PSE Cornaredo: primo non nuocere

PSE Cornaredo: primo non nuocere

Imponenti nuove cubature e massicci interventi edilizi non giovano a nessuno


Cristina Kopreinig Guzzi
Cristina Kopreinig Guzzi
PSE Cornaredo: primo non nuocere

A prima vista sembrerebbe fuori luogo applicare ai progetti che fanno parte della “strategia dei poli di sviluppo della Città 2018-2028” , in particolare a quello “spinoso” di Cornaredo, il principio base della medicina: “in primis non ledere” (nella scelta di una terapia bisogna innanzitutto non arrecare danno al paziente).

Invece non lo è per niente, perché purtroppo si constata che la nuova infrastruttura del Polo sportivo e degli eventi (PSE) ospiterà sì contenuti pubblici (stadio e palazzetto dello sport ben vengano) ma anche “contenuti accessori (commerci, uffici, strutture residenziali” con imponenti nuove cubature, massicci interventi edilizi che arrecano grave danno e pregiudizio all’organismo urbano; quindi sia il dottore che l’urbanista coscienzioso fan bene a preoccuparsi.

L’estratto cartografico (nostra elaborazione schematica e del tutto indicativa su mappa ufficiale 2021) mette in evidenza la rete dei corsi d’acqua (in verde e blu) interessati dalla “pianificazione delle rivitalizzazioni” dell’Ufficio cantonale dei Corsi d’acqua UCA, componenti naturali importanti, su cui graverebbero gli ingombri del nuovo Polo (in marrone) e delle nuove cubature pluripiano (in rosso).

E ciò in una situazione di piano regolatore  confusa, non solo perché il nuovo piano unico di Lugano è allo stadio embrionale, ma anche perché, malgrado un consistente calo demografico, ancora non è stato completato dall’amministrazione il calcolo della contenibilità, obbligatorio ai sensi del Piano Direttore cantonale (scheda R6) per ridurre drasticamente il consumo di suolo.

Ritardo cui si affianca per i responsabili della pianificazione della Città il compito di individuare, entro tre anni dall’entrata in vigore della Scheda R6 medesima, i luoghi sensibili e il PAC, Programma d’azione comunale per lo sviluppo insediativo centripeto di qualità.

Nel quartiere di Molino Nuovo di luoghi sensibili con consistenti brani di natura ce ne sono parecchi, per esempio intorno alla Masseria Bizzozero a Cornaredo, spazi verdi per cui Lugano, primo Comune del Canton Ticino ad aver aderito alla Charta dei Giardini aveva assunto l’impegno di “promuovere la biodiversità” .

La Città quando vuole sa far bene: ma allora perché non perseverare nel bene ? Perché ledere gli altri spazi aperti e le altre componenti di pregio che per fortuna ancora caratterizzano il quartiere?  Con una più approfondita analisi l’amministrazione constaterebbe che l’anima sociale del quartiere è vigorosa, vi sono ubicati la Masseria e diverse altre intense realtà, come il Canvetto Luganese, con il suo pastificio, veri e propri luoghi sensibili “ricchi di storia, di patrimonio o di natura, fonte di ricordi o sensazioni positive”(definizione tratta dalle Linee guida dipartimentali sul PAC, del 2018).

Molino Nuovo, con Cornaredo, è quartiere vivo, come del resto attestano le oltre quattrocento schede/ testimonianze dei cittadini che l’amministrazione conosce per averne a suo tempo promosso la raccolta. Si veda, fra le altre, questa testimonianza:

“Una volta c’è stata una tragedia al Circo Knie, una tigre aveva attaccato e ucciso una bambina. Il funerale lo hanno fatto nella mia chiesa ed io ho servito messa. Sono venuti tutti quelli del circo, anche il nanetto, tutti. Li ho visti piangere e non sapevo ancora che un giorno sarei poi partito anch’io come un gitano, che avrei fatto circo come loro. In quel periodo sognavo di andare alle olimpiadi come ginnasta. Ci allenavamo con la federale alla vecchia palestra di Molino Nuovo, poi sono entrato nell’artistica e ho cambiato palestra. Alle olimpiadi ho capito subito che non ci sarei mai arrivato, non ero abbastanza agile. Però quegli anni di ginnastica non me li dimenticherò più … Sono anni che viaggio, con il Teatro Sunil siamo andati a scoprire dei posti proprio strani, con spettacoli che spesso chi li vede dice che sono carichi di nostalgia. E la nostalgia non è altro che la voglia, il desiderio intimo di tornare a casa. omissis La vecchia casa l’hanno buttata giù però sono rimaste le piante del giardino. Quando sono triste e arrivo a Lugano vado sempre di nascosto a sedermi in quello che resta del mio giardino, chiudo gli occhi e mi vengono in mente tutti, tutti quanti, tutti quei suoni, quei visi. omissis   Quando mi chiedono di dove sono, io rispondo sempre che sono di Molino Nuovo, sono un ragazzo di Molino Nuovo.  Se qualcuno poi mi domanda dove si trova questo Molino Nuovo, allora mi faccio invitare a bere un caffè, ho bisogno di tempo, ho una bella storia da raccontare.”( Daniele Finzi Pasca, 2007 testimonianza ad hoc per il Progetto ConSenso, Dicastero quartieri, Città di Lugano, SUPSI.)

Conoscendo anche solo un po’ la storia di Lugano, pare che il progetto del “Polo sportivo e degli eventi” non si curi delle fasce più deboli della popolazione, dei giovani del quartiere, fasce sensibili appunto perché attaccate ai luoghi in cui vivono e crescono. Perché mandare oggi i ragazzi a giocare da un’altra parte?

E non ci si venga a dire “ tanto ora intorno all’attuale stadio c’è una distesa di asfalto, il quartiere non è più quello di una volta”: appunto a questo servono storia e lettura territoriale. Serve l’anamnesi: il dottore ha proprio ragione e l’urbanista la pensa come lui.

L’ente pianificante, il Comune, non deve nuocere ma risanare, rigenerare e rivitalizzare, dopo aver studiato a fondo il suo territorio che è un organismo vivente sensibile. La reversibilità delle situazioni compromesse è obiettivo primario di un’urbanistica progredita, c’è ancora spazio per far bene, per attuare lo “sviluppo locale autosostenibile” a Molino Nuovo, ma anche negli altri venti quartieri di Lugano, nella loro varia connotazione. L’addizione di sfrontate volumetrie commerciali/ residenziali/terziarie a Cornaredo sarebbe come appiccicare un insano toupet alla Città: i cittadini chiedono visioni urbanistiche di ben altro spessore.

Di buona parte dei contenuti del PSE non è dimostrata l’utilità, basta guardare lo sfitto in giro a Lugano; la sostenibilità ambientale è dubbia, quella economica pure; con le molte perplessità e i giudizi negativi anche fra la popolazione, realizzare il progetto così com’è ora vorrebbe dire indebolire il corpo sociale.

In sostanza il progetto non è sostenibile. Dal profilo urbanistico si tratta di un grande errore strategico perché lo sviluppo centripeto deve consolidare l’esistente, Lugano città, non tentare di duplicarla a nord, cioè a Cornaredo.

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