Certo: in materia di giustificazioni e scuse marce abbiamo vissuto ben altro rispetto allo steroide anabolizzante usato dal massaggiatore per curare una ferita alla mano e finito sotto la pelle e nel sangue di Jannik.
Il Clostebol, usato anche per gonfiare il bestiame (come il Winstrol di Ben Johnson e molti altri), è stato identificato due volte a distanza di 9 giorni durante il torneo di Indian Wells nello scorso marzo. Troppe le incongruenze, i lati oscuri, le palesi violazioni di procedura che caratterizzano questo caso. Intanto non c’è stata comunicazione immediata, la squalifica è stata di soli 3 giorni, poi il tennista ha continuato a giocare in attesa della sentenza di una giuria londinese composta da 3 giudici, di cui uno solo conosceva l’identità del soggetto.
La sentenza, arrivata dopo mesi, dice che il Clostebol rintracciato è in misura di un milionesimo di grammo (!). Ma lo sport, dopo che i giudici americani rimettevano in pista gli atleti dopati perché non si può impedire a un professionista di svolgere il suo mestiere (‘Berufsverbot’), ha deciso di affidare le controversie a un Tribunale supremo, il TAS di Losanna, composto da 3 giudici.
Sinner ha scavalcato la giustizia sportiva come un altro famoso altoatesino, il marciatore olimpionico Alex Schwazer, assolto da un giudice di Bolzano. A questo punto, anche per un concetto di equità fra i grandi e i ‘peones’, i ‘barabitt’ che figurano oltre i primi 100 o anche 200, subito squalificati, l’agenzia mondiale antidoping WADA dovrebbe intervenire e demandare il caso al TAS. Tra l’altro, in casi del genere la norma dice che la quantità non fa testo, perché, semmai, dimostra solo che con il passare del tempo il doping nel corpo svanisce. Lo farà? Qui sta il punto: la giustizia si scontra con il peso specifico del grande campione in materia di immagine, di sponsor, di valore monetario, in definitiva. Si può buttare il re giù dal trono? Se la giustizia fosse uguale per tutti si, ma…
La vicenda non fa bene allo sport in generale, al tennis in particolare (molto tollerante), alla giustizia sportiva, e allo stesso Sinner che nel frattempo ha licenziato il fisioterapista che lo massaggiava con la strana pomata su una ferita della mano. Anche questa operazione puzza di bruciato: se lui (e il preparatore atletico) sono innocenti, se non sapevano che lo steroide sarebbe entrato sotto la cute e nel sangue del tennista, perché sono stati cacciati e additati a pubblico ludibrio, dopo tanto lavoro e tanta assistenza? E se inconsapevole, perché a Sinner sono stati sottratti 400 punti e il premio di 300’000 dollari, per lui un caffè?
Insomma, un pasticciaccio, anche se non raggiunge i vertici demenziali dei casi a cavallo del Duemila, di cui vi proponiamo una ‘compilation’ limitata per ragioni di spazio a 7 casi; li potete spostare come volete, liberi di ridere o anche di piangere:
1) Frank Vandenbrouke (Belgio), ciclista
A casa sua sono rintracciati corticosteroidi, eroina, epo e anabolizzanti: gli ingredienti della ‘bomba’ chiamata in gergo ‘pot belge’, intruglio belga. Frank si giustifica dicendo che lo prepara per il suo cane, vecchio e ammalato. Non creduto, squalificato per 2 anni. Frank muore a 34 anni.
2) Robert Fazekas (Ungheria), discobolo olimpionico ad Atene 2004
In due ore consegna solo poche gocce di urina. All’ufficiale medico francese che lo accompagna nei bagni, dice, testuale, in francese: “je suis timide, j’ai eu une éducation catholique”. Il cattolico che si vergognava di fare pipì nascondeva nel retto un contenitore di gomma con urina pulita che doveva arrivare tramite una cannuccia sotto il pene. Ma in questo caso (San Giuan fa mia l’ingann) la valvola che doveva aprire il contenitore si era inceppata. Privato della medaglia e squalificato per due anni.
3) Ludmila Engquist-Naroshilenko, ostacolista, olimpionica ad Atlanta, 1996 (Svezia, ex URSS)
Giustifica il testosterone con la scoperta di una tresca fra lei e un atleta da parte di suo marito e manager. “Per vendetta mi ha messo il testosterone nel caffelatte”. Per salvare la moglie Engquist si immola: “è vero, volevo punirla”. Ma anche lui non è creduto. Due anni di squalifica e fine della carriera.
4) Sara Errani (Italia), tennis, recente olimpionica nel doppio con Jasmine Paolini
Pizzicata In odore di letrozolo, un ormone stimolante, dice che è stata contaminata dal ripieno dei tortellini casalinghi preparati dalla mamma. Se la cava con due mesi di squalifica.
5) Marco Borriello (Italia), calciatore, Milan
Positivo al prednisolone (metabolite del cortisone) è parzialmente salvato dalla fidanzata Belen Rodriguez: “uso una crema per una micosi vaginale che ha contagiato Marco durante un rapporto non protetto”. Se la cava con soli 3 mesi di squalifica.
6) Dieter Baumann (Germania), olimpionico nei 5000m a Barcellona 1992 battendo i keniani
Positivo al nandrolone dice che uno sconosciuto lo ha iniettato nel suo dentifricio. Non creduto, 2 anni di squalifica.
7) Daniel Plaza (Spagna), marciatore, olimpionico nel 1992
Il nandrolone si spiega con un rapporto orale con la moglie incinta. Non creduto, 2 anni di squalifica.
Il primato del mondo in materia di bugiole tuttavia, appartiene al giocatore di pallacanestro americano D. Cooper, attivo anche a Cantù. Si è fatto consegnare una provetta di urina pulita da un’amica: tutto OK? No, perché la ragazza, ancora non lo sapeva, era incinta: 2 anni di squalifica all’unico maschio al mondo in dolce attesa.
Chiudiamo come abbiamo iniziato questa ‘compilation’, con una notizia da cani: a un certo punto, scoperta l’eritropoietina (aumenta i globuli rossi) è arrivato l’Oxyglobin, usato per l’anemia dei migliori amici dell’Uomo, nel senso degli umani, di ogni sesso, ecc: bub, bub, bao, bao.
Nell’immagine: pubblicità di un sito per la vendita online dello steroide anabolizzante Clostebol