World Liberty Financial, la criptovaluta di Trump
L’ultimo affare di famiglia del candidato repubblicano, la «finanza decentralizzata». Il tycoon aveva detto del settore: «Una truffa», ora si definisce «cripto-presidente»
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L’ultimo affare di famiglia del candidato repubblicano, la «finanza decentralizzata». Il tycoon aveva detto del settore: «Una truffa», ora si definisce «cripto-presidente»
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L’ultimo affare di famiglia del candidato repubblicano, la «finanza decentralizzata». Il tycoon aveva detto del settore: «Una truffa», ora si definisce «cripto-presidente»
Pur mentre è impegnato nella campagna elettorale dai toni sempre più aspri, Donald Trump ha trovato il tempo per lanciare l’ultimo affare di famiglia: una critpovaluta. La joint venture con alcuni operatori del settore, denominata World Liberty Financial, è stata annunciata in una diretta Space su X, dai figli Eric e Don Jr., dopo una breve introduzione dello stesso candidato alla presidenza. L’annuncio avrebbe dovuto anche segnare il debutto in affari del figlio minore, Barron, anche se la sua annunciata partecipazione è stata apparentemente annullata in extremis.
L’INIZIATIVA, con cui i Trump promettono di «rendere nuovamente grande la finanza», segna l’entrata della famiglia nel mondo delle valute digitali e della “DeFi”, la «finanza decentralizzata», che Trump aveva inizialmente denunciato come «una truffa». Tuttavia, con l’emergere delle criptovalute come strumento utile per reperire fondi elettorali, Trump ha mostrato un interesse crescente per gli strumenti monetari garantiti da crittografia blockchain.
A luglio l’ex presidente è intervenuto ad una conferenza di settore tenuta a Nashville alla quale si è presentato come futuro «critpo-presidente», promettendo di crescere le «scorte nazionali» di criptovaluta.
SONO MOLTI gli esponenti della destra nazional populista che abbinano l’utile alla pratica politica. È prassi diffusa ad esempio il telemarketing di investimenti (in particolare l’acquisto di oro) durante eventi e trasmissioni politiche (compresi i comizi di Trump). La venture nella valuta segna l’adozione di un ulteriore strumento di commercio finanziario dopo l’introduzione del titolo di Trump Media su Wall Street. Quelle azioni si attestavano ieri su di un valore di circa 17 dollari dopo l’Opa di oltre 60 dollari ad aprile, ma avevano rappresentato comunque un’infusione di quasi due miliardi nei forzieri di Trump. Nel 2022 era stata commercializzata una serie di Nft da collezione, generando 5 milioni di dollari in vendite.
Durante la sua presidenza, pur avendo nominalmente ceduto il controllo ai familiari, Trump mantenne operative le sue aziende, compreso l’albergo attiguo alla Casa bianca utilizzato da molti dignitari stranieri. I figli compivano allora viaggi di affari con protezione del secret service (cui Trump affittava a prezzi esorbitanti locali nella sua residenza di Mar A Lago). Nello stesso periodo, la figlia Ivanka ricevette numerose agevolazioni per fare affari in Cina, mentre suo marito, Jared Kushner, alla fine del mandato di inviato speciale in Medio Oriente, ottenne investimenti sauditi di due miliardi dollari nella sua azienda privata.
GLI AFFARI di famiglia promettono insomma di rimanere una caratteristica principale del capitalismo dinastico da cui è caratterizzato lo stile Trump. I figli hanno affermato che la nuova valuta avrebbe assistito comunità marginalizzate dalla finanza e dalle banche, ma di fatto l’acquisto verrà riservato a facoltosi operatori di settore. Questi ultimi hanno accolto positivamente l’annuncio e la “conversione” di Trump è stata particolarmente celebrata da promotori di cripto come i gemelli Winkelwoss (interpretati da Armie Hammer nel film di David Fincher The Social Network).
Un altro promotore di criptovalute è il proprietario della piattaforma su cui è stato dato l’annuncio. Elon Musk ha anche lui riportato l’attenzione sui potenziali conflitti di interesse di una nuova amministrazione Trump, accettando preventivamente l’incarico di «zar efficientista» di un possibile governo “bis”. Nel ruolo, che ha specificato accetterebbe «anche senza titoli o compensi», Musk, detentore di numerosi e assai lucrosi contratti governativi, avrebbe facoltà di «decostruire lo stato amministrativo» come prescritto dal programma di Trump (Project 2025) tramite massicci licenziamenti, e otterrebbe un potere di fatto decisionale sugli stessi dicasteri incaricati di regolare le sue attività.
OLTRE A UN’OPERAZIONE decisamente “for profit,” la pratica Wlf è quindi emblematica di un allineamento sempre più nitido di interessi finanziari, e settori di Silicon Valley, col programma di deregulation di Trump e contro l’antitrust di recente assai aggressivo messo in campo dall’amministrazione Biden-Harris.
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