come i battistrada del “gruppo...
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Gli orfani (provvisori?) di Trump, o i delusi (pochi?) di Salvini, possono consolarsi guardando ad Est. L’Est europeo. Inteso come i battistrada del “gruppo Visegrad”, cioè Ungheria e Polonia. Le patrie delle auto-proclamate “democrazie illiberali”. Sempre più preda di “un processo di putinizzazione”, come segnala Adam Michnik, figura storca dell’opposizione polacca (prima contro la dittatura comunista, oggi contro la destra nazionalista).
No comment – Franco Cavani
È una fetta del vecchio continente che, “recuperata” dall’Occidente dopo la caduta del Muro, e nonostante le pressioni dell’UE per il rispetto di valori fondamentali, continua imperterrita il suo nuovo, inquietante distacco dal rispetto dei diritti civili, dunque dei diritti umani. Prendiamo l’Ungheria di Viktor Orban, che con i generosi sussidi europei ha fatto arricchire parenti, sodali e amici (l’uomo più ricco del paese è un suo compagno di scuola, plurimilionario grazie al fatto di aver “vinto facile” appalti pubblici di opere finanziate da Bruxelles). Dalla mezzanotte di domenica tace la voce di “Klubradio”, la principale radio indipendente della nazione magiara (200.000 ascoltatori al giorno, che se la finanziavano), da un ventennio fastidiosa spina nel fianco del potere. “Klubradio” è stata spenta con un pretesto amministrativo: aver inviato in ritardo della documentazione all’autorità competente, un “crimine” amministrativo abitualmente punito con 100 euro di multa, e commesso da altre radio private (evidentemente assai più accomodanti), che hanno tranquillamente mantenuto la loro licenza. Verdetto di condanna senza appello, emanata da un giustizia ormai asservita al partito nazionalista al potere. Come l’intero servizio pubblico radio-televisivo.
E in Polonia? Testate indipendenti in sciopero contro un progetto di legge che è legale nella forma ma letale nella sostanza: una cinquantina di “testate” non statali saranno infatti costrette a pagare una tassa sugli introiti pubblicitari, risorse vitali per la propria sopravvivenza. Autentico cappio al collo della stampa privata. Come se non bastasse, la principale catena dei giornali regionali (Polska Press), fino ad oggi nelle mani di un editore tedesco, è stata acquistata dal colosso polacco dell’energia (PKN Orlen), il cui consiglio di amministrazione è controllato da esponenti di “Diritto e giustizia”, partito al potere. Notizia, guarda caso, caduta mentre nel paese (“cattolicissimo”, una volta) non si placavano le manifestazioni contro una iniqua e disumana legge contro l’aborto.
Letto su un giornale nostrano di area cattolica: i giornalisti indipendenti si stanno spellando i polpastrelli contro questi attentati alla libertà di stampa, mentre sottovalutano o tacciono il fatto che Orban stia offrendo l’Ungheria alla Cina (in cambio di generosi investimenti), per farne il trampolino di lancio della “Nuova via della seta” fin nel cuore dell’Europa. Già, e poi chi racconterà agli ungheresi quest’altra bella impresa del nazionalismo magiaro?
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Quasi in diretta dalla manifestazione di Berna