Quello slogan “Dal fiume al mare”
Il tragico ‘risiko’ della tregua per Gaza, e la doppia valenza di una parola d’ordine condannata solo da una parte
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Il tragico ‘risiko’ della tregua per Gaza, e la doppia valenza di una parola d’ordine condannata solo da una parte
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• – Redazione
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• – Franco Cavani
In alcuni Cantoni gli allievi e le allieve sono tornati in questi giorni sui banchi di scuola. Quest’anno, però, molti di loro hanno dovuto dire addio al telefonino, non più solo alle elementari ma anche alle medie
• – Redazione
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Senza il lavoro spesso ripetitivo e alienante degli esseri umani l’IA non sarebbe in grado di interpretare i dati che le vengono sottoposti
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• – Sarah Parenzo
Come nel 1948 radere al suolo città e villaggi serve a ostacolare la rinascita della comunità. Netanyahu è l’unico primo ministro israeliano, dagli anni ’70 a oggi, a non aver mai portato a termine un accordo con i palestinesi: non c’è motivo di pensare che inizierà ora
• – Redazione
Il tragico ‘risiko’ della tregua per Gaza, e la doppia valenza di una parola d’ordine condannata solo da una parte
Non esiste un piano israeliano, non si vede una sconfitta definitiva di Hamas, è finora pura ipotesi il coinvolgimento dei paesi arabi moderati per una tranquilla “governance” della Striscia, mentre gli ayatollah eredi di Khomeini sostenuti da Mosca e Pechino faranno di tutto per tenere ben saldo quel ‘Fronte della resistenza’ pro-sciita a cui affidano quella sorta di ‘cintura di sicurezza’ per tenere a freno la totale ostilità dei nemici pericolosamente più prossimi (Arabia Saudita + Israele). Magma autentico. Con l’Occidente inchiodato alle sue abitudini o paralizzanti contraddizioni: l’assai transitoria amministrazione Biden (appena e ancora tre mesi di vita) che “media” armando però l’alleato israeliano; e d’altra parte l’Europa sempre sprofondata nella sua irrilevanza strategica e nei tormenti del conflitto ucraino. Che nemmeno vede (meglio: finge di non vedere) due eventi non certo di second’ordine. Avvenuti praticamente in contemporanea.
La Corte Internazionale di Giustizia che stabilisce l’assoluta illegalità di tutte le colonie ebraiche esistenti nei territori occupati (ma davvero?) proprio nel momento in cui il governo Netanyahu preannuncia il più vasto programma di nuovi insediamenti in Cisgiordania (già 700.000 i “settlers”); e la Knesset, il parlamento di Gerusalemme, che a larga maggioranza, con argomentazioni sulla sicurezza ma anche di natura religiosa, nega la possibilità che lo Stato ebraico possa accettare la creazione di uno Stato palestinese, polverizzando quel mantra dei ‘due Stati’ a cui continua a guardare la comunità internazionale come soluzione dell’atroce conflitto. E qui cade anche una maschera, un’ipocrisia. “Palestina libera dal fiume al mare” (cioè dal Giordano al Mediterraneo, con la cancellazione di Israele) è lo “slogan d’odio”, com’è stato definito, di Hamas e dei sostenitori della causa palestinese. Ma si dimentica che la stessa parola d’ordine è utilizzata da anni sul fronte opposto: “Dal fiume al mare” è anche lo slogan a cui fanno ricorso i sostenitori di “Heretz Israel”, il “Grande Israele”, movimento messianico ostile a qualsiasi rinuncia di Giudea e Samaria, quindi a un’entità statale palestinese, che oggi detiene la guida di Israele. Nei fatti Netanyahu ha sempre respinto la soluzione dei due Stati, mentre la parte più nazionalista del suo governo vuole la semplice annessione di Cisgiordania e Gaza, e l’espulsione del più grande numero dei loro abitanti arabi.
Formalmente una differenza fra i due slogan ancora c’è. In Israele esso può essere cancellato democraticamente. A Gaza no. Ma l’evoluzione degli ultimi due decenni dice che essi sono sempre più contigui, pericolosamente sempre più vicini se non sovrapponibili. Il voto del parlamento israeliano lo conferma.
Scritto per laRegione
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