Tredicesima AVS, continua un allarmismo senza ragione

Tredicesima AVS, continua un allarmismo senza ragione

Le ragioni per cui in realtà non c'è ragione di credere a chi ritiene che non vi siano congrue decisioni sul suo finanziamento


Fabio Dozio
Fabio Dozio
Tredicesima AVS, continua un allarmismo...

Dopo la batosta sulla tredicesima AVS, nel campo borghese si alzano i lamenti. Non manca chi gufa e parla di “giornata nera” e si fanno avanti coloro che minacciano referendum nei confronti delle misure da mettere in atto per finanziare la riforma. Insomma, si dimostra, ancora una volta, malgrado le chiacchiere, che la disponibilità al compromesso da parte della destra è inesistente. Perfino quando è il popolo a decidere, compreso parte dell’elettorato dello stesso centro destra. Dunque ci sarà, in Parlamento e fuori, chi farà di tutto per boicottare la decisione popolare.

Abbiamo detto e ripetuto che le soluzioni per finanziare la tredicesima ci sono. Si tratta di circa 5 miliardi di franchi all’anno. Prima di tutto le riserve nelle casse dell’AVS non sono mai state così ricche, si stimano 68 miliardi di franchi nei prossimi anni. Con un leggero aumento dei contributi dello 0,8 %, diviso fra lavoratori e datori di lavoro, si incasserebbero 4 miliardi. Abbiamo anche detto e ripetuto che, invece di aumentare l’imposta sul valore aggiunto (IVA) o i contributi della Confederazione, che potrebbero ricadere sulle imposte federali, la soluzione migliore potrebbe essere tassare gli extraprofitti, oppure introdurre una microtassa sulle transazioni digitali. Come da tempo, e di nuovo giovedì scorso nell’intervista a Naufraghi/e, suggerisce il prof. Sergio Rossi.

Ora c’è una buona notizia. Dai banchi del Centro, il capogruppo Philipp Bregy propone di introdurre una tassa sulle transazioni finanziarie: prelevare, per esempio, lo 0,2% del valore commerciale di ogni transazione sul mercato finanziario. “Dobbiamo cercare nuove strade da mettere in pratica” ha detto Bregy. Una proposta simile era già stata avanzata dal consigliere agli Stati vallesano Beat Rieder nel 2022.

“Sono stupito che quella che era un’idea piuttosto utopica stia ora diventando oggetto di un serio dibattito politico”, ha dichiarato Marius Brülhardt, professore di economia all’Università di Losanna, al Tages Anzeiger.

Finalmente un po’ di aria fresca a Palazzo federale. È anche rilevante che questa proposta, concreta e originale, che non cerca fondi nelle tasche di tutti i cittadini, provenga dal Centro. La sinistra dovrebbe vedere di buon occhio la misura, perché è una forma ridotta della microimposta sul traffico scritturale dei pagamenti, oggetto di un’iniziativa, due anni fa, che però non era riuscita a raccogliere le firme necessarie.

Marc Chesney, professore di economia a Zurigo, promotore dell’allora iniziativa sulla microimposta, ritiene che tassare le transazioni finanziare, come suggeriscono Bregy e Rieder, sarebbe una prima tappa nella giusta direzione, “tecnicamente facile da realizzare e molto più sociale di un aumento dell’IVA”.

Tassare le transazioni finanziarie invece del lavoro o dei consumi è un’idea vecchia, ma mai applicata in Svizzera, a differenza di altri paesi europei. Il padre di questa misura è l’economista James Tobin che la formulò, nel 1972. L’aspetto originale è dato dall’esiguità dell’imposizione che non condiziona l’economia reale. L’idea di Tobin venne poi assunta, alla fine degli anni novanta, dall’associazione ATTAC (Associazione per la tassazione delle transazioni finanziarie e per l’aiuto ai cittadini).

Due piccioni con una fava: se per applicare la tredicesima AVS si riuscisse a introdurre in Svizzera una tassazione sulle transazioni finanziare, sarebbe un ulteriore passo avanti per lo stato sociale elvetico.

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