Schiavitù per un pallone. Fermate il mondiale del Qatar!
Che magnifico spettacolo sarebbe se di fronte a questa taciuta strage degli innocenti il mondiale qatariano venisse cancellato
Filtra per rubrica
Filtra per autore/trice
Che magnifico spettacolo sarebbe se di fronte a questa taciuta strage degli innocenti il mondiale qatariano venisse cancellato
• – Aldo Sofia
Le assurdità del centro sportivo di Lugano, replicate all’infinito, ambiscono ad assurgere ad unica narrazione possibile
• – Marco Züblin
L’impietoso verdetto della giudice Sabina Mascotto per Pierre Maudet sarebbe la prova della sua sostanziale innocenza.
• – Riccardo Bagnato
• – Franco Cavani
Il commosso racconto di un testimone che ha spesso lavorato nel Congo dove è stato assassinato l’ambasciatore italiano
• – Daniele Piazza
Vignetta di Franco Cavani
• – Franco Cavani
Un anno fa implorava Berna di prendere misure più efficaci per contenere il virus, oggi è tra i Cantoni che rivendicano riaperture più rapide
• – Riccardo Fanciola
Quando i ricercatori dei laboratori universitari di Oxford furono certi di aver scoperto un vaccino anti-Covid (quello di AstraZeneca, di cui la Confederazione ha prenotato 6 milioni di dosi), quei ricercatori pretesero che fosse messo sul mercato al ‘prezzo di costo’. Ma non è andata così.
• – Aldo Sofia
Senza quel simpatico gruppo di evasori italiani, e senza gli effetti della vicinanza italica sullo sviluppo del tessuto industriale, il Ticino sarebbe plaga ben diversa
• – Marco Züblin
• – Franco Cavani
Che magnifico spettacolo sarebbe se di fronte a questa taciuta strage degli innocenti il mondiale qatariano venisse cancellato
Ho questo personale ricordo. Kuweit, un reportage nemmeno troppo urticante nella città-Stato (problema dei diritti umani), che mi costò comunque l’espulsione dal paese, seguito dalla vivace protesta ufficiale dell’ambasciata di Svizzera nei… miei confronti, non certo delle “democraticissime” autorità locali. Ma non è questo il ricordo più vivo. È invece quello che vedevo dai piani alti – e ben refrigerati – del mio albergo: il formicolare di operai in un cantiere sottostante, tutti visibilmente stranieri, nel torrido caldo mediorientale; e, nei pressi, l’alta torre con in cima un termometro gigante modernissimo illuminato che segnava la temperatura, sempre bloccata a +39 gradi. Da lì non si schiodava mai, che fosse giorno o notte. Semplicemente perché – scoprimmo presto – se la temperatura fosse salita anche di un solo grado, “per legge” il cantiere doveva essere chiuso. Stop impensabile, per i governanti lanciati nella vorticosa e artificiosa modernizzazione del paese.
Me ne sono ricordato leggendo l’inchiesta del “Guardian” (“Revealed: 6.500 migrant workers have died in Qatar as it gears up for World Cup”), pesantissima denuncia della strage di lavoratori immigrati impegnati da dieci anni nella costruzione dei sei stadi e delle infrastrutture (strade, aeroporto, hotel, metropolitane) che dovranno accogliere centinaia di migliaia di visitatori e tifosi per i mondiali di calcio del 2022. Racconta il giornale: operai schiavizzati, costretti a lavorare in condizioni disumane, alloggiati in baracche spaventose e sovraffollate, spesso uccisi in incidenti terribili, praticamente detenuti dopo il sequestro dei loro passaporti. Sono caduti, morti, in più di seimila. Stroncati dagli stenti, dalla fatica, dai maltrattamenti. Altro che festa dello sport e di nuove, promettenti, ricche frontiere del calcio. Ufficialmente il Qatar riconosce soltanto una sessantina di “vittime del lavoro”. Ma a smentirlo ci sono le cifre e le prove che il “Guardian” ha raccolto in India, Pakistan, Nepal, Bangladesh, Sri Lanka, nazioni di provenienza delle vittime (e ancora mancano le statistiche di Kenya e Filippine, mega serbatoi di manodopera destinata anche al Qatar).
Che le petro-monarchie del Golfo non trattino coi guanti l’abbondante servitù e i lavoratori ‘importati’ dall’estero è cosa risaputa. Ma qui ci siamo di mezzo anche noi. Noi che assistiamo passivi al vergognoso disinteresse, alla insopportabile passività della Fifa (quartier generale a Zurigo!), un “governo del pallone” già pesantemente sospettato (c’era alla sua testa lo svizzero Blatter) per l’assegnazione del torneo più importante alle impreparate sabbie del deserto. Tutti buoni, tutti zitti, purché si celebri lo spettacolo.
Ma che magnifico spettacolo sarebbe se invece, di fronte a questa taciuta strage degli innocenti, il mondiale qatariano venisse cancellato. Sì, fermato, annullato, eventualmente assegnato ad altra sede. E al diavolo gli investimenti e il giro d’affari di gente che ha le saccocce stragonfie di dollari facili, che spende e spande per impossessarsi di squadre europee e top player, e farne un personale trofeo. Non saremmo affatto tifosi avviliti. Semmai tifosi consapevoli (accade raramente nel rincoglionimento della passione) e tifosi appagati. Per una volta non dal pallone. Ma da qualcosa un tantino più importante.
La Conferenza si apre oggi fra molte incognite: sul suo significato e sui risultati concreti che saprà fornire
Un atto di banale civiltà tra un florilegio di cavolate