A cosa serve oggi parlare delle radici della cultura euro-mediterranea?
Per esempio a capire che “libertà” non è fare ciascuno ciò che si vuole, bensì sviluppare sé stessi insieme agli altri e non contro - Di Ernesto Borghi
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Per esempio a capire che “libertà” non è fare ciascuno ciò che si vuole, bensì sviluppare sé stessi insieme agli altri e non contro - Di Ernesto Borghi
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Per esempio a capire che “libertà” non è fare ciascuno ciò che si vuole, bensì sviluppare sé stessi insieme agli altri e non contro - Di Ernesto Borghi
Giovedì 18 aprile, presso la Bibliotea luganese Salita dei Frati (ore 20.30) inizierà il VII ciclo intitolato “Alle radici della cultura europea per la vita di tutti”. Ancora una volta l’obiettivo è il seguente: ricercare e considerare, sia pure per frammenti, che cosa potessero dire a noi, cittadine e cittadini del XXI secolo, le culture greco-latine ed ebraico-cristiane su una serie di valori etici ed estetici di notevole respiro. Cogliere alcuni caratteri fondamentali dell’idea di essere umano sviluppatasi nell’antichità mediorientale e mediterranea è sembrato molto utile per riflettere, in forma seriamente e liberamente interpretativa, sull’umanità di oggi e sulla sua fisionomia auspicabile in una logica di confronto tra sensibilità diverse, comunque consapevoli di guardare alla vita in termini non essenzialmente ripiegati su di sé.
I valori/concetti di cui ci siamo occupati nel corso di questi “trittici” di serate sono stati, in successione, i seguenti: sapienza, giustizia, gioia/felicità/beatitudine, amore, povertà/ricchezza, corpo/spirito. In questo settimo anno abbiamo scelto, anche in considerazione della situazione socio-politica di varie zone del mondo, di considerare il tema “libertà”, affrontandolo secondo la consuetà triplice modalità: un incontro relativo alle culture greche e latine (18 aprile 2024: relatore, il grecista e latinista Giancarlo Reggi), un altro a quanto emergente dalle scritture bibliche (25 aprile 2024: relatore, il biblista Patrizio Rota Scalabrini), un terzo di confronto tra quanto variamente scaturito nei primi due e alcuni aspetti qualificanti della cultura e vita contemporanee (2 maggio 2024, relatrice, la teologa morale Gaia De Vecchi).
Perché dunque scegliere il tema della libertà in questo momento storico? Certamente i massmedia fanno riscontrare, in modo anche inadeguato rispetto alla realtà dei fatti, che in troppe zone del mondo l’autodeterminazione delle persone e dei popoli è ancora tutt’altro che un obiettivo raggiunto. Tragiche repressioni religiose, sociali, culturali e politiche; condizioni di lavoro schiavistiche; scelte sessiste e omofobiche: già solo questo breve elenco può condurre lettrici e lettori a cogliere quanto la libertà degli esseri umani sia minacciata e spessissimo violata per la volontà di minoranze, gruppi, singoli individui che ragionano sempre e comunque secondo prospettive di un egocentrismo più o meno terribile, che necessita di essere contrastato in ogni modo possibile. I principi essenziali per una convivenza interumana positiva sono il vivere onestamente, il non danneggiare l’altro e il dare a ciascuno il suo, condizioni che la cultura mondiale da millenni variamente propone.
E se libertà, in questo quadro umanistico generale, non è semplicemente fare quello che si vuole, ma avere la possibilità di sviluppare se stessi insieme ad altri, non contro di loro, quanto le culture mediorientali e mediterranee antiche presentano, nelle loro diversità, può contribuire certamente a questa umanizzazione fondamentale, di cui vi è un bisogno sempre più rilevante e indilazionabile. Da che cosa ci si dovrebbe liberare? Per chi o per che cosa si dovrebbe essere liberi? Dare risposte serie a questi due interrogativi è egualmente importante, tanto a livello personale quanto in ambito sociale, in una logica che, dopo le legittimissime prese di posizione contro ogni forma di autoritarismo sociale, religioso e politico – si pensi alle proteste diffuse della fine degli anni Sessanta del secolo XX – non faccia assurgere a criteri di libertà l’irresponsabilità sociale ed ambientale e la ricerca di un arricchimento economico fine a se stesso.
La persuasione di un numero crescente di persone, anzitutto nel Nord del mondo, che partecipare alla vita politica anche soltanto in forma di elettorato passivo sia inutile è un altro segnale evidente di quanto l’esercizio della libertà vada ripensato. Penso a prospettive di rinascita democratica che parrebbero oggi impraticabili in un mondo in cui le decisioni sostanziali di portata planetaria vengono assunte da piccoli gruppi di persone molto raramente chiamate a rendere conto delle loro scelte e delle conseguenze relative in campo sociale, economico e politico.
Non si tratta di fare del catastrofismo culturale o esistenziale, ma anche di riflettere sul valore della libertà e sulle strategie culturali indispensabili per aiutare giovani, adulti e anziani ad essere sempre liberi da tutto ciò che diminuisce il livello di umanità individuale e collettiva, il tutto ben sapendo che il dialogo anche tra idee diverse, su un tema come questo, può trovare piste di convergenza estremamente importanti, proprio perché la libertà, di volta in volta culturale, economica, sociale e politica può essere variamente a rischio nella vita di chi abita il nostro tempo e deve, quindi, essere conquistata ed approfondita, giorno per giorno, dal cuore alla mente di ciascuno.
Ernesto Borghi, docente universitario, presiede l’Associazione biblica della Svizzera Italiana
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