I cattolici nel PD di Elly Schlein

I cattolici nel PD di Elly Schlein

Alla nuova segretaria dei Democratici italiani tocca il compito, nel compattare le diverse “anime” del partito, di rassicurare la componente cattolica


Ruben Rossello
Ruben Rossello
I cattolici nel PD di Elly Schlein

C’è un fantasma che in questi giorni sembra agitare molti dirigenti del Partito Democratico, dopo il grande successo di Elly Schlein e la svolta imposta al partito dalla sua elezione. Cosa faranno ora i cattolici, che, dichiara il neopresidente Bonaccini, “nel PD sono tantissimi”?  Se ne andranno o resteranno?

Il ripetersi degli appelli dei dirigenti del partito, e dei suoi padri nobili, affinché i cattolici possano continuare “a sentirsi a casa loro nel PD” (Bonaccini, la Repubblica del 14.03) fa capire che la questione non è marginale; e che, per il momento, l’identità profonda del partito resta quella immaginata nel 2007, quando Veltroni al Lingotto celebrò l’unione tra le correnti riformiste degli ex comunisti italiani e dei democristiani.  

Ma c’è di più. Ascoltando i primi interventi pubblici della Schlein dopo l’elezione, il men che si possa dire è che lei stessa è molto attenta a quest’aspetto. Nei 27 minuti di intervista con Fabio Fazio di domenica 6 marzo, Elly Schlein – la cui radicalità non può che suonare evangelica su diversi temi urgenti – ha fatto 4 importanti citazioni: una tratta da Lettere a una professoressa di don Lorenzo Milani, due di papa Francesco (le parole sull’Ucraina e l’enciclica Laudato sì) e una di Romano Prodi; nessun altro è stato citato. Mentre nel lunghissimo intervento all’Assemblea del partito che ha ratificato la sua elezione alla segreteria, parlando della “storia dalla quale veniamo” l’unico riferimento ideale citato è quello di don Giuseppe Dossetti; e alla sua tomba la Schlein si è addirittura recata, prima delle elezioni, insieme alla presidente del partito durante la visita a Marzabotto, luogo di una delle peggiori stragi nazifasciste. Nello stesso intervento ha poi citato ancora l’enciclica Laudato sì facendo persino gli auguri a papa Francesco per il decennale del suo pontificato.

Difficile pensare che tutto ciò sia un caso. Questa attenzione sembra piuttosto rispondere una precisa logica: rassicurare la componente cattolica del partito che questa cultura non sarà dimenticata nel nuovo PD.  Anzi, nell’intervista con Fazio Elly Schlein è stata molto concreta, dicendo che le diverse culture che hanno fondato il PD sono tutte molto attive e vivaci sui temi fondamentali dell’ultimo congresso del partito. “Tra la cultura di sinistra e quella cattolico democratica io vedo un nuovo fertile terreno di incontro per fare insieme le battaglie contro la povertà, contro le diseguaglianze e per i diritti delle persone più fragili”.  E così ha ribadito anche nel discorso d’insediamento.

Insomma, Elly Schlein – forse anche opportunamente consigliata dopo le prime fughe e di fronte ai richiami espliciti di chi, da altre sponde, invita cattolici e riformisti a lasciare il partito – sembra voler dire che, pur con una chiarezza nuova sulla linea politica del partito, il PD che ha in mente resta un partito plurale; e che si rispecchia nella propria storia. Una storia, appunto, fatta dall’ intesa sancita nel 2007 tra gli ex comunisti passati attraverso varie riforme e l’ala popolare della ex Democrazia Cristiana confluita qualche anno prima nella Margherita. Oltre agli ex socialisti e liberali riformisti.

Certo: nel partito che prefigura la Schlein c’è una discontinuità evidente col passato recente del PD. L’aria nuova che si respira è lì da vedere, bastano già solo il suo volto di giovane donna, la sua biografia atipica e la ferma volontà di esprimere una linea politica finalmente chiara.  Eppure, la nuova segretaria appare molto sincera quando chiede ai cattolici del PD di condividere questo rinnovamento del partito, che deve servire a schierarsi con efficacia dalla parte dei più deboli e a rafforzare le strutture pubbliche a servizio della gente.  

Naturalmente non sarà un nuovo atteggiamento verso i migranti, il rafforzamento della sanità e della scuola pubbliche o un nuovo slancio ambientale a creare un problema ai cattolici del PD. Il terreno più scivoloso dove il pluralismo invocato dalla Schlein verrà messo alla prova sarà il campo dei diritti individuali e dei temi della vita. Oltre al rispetto dei corpi sociali intermedi (la sussidiarietà) e la considerazione dei ceti produttivi. 

Ma anche in quest’ambito ci sono alcune discontinuità rispetto al passato che chiamano a qualche considerazione meno scontata di un tempo. Nella società italiana di oggi, così come in tutta Europa, il fattore religioso è manifestamente in calo. E se in certe regioni italiane si arriva al 70, 80 o 90 % di medici obbiettori di coscienza che rifiutano di praticare l’aborto esso è riconducibile, almeno in parte, ad un’idea laica e umanista, che riconosce il valore della vita dell’embrione e della vita nascente. Così come il dibattito sulla maternità surrogata (il tema del cosiddetto utero in affitto) ha fatto emergere anche all’interno delle donne della sinistra PD posizioni critiche che nulla hanno a che fare col pensiero religioso e che piuttosto riflettono la preoccupazione che il corpo della donna non venga sfruttato e mercificato.

Se Elly Schlein ha ragione a rivendicare che il diritto all’aborto venga garantito in tutte le Regioni e Province nonostante i molti medici obbiettori, altrettanto rispetto andrà dato al lavoro prezioso quanto oscuro delle tante associazioni che cercano di provvedere agli aiuti economici e pratici che talora fanno decidere una donna a favore della continuazione della gravidanza. Il titolo esteso della legge 194 (spesso dimenticato) è “Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza”. 

La chiave di volta di un possibile cammino comune nel nuovo PD per i riformisti delle anime di cui si compone il partito, sarà dunque il rispetto del pluralismo. E molto dipenderà dagli accenti e dai modi con cui verrà condotto il dibattito interno. I cattolici del PD chiedono di essere parte non mortificata nel dibattito interno del nuovo PD. “Sui temi sensibili deve valere il pluralismo” (Pierluigi Castagnetti, sull’Avvenire del 10 marzo). “L’innovazione non consiste nello spingere fuori dal partito chi la pensa diversamente da te. I diritti individuali devono avere il loro spazio, ma non bisogna trascurare i diritti comunitari e la grande rete sociale della famiglia”. (Graziano Delrio su La Repubblica del 6 marzo)

Elly Schlein ha parlato molto in questi giorni del salario minimo e di un decreto contro la cementificazione. Due provvedimenti sacrosanti, che non troverebbero nessuna opposizione all’interno del partito. Sarebbe un bell’inizio per il nuovo cammino comune. Il resto è tutto da costruire assieme. Se ce ne sarà la volontà.

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