Tè, biscotti, abbracci e medaglie d’oro: Modi accolto a Mosca come un marajà
La delusione dell’Occidente: il possibile alleato contro Russia e Cina sceglie i Brics
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La delusione dell’Occidente: il possibile alleato contro Russia e Cina sceglie i Brics
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La delusione dell’Occidente: il possibile alleato contro Russia e Cina sceglie i Brics
Vladimir Putin si avvicina. Sorride, poi tira fuori il più alto riconoscimento civile e militare della Russia, il luccicante vessillo dell’ordine di Sant’Andrea Apostolo. E lo mette al collo di Narendra Modi, che abbraccia per primo il presidente russo, che poi gli sussurra qualcosa all’orecchio. Un’immagine che racconta meglio di mille parole come la politica estera dell’India sia destinata a restare del tutto autonoma. Una doccia gelata per Stati Uniti e Occidente, che da tempo sperano di “arruolarla”, soprattutto in ottica anti cinese.
Modi ha irritualmente scelto il Cremlino per la prima visita all’estero del suo terzo mandato, rompendo la tradizione dei viaggi nel vicinato asiatico. Lunedì sera Putin lo ha subito accolto nella residenza di Novo-Ogaryovo, fuori Mosca, per tre ore di colloqui «informali» tra «vecchi amici». Le immagini dei due leader intenti a sorseggiare tè, spizzicando bacche e dolci, arrivano insieme a quelle dell’ospedale pediatrico bombardato a Kiev. «È un’enorme delusione vedere il leader della più grande democrazia del mondo abbracciare il più sanguinario criminale del mondo in un giorno come questo», ha attaccato Volodymyr Zelensky, costretto a prendere nota di un altro punto segnato da Putin in Asia dopo i recenti viaggi in Cina, Corea del Nord e Vietnam.
«Quando vengono uccisi bambini innocenti, il cuore sanguina e il dolore è terrificante», ha detto ieri Modi nell’unico passaggio implicitamente critico nei confronti di Mosca. Ma per il resto si va d’amore e d’accordo. Nella dichiarazione congiunta al termine del vertice, si legge che Russia e India sono «a favore di una risoluzione pacifica della crisi». Non solo la classica mancata condanna dell’invasione, ma anche un allineamento retorico.
Non solo. Dopo aver visitato un’esposizione sull’energia atomica, Modi ha sottoscritto un accordo di cooperazione fino al 2030 che tra le altre cose prevede la costruzione di piccole centrali nucleari di Rosatom in India, ma anche il raggiungimento dei 100 miliardi di dollari di interscambio. A oggi, ci si ferma a 65 miliardi, con una bilancia ampiamente sbilanciata a favore di Mosca. Già, perché con la guerra l’India ha aumentato in modo esponenziale le importazioni di petrolio russo, favorita dagli sconti tesi a rafforzare mercati alternativi all’Europa.
Nel documento congiunto si mira anche a un approfondimento della cooperazione tecnico-militare. Nonostante la diversificazione delle forniture perseguita dall’India, che ha aumentato la cooperazione con gli Usa nel settore di difesa, Mosca resta il principale fornitore di armi. Elemento che non piace nemmeno alla Cina, impegnata con Delhi in una dura disputa territoriale che ha portato negli anni scorsi a violenti scontri e diversi morti tra i militari dispiegati lungo il confine conteso.
Uno degli obiettivi strategici dell’India è proprio quello di evitare un completo allineamento tra Pechino e Mosca, anche a costo di dare una delusione all’Occidente. Modi ha confermato la sua presenza al summit dei Brics di ottobre a Kazan, invitando poi il presidente russo a Nuova Delhi nel 2025. L’amore pare destinato a durare.
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