Coscienza e intelligenza

Coscienza e intelligenza

Per adottare decisioni iper-razionali può bastare la tecnologia, ma è la coscienza l’unico indispensabile discrimine fra l’umano e le macchine


Paola Pronini Medici
Paola Pronini Medici
Coscienza e intelligenza

Chiasso letteraria è sempre da stimolo alla riflessione, aiuta a ordinare pensieri scomposti. Nell’edizione che si è da poco conclusa, Marco Revelli e Christian Marazzi hanno intavolato un dialogo che, oltre ad essere risultato estremamente piacevole, ha toccato temi fondamentali inerenti a coscienza e intelligenza. La coscienza non solo come coscienza di sé, caratteristica umana e probabilmente di altri essere viventi (anche se fatichiamo a immaginarlo e a dimostrarlo), ma anche e soprattutto come moto del cuore; in questo senso, la coscienza è certamente il discrimine tra uomini e macchine.

La coscienza pone limiti diversi da quelli dell’efficienza razionale e sa sfondare gli argini e i confini posti dalla razionalità. Pensieri selvaggi era appunto il tema di questa edizione della manifestazione letteraria.

A proposito del discrimine fra uomini e macchine, non ho potuto fare a meno di riflettere su due esempi di attualità. Il primo riguarda il dibattito internazionale sul termine genocidio riferito al massacro che si è perpetrato ed è ancora in corso nella striscia di Gaza: se davanti ad un dramma di questa portata ci permettiamo di disquisire (fuori dalle aule della Corte internazionale di giustizia dell’Aja) sull’appropriatezza del termine genocidio, significa che abbiamo già messo a dormire le nostre coscienze e ragioniamo solo in termini tecnici e giuridici; un ragionamento che potremmo senz’altro affidare all’intelligenza artificiale. La seconda riguarda la decisione dei nostri rappresentanti politici federali di sospendere (negare?) i finanziamenti all’agenzia delle Nazioni Unite UNRWA tagliando di fatto aiuti umanitari più che necessari ai civili palestinesi. Nonostante l’estrema urgenza, nonostante i risultati di un’autorevole inchiesta indipendente e l’assenza di alternative valide, in attesa di chissà quali certezze e incuranti delle certezze del massacro. Una macchina sarebbe giunta alla stessa scelta.

Potremmo purtroppo trovarne molti altri di esempi indegni di una civiltà che si dice umanistica. Sono, forse, ancora tempi floridi per l’intelligenza, soprattutto quella artificiale, ma per le coscienze, per la nostra umanità dunque, sono tempi davvero aridi. Gli studenti che manifestano nelle università occidentali e chi li supporta, dentro e fuori gli istituti accademici, sono il grido di ribellione all’intelligenza secca e mortifera della politica, scuotono le coscienze assopite da tanta “razionalità”, rompono il nostro silenzio complice. La loro coscienza ha messo un limite che l’intelligenza arida non vuole mettere, ha detto basta al massacro, basta tacere. Dovremmo essergliene grati. Accusarli di antisemitismo è un modo indegno e volgare per sviare il discorso e per delegittimarli. C’è di cui vergognarsi, ma per vergognarsi ci vuole coscienza.

Nell’immagine: gli/le studenti dell’ETH di Zurigo in un servizio di RTS

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