Scissione Mirante e storie socialiste
Esclusa dalla lista per il Consiglio di Stato, la ‘dissidente’ sceglie lo strappo: senza ragione e puramente elettoralistico - Di Sergio Roic
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Esclusa dalla lista per il Consiglio di Stato, la ‘dissidente’ sceglie lo strappo: senza ragione e puramente elettoralistico - Di Sergio Roic
• – Redazione
I milioni che in nome dell’attenzione al prossimo finiscono per prosperare beatamente nelle tasche di chi dice di elargirli
• – Silvano Toppi
Le controversie ed i paradossi di un mondiale insensato che continua ovviamente ad offrire più polemiche e discussioni che gioco
• – Enrico Lombardi
Parla il Nobel Yunus: “Non una sola persona al mondo viene risparmiata dal duro impatto del conflitto. Il mondo intero è sotto attacco da parte di un solo Paese”
• – Redazione
Se fra i numerosi diritti e principi prevalesse quello dell’autodeterminazione dei popoli non si faciliterebbe un’ipotesi di trattativa di pace?
• – Delta Geiler Caroli
L’incredibile vittoria del Paese del principe ereditario Bin Salman, che secondo la Cia ha fatto uccidere e sparire il giornalista Jamal Kashoggi
• – Libano Zanolari
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• – Redazione
Eventuali indagini approfondite sugli affari esteri della famiglia Biden avrebbero ripercussioni sia sugli equilibri politici interni americani che sulla politica estera, a cominciare dalla guerra in Ucraina
• – Redazione
I drammi politici obbligano a scelte laceranti. In questo caso fra democrazia e assolutismo
• – Martino Rossi
Dopo le prime partite del più discusso mondiale della storia calcistica, già emergono tutte le contraddizioni di una gestione ed un’idea di sport nutrite di ipocrisia
• – Enrico Lombardi
Esclusa dalla lista per il Consiglio di Stato, la ‘dissidente’ sceglie lo strappo: senza ragione e puramente elettoralistico - Di Sergio Roic
C’è un romanzo molto interessante scritto nei decenni passati dallo scrittore peruviano Mario Vargas Llosa che ha per titolo “Storia di Mayta”. Il tempo è quello delle lotte politiche estreme e l’argomento principale, oltre alla vicenda esistenziale del protagonista, quello delle infinite divisioni della sinistra, che alla fine, nel romanzo, si riduce a gruppuscoli insignificanti di numero ma ideologicamente sicurissimi delle loro ragioni.
C’è un altro grande romanzo, questa volta dello scrittore cubano Leonardo Padura Fuentes, “L’uomo che amava i cani”, che parla di Lev Trotskij, del suo esilio politico e del suo assassinio in Messico per mano di uno stalinista, l’uomo che amava i cani appunto.
Cito due romanzi in cui viene messa in scena una lotta senza compromessi fra persone e formazioni appartenenti alla medesima idea politica, quella che in sintesi si batte (ne fanno fede i programmi) per i diritti dei più deboli, per la giustizia sociale e, fondamentalmente, per una giustizia di tipo umanistico. I metodi di queste formazioni di sinistra divergevano però: c’erano i libertari, quelli che confidavano nella dittatura del proletariato eccetera eccetera. Le divergenze, nel Sudamerica di Vargas e nel mondo di Stalin/Trotskij, hanno portato anche e purtroppo a un confronto violento, estremo, finale.
Non mi si dica, però, che una divergenza di tipo elettoralistico, quella tutta ticinese tra il Partito Socialista e la sua Direzione cantonale e la candidata “socialdemocratica” Amalia Mirante, meriti o debba comportare, non dico un qualsivoglia tipo di confronto duro ma neppure – e qui arriviamo al dunque – una crassa scissione in casa socialista.
La notizia la conoscete tutti, anche se è nuovissima, di ieri: Amalia Mirante ha testé dato le dimissioni dal Partito Socialista e intende fondare un nuovo movimento (o partito) che si candiderà prontamente già alle prossime votazioni cantonali della primavera 2023. Le differenze tra Mirante e i mirantiani e il PS cantonale erano tante e tali da evocare persino l’improvvida calata nell’agone politico di una lista che, chiaramente, rompe le uova nel paniere della nuova alleanza rosso-verde tutta ticinese?
A mio parere, queste supposte differenze erano e sono state più che compatibili all’interno di un unico partito, infatti sono state accettate nel PS per lunghi anni, dalla riunione definitiva (fino ad oggi) delle anime socialiste ratificata da un’unica e unita formazione. La sezione socialista di Lugano, ad esempio, non ultima per importanza a livello cantonale – ho fatto parte della sua direzione per una dozzina di anni –, è stata, a parte un breve interregno, nella sua maggioranza e nella politica che esprimeva un po’ più socialdemocratica di altre sezioni e la cosa era risaputa ed accettata.
Certo, il fatto di non mettere in lista per le prossime elezioni cantonali una “campionessa” della socialdemocrazia come Mirante preferendole, oltre alla candidata “storica”, Marina Carobbio, i combattivi ragazzi della Gioventù socialista, può lasciare l’amaro in bocca ad alcuni. Ma si tratta, più che altro, di tattica politica.
Mario Branda, sindaco di Bellinzona e socialista di esperienza e successo, durante il recente congresso del PS ha auspicato la possibilità di una candidatura Mirante, anche se la sua candidata era e rimaneva Marina Carobbio. Mi sento di condividere questa opinione. Il congresso ha deciso altrimenti, però, senza alcun esilio fra le Ande del povero Mayta né una piccozza conficcata nel cranio del vivente, ancora per qualche ora, Trotskij.
Suvvia, le ragioni di una scissione o di una nuova proposta politica di stampo socialista avrebbero dovuto essere ben altre, ben più “politiche”, ben più programmatiche, molto meno elettoralistiche. Invero, la sinistra per vincere dovrebbe essere molto più “frontista”, ovvero basarsi sull’unione di vedute pur nelle normalissime differenze, portando a un’efficace e forte proposta di società libera, egualitaria, fraterna e giusta.
Nell’immagine: tutto un programma
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