La scuola che il PLR vorrebbe
Una proposta in cui si vuole tutto e di più, ma non si dimentichi che secondo l'ultima rilevazione internazionale (PISA) la scuola ticinese vanta ottimi risultati
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Una proposta in cui si vuole tutto e di più, ma non si dimentichi che secondo l'ultima rilevazione internazionale (PISA) la scuola ticinese vanta ottimi risultati
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Una proposta in cui si vuole tutto e di più, ma non si dimentichi che secondo l'ultima rilevazione internazionale (PISA) la scuola ticinese vanta ottimi risultati
Dopo aver letto «L’opinione» di Gerardo Rigozzi, apparsa sul «Corriere del Ticino» di mercoledì 25 settembre, vien da dire che i liberali non hanno ancora digerito il fatto che il DECS non sia più in mano loro. Affermazioni come «la proposta dell’Associazione di area liberale […] sembra innovativa e al di là degli schemi in auge in materia scolastica» e che la stessa sia «finalmente un’idea nuova, sia pur ancora generica» lo confermano. Il già direttore del Liceo Lugano 2, mio predecessore, scrive che «finora il DECS ha proposto un concetto di scuola assai tradizionale, con la pretesa di accomunare tutti gli allievi in un unico percorso improntato all’inclusione totale», come se il “concetto” dell’inclusione sia una colpa, e non la base su cui si è costruita la scuola media unica, che di fatto ha cancellato la scelta obbligata, dopo le scuole elementari, tra scuola maggiore e ginnasio a vantaggio di una solida formazione culturale per tutte le allieve e tutti gli allievi: una scelta coraggiosa che, è bene sottolinearlo, gli stessi liberali sostennero cinquant’anni fa e che oggi vorrebbero sostituire con dei percorsi differenziati. È il mondo alla rovescia, caro a un certo ex generale.
Ma qual è, in buona sostanza, la proposta del PLR? Principalmente essa intende ridurre la griglia oraria, portando la settimana da 33 a 30 ore di lezioni obbligatorie (6 ore al giorno, anche il mercoledì), seguite – nel pomeriggio – da una serie di proposte formative facoltative, nelle quali «l’autonomia e l’indipendenza degli allievi venga stimolata e coltivata» attraverso lo svolgimento «di attività espressive e tecniche legate al settore sanitario, artigianale o industriale, francese, latino, attività commerciali, educazione alimentare, ecc. Uno degli obiettivi per i ragazzi è [dunque] di poter sperimentare discipline e individualizzare il proprio percorso – avvicinandosi così alla realtà del mondo post obbligatorio»: di tutto e di più! E finalmente, nei pomeriggi dei giorni feriali «ogni ragazzo deciderà cosa fare, senza alcuno stress da valutazione o nota». «Un tempo dinamico, in cui è possibile far uscire i ragazzi dalla bolla scolastica per capire come è il mondo fuori». Questo è il menù: ma come cucinarlo? Come togliere tre ore dalla griglia oraria? Ancora non lo dicono, more solito. La sensazione è che il PLR, oltre a voler ridurre le ore di insegnamento, voglia coinvolgere i privati in momenti educativi fra il facoltativo e l’opzionale.
Che, in termini generali, la scuola attraversi un periodo complicato, divisa fra formazione della persona e preparazione al lavoro, acquisizione di conoscenze e sviluppo di competenze, inclusione e differenziazione, alla luce anche di un preoccupante disagio diffuso nel mondo giovanile, è fuori discussione: trattasi di un problema di portata internazionale che merita un’ampia riflessione, ma non certo soluzioni improvvisate in un chiassoso cantiere costantemente aperto.
Che, in un orizzonte più particolare, la nostra scuola media vada migliorata e che si possa fare meglio nessuno lo contesta. Ed è ciò che il DECS sta tentando di fare, magari con fatica e con inciampi. Dall’ ultima indagine internazionale PISA (Programme for International Student Assesment), che a cadenza triennale valuta le competenze delle quindicenni e quindicenni dei paesi membri OCSE in matematica, letteratura (comprensione dello scritto) e scienze, la scuola ticinese risulta ai primi posti; infatti, considerando tutti i Paesi partecipanti al test PISA 2022, il Ticino eccelle in tutti gli ambiti posizionandosi tra i primi 10 Paesi. Dunque non siamo di fronte né a un lago stagnante, che va a tutti i costi sciabordato da un vento rigeneratore, né a un incendio da spegnere al più presto. L’impianto è buono, si deve soltanto aggiornarlo con scienza e conoscenza e senza falsi ideologismi di rivincita.
Della proposta avanzata da PLR si dovrebbe ragionare con più calma, approfondendo laddove è necessario; ma per poterlo fare i liberali dovrebbero uscire dal generico, sostanziando meglio la loro proposta con relative declinazioni pratiche. Hanno detto che «questi sono spunti, non un progetto definito in ogni sua parte»: aspettiamo, dunque, pazientemente.
Aurelio Sargenti, già direttore liceale
Scritto per “La Regione”
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