Naufraghe – Franca Ongaro Basaglia: dalla liberazione dei malati mentali all’emancipazione femminile

Naufraghe – Franca Ongaro Basaglia: dalla liberazione dei malati mentali all’emancipazione femminile

Dietro e accanto alla rivoluzione di Franco Basaglia in campo psichiatrico sta la figura della moglie Franca Ongaro, una personalità che merita assolutamente di essere considerata nella sua importanza per l’ampiezza degli orizzonti che ha saputo toccare


Sarah Parenzo
Sarah Parenzo
Naufraghe – Franca Ongaro Basaglia:...

La prossima settimana ricorre il centenario della nascita di Franco Basaglia, psichiatra promotore della chiusura dei manicomi e fautore della famosa legge 180 che, il 13 maggio del 1978, aprì il varco ad una riforma radicale del sistema pubblico di salute mentale. L’articolata riflessione intellettuale, così come la traduzione del suo originale pensiero nella prassi, trascendono ampiamente i confini della psichiatria dimostrandosi di estrema rilevanza ancora oggi, motivo per cui una rilettura delle sue opere fornisce dei preziosi strumenti per affrontare le profonde crisi della società contemporanea. Quel che tuttavia non tutti sanno è che, i numerosi scritti lasciatici in eredità da Basaglia, prematuramente scomparso nell’agosto del 1980, sono frutto della quotidiana collaborazione con la moglie Franca Ongaro – intellettuale schiva e tendente alla solitudine, ma dallo straordinario impegno civile – e costituiscono la sintesi del pensiero di entrambi. 

Nata a Venezia nel 1928, Franca Ongaro conobbe il marito attraverso il fratello Alberto che con Basaglia aveva trascorso un periodo in carcere come antifascista. La coppia si sposò nel 1953 ed ebbe due figli Enrico e Alberta. Ongaro, che inizialmente si occupava di adattamenti di letteratura per l’infanzia, finì presto per abbracciare gli interessi del marito per la filosofia e la psichiatria fenomenologica, ambiti inusuali nella cornice dominante dell’organicismo.

La svolta tuttavia avvenne nel 1961, quando Basaglia accettò la sfida di dirigere l’ospedale psichiatrico di Gorizia dove la moglie si immerse come volontaria lavorando nei reparti e partecipando alle assemblee e alle discussioni con pazienti e intellettuali che arrivavano da ogni parte dell’Italia e del mondo per prendere parte all’esperimento radicale della comunità terapeutica. Ma soprattutto Ongaro studiava, traduceva e scriveva, battendo a macchina anche di notte gli appunti di Basaglia e riportando il risultato delle loro conversazioni che sarebbero diventate dei saggi di culto come nel caso de L’Istituzione negata (1968, 1998), Morire di classe (1969) e Crimini di Pace (1973). Il fulcro del loro pensiero è contenuto anche nell’antologia L’utopia della realtà (2005), raccolta di saggi sui meccanismi istituzionali e di esclusione, i rapporti di potere, il ruolo di tecnici e intellettuali, il linguaggio dei corpi, i processi di alienazione e oggettivazione, il nesso tra libertà e responsabilità, nonché le potenzialità insite nel conflitto, nella crisi e nella contraddizione. 

Anche dopo la morte di Basaglia, che intanto si era trasferito a Trieste, Franca Ongaro continuò a coniugare il lavoro teorico con l’impegno politico e culturale, mantenendo i contatti con gli operatori, i familiari, i pazienti, i servizi pubblici e i movimenti sociali. Nel 1982 pubblicò un importante libro per ragazzi dal titolo Manicomio perché?. 

Dal 1983 al 1992 venne eletta al Senato come indipendente, candidata dal Partito Comunista, per due legislature nel corso delle quali, alla campagna per la trasformazione della cultura sulla follia, affiancò l’impegno generale per le politiche sociali. Oltre che dell’attuazione della riforma psichiatrica si occupò quindi di tossicodipendenze, carcere, violenze sessuali e tematiche sanitarie. In merito a queste ultime si espresse contro la censura della malattia e della morte e il mito della salute assoluta, che propone come unica identità l’uomo sano, efficiente e produttivo, favorendo così il mercato delle tecniche mediche (Salute/Malattia , 1982, 2012).

Nell’ambito dell’esplorazione dei binomi dialettici Ongaro si interessò anche del rapporto tra i generi. Particolarmente attenta al corpo e alla salute delle donne, inizialmente approcciate attraverso la lente della salute mentale, si concentrò sul rischio per la donna di essere relegata a ruoli di subordinazione sullo sfondo di mutamenti sociali come quelli avvenuti intorno al ’68 (Una voce. Riflessioni sulla donna, 1982). Alla fine degli anni Settanta venne chiamata anche a curare la voce “donna” per l’Enciclopedia Einaudi. Parlando del femminile Ongaro fa riferimento all’accettazione della diversità come valore, e alla conquista della libertà come parte della soggettivizzazione e presa di coscienza di sé, ma contemporaneamente assunzione di responsabilità all’interno della società.

Dopo una vita dedicata alla deistituzionalizzazione dei pregiudizi limitanti Franca Ongaro Basaglia morì a Venezia nel 2005 in seguito ad una lunga malattia. Una sua biografia è stata curata da Annacarla Valeriano ed è uscita nel 2022 per l’editore Donzelli sotto il titolo Contro tutti i muri. Il suo archivio personale è consultabile, insieme a quello del marito, presso la Fondazione Franca e Franco Basaglia che ha sede a Venezia nell’Isola di San Servolo.

Quando i Naufraghi mi hanno chiesto un contributo per l’8 marzo di quest’anno ho pensato per un momento di intervistare una donna israeliana o palestinese, magari un’attivista per i diritti umani. Tuttavia, è proprio in momenti tragici come quello che attraversiamo oggi in Israele/Palestina, che si ha bisogno di aggrapparsi a figure di riferimento. È questo che rappresenta per me Franca Ongaro: un solido ancoraggio.

Pur essendo padovana con molti legami a Venezia, dal punto di vista intellettuale ho incrociato le figure di Franco e Franca Basaglia da adulta, nel corso dei miei studi di dottorato all’Università Ebraica di Gerusalemme. Da allora la loro opera e il loro pensiero non mi hanno più abbandonata. Da quattro anni, in particolare, lavoro presso una struttura pubblica di recupero psichiatrico per donne ultraortodosse dove ho modo di incontrare quotidianamente molte delle dinamiche con le quali Franca Ongaro si è confrontata professionalmente e politicamente nel corso della vita, godendo delle sue sagge riflessioni che fungono da bussola quando mi sembra di perdermi. Inoltre, in una prospettiva più ampia, ritengo che tanto la psichiatria quanto la condizione femminile costituiscano punti di osservazione privilegiati per la comprensione dei meccanismi di una società e delle sue politiche. In tempi di profonda crisi come quella che affronta Israele in questi mesi un’analisi “basagliana” potrebbe consentire di sostare nella complessità e nella contraddizione e nel contempo superarla uscendone arricchiti. 

Nell’immagine: Franca Ongaro Basaglia e Franco Basaglia

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