Simona Lanzoni – Protezione delle donne migranti, cosa dovrebbe cambiare
A dieci anni dall’entrata in vigore della Convenzione di Istanbul
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A dieci anni dall’entrata in vigore della Convenzione di Istanbul
• – Françoise Gehring
Se non cambiano le parole sulle donne
• – Françoise Gehring
A dieci anni dall’entrata in vigore della Convenzione di Istanbul
La donna straniera che ha subito atti di violenza fisica e psicologica da parte di un congiunto dal quale dipende per soggiornare in Svizzera può essere facilmente rinviata al proprio paese d’origine se non dimostra di aver subito una “certa intensità della violenza”. La violenza di genere rappresenta una delle forme di abuso più diffuse al mondo. Coinvolge individui, famiglie e intere comunità, ed è frutto di dinamiche molto complesse. Colpisce tutte le donne, indistintamente. Ma spesso le donne migranti rischiano di subirla doppiamente, a causa della propria condizione di vulnerabilità. A questi casi occorre dedicare una specifica attenzione, perché le donne migranti, se prive di un regolare contratto di lavoro, sono maggiormente esposte a fenomeni di sfruttamento, tratta, schiavitù e violenza di genere.
Su questo tema si discuterà il prossimo 1° dicembre, alle ore 18.00, presso l’Auditorium ICEC in viale Franscini 32 a Bellinzona. Tra le persone invitate ci sarà anche Simona Lanzoni, esperta del Gruppo di lavoro che si occupa di verificare l’applicazione della Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, sottoscritta 10 anni fa nella città turca da 10 stati membri del Consiglio d’Europa (la Svizzera lo ha fatto con riserva).
Abbiamo approfittato dell’occasione per porre alcune domande in anteprima a Simona Lanzoni sull’ applicazione della Convenzione e il quadro generale di questo problema in Europa.
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