La riforma della Legge tributaria su cui andremo a votare il 9 di giugno è un ennesimo schiaffo alla maggioranza delle persone residenti in questo Cantone. Infatti a beneficiare realmente di queste modifiche, spacciate come riduzione delle imposte per tutti, saranno meno del 2% dei contribuenti.
La misura che stride maggiormente con la realtà socioeconomica del nostro Cantone è la riduzione dell’aliquota massima sul reddito dal 15% al 12%, e una riduzione delle imposte per le persone molto benestanti pari al 20%. Un vero e proprio regalo ai ricchi. La dimostrazione che questa riforma è stata costruita esclusivamente per le persone molto facoltose è il semplice fatto che 12 contribuenti risparmieranno complessivamente 4 milioni di franchi in imposte all’anno, mentre i 50’000 esenti non vedranno nulla. Esenti che arrivano alla fine del mese privandosi anche di beni di prima necessità.
Questa riforma si inserisce in un più ampio disegno di riduzione delle imposte alle persone facoltose e alle aziende iniziato nel 2017 con la riduzione dell’aliquota massima sulla sostanza. Globalmente le modifiche della Legge tributaria dal 2017 ad oggi sono costate all’anno al Cantone circa 170 milioni.
Tutte queste modifiche di Legge sono state vendute come necessarie per evitare la fuga di contribuenti facoltosi o di aziende. Fuga che si trasformerebbe in perdita di gettito e quindi in meno soldi per la formazione, per la socialità, per la sanità e per una serie di altri servizi destinati a tutta la popolazione.
Due elementi sono da considerare. Il primo è che di queste riforme abbiamo finora visto solo le perdite di gettito, una perdita di gettito che ha messo in ginocchio le finanze del Cantone; il secondo è che in realtà la fuga di aziende e contribuenti non si è mai verificata.
La mancanza di risorse, che sta causando gli attuali disavanzi, ha portato Governo e Parlamento a mettere in atto una serie di misure di risparmio a scapito del personale pubblico, poliziotti, impiegati dell’amministrazione cantonale, operatori sociosanitari e docenti, con conseguente diminuzione della qualità dei servizi, della motivazione e dell’attrattività del posto di lavoro. Ma non solo: anche a scapito di case anziani, istituti per invalidi e per giovani problematici. La serie di tagli, iniziata nel 2023 e proseguita nel 2024, non è terminata e proseguirà in maniera ancora più incisiva nel 2025.
Mentre ai ricchi si fanno regali, si taglia sui servizi sociosanitari, sulla formazione e sugli istituti che accolgono le persone più fragili del Cantone: un’azione immorale di cui non andare orgogliosi, come invece fanno i fautori di queste modifiche ergendosi a salvatori della Patria.
Insieme alla riduzione dell’aliquota massima sul reddito guardiamo anche due precedenti modifiche di Legge per confutarne le motivazioni-giustificazioni.
La prima è la riduzione dell’aliquota massima sulla sostanza per le persone con più di 1,3 milioni costata al Cantone 20 milioni di franchi, la seconda la riduzione per le aziende dal 9% al 5.5% dell’aliquota sull’utile dal costo 80 milioni di franchi.
Le giustificazioni a questi regali sono sempre le stesse, la fuga di buoni contribuenti dal Cantone. Uno spauracchio che non hanno mai saputo-potuto dimostrare.
Eppure non sarebbe difficile. I dati sulla sostanza delle persone fisiche nei vari Cantoni sono pubblicati sul sito dell’Ufficio federale delle contribuzioni, mentre i dati sugli occupati sono pubblicati dall’Ufficio di statistica cantonale.
Ebbene, dal 2003 ad oggi il nostro Cantone è quello che ha visto l’aumento maggiore dei contribuenti con più di 5 milioni, passando da 359 a 2’229 casi di tassazione. Paragonando questi risultati con quelli di altri Cantoni, spesso citati quali destinazioni preferite dai contribuenti in fuga, come il Canton Zugo, il Canton Grigioni e il Canton Svitto, il Ticino mostra una crescita percentuale del 520%, molto superiore a quella di Zugo (242%), Grigioni (413%) e Svitto (396%).
Se guardiamo alle aziende, un recente articolo apparso su la Regione ha evidenziato che il nostro è il secondo cantone preferito dalle aziende elvetiche. E se guardiamo agli occupati dal 2003 ad oggi, in Ticino sono cresciuti del 31%, mentre in Svizzera del 29%.
È quindi evidente che ci sono altri elementi oltre fiscalità che rendono attrattivo il nostro Cantone sia per le persone, che per le aziende.
Abbiamo strutture scolastiche molto buone e ben distribuite sul territorio, una sanità di prossimità e di qualità, un’amministrazione facilmente raggiungibile, siamo lungo il principale asse di comunicazione europeo nord sud, un asse che ci avvicina sia a Milano che a Zurigo, viviamo in un clima pre alpino e parliamo italiano, elemento non trascurabile per molti cittadini italiani.Per quanto riguarda le aziende, oltre alla lingua, siamo confinanti con un bacino di manodopera qualificata, fattore decisivo per la scelta della sede.
Votare “Sì” a questa riforma tributaria vuol dire ipotecare la possibilità di mantenere i servizi e le infrastrutture al livello attuale e quindi ridurne l’attrattività. Votare “Sì” vuole anche dire non avere le risorse per affrontare le sfide del futuro, mettendo la progettualità del Cantone su un binario morto.
Votare “NO” a questa ingiusta riforma vuol dire cambiare l’attuale politica fiscale di Governo e Parlamento, permettere al Cantone di affrontare i veri problemi della società, e non assecondare i vizi dei ricchi.
Ivo Durisch è granconsigliere e capogruppo PS