Pediatra per passione, pazienti per divertimento

Pediatra per passione, pazienti per divertimento

Recensione semi-seria ad Andreas Wechsler, Infanzie calzanti per piccoli e grandi. Istruzioni per l’uso dai 3 anni all’adolescenza


Federica Alziati
Federica Alziati
Pediatra per passione, pazienti per...

Questa non è una recensione obiettiva. Per due motivi fondamentali. Il primo è facile da riassumere: chi scrive non ha le competenze per entrare nel merito della pediatria dello sviluppo e, dunque, della validità scientifica delle proposte condivise nel libro, firmato da uno degli specialisti in materia più rinomati della Svizzera italiana. Il secondo, pur meno oggettivo, non è comunque difficile da comprendere: l’autore è il pediatra delle mie figlie. Per la mia famiglia, Andreas Wechsler è “il dottore con le bretelle” da cui, di tempo in tempo, le bambine vanno “a giocare”.

Bretelle a parte (i familiari si dividono tra chi non ci si abituerà mai e chi le adora), il mio personale debito di gratitudine con il dottor Wechsler risale al giorno in cui, incontrandomi per la prima volta e ascoltando il mio resoconto delle prime tre settimane di vita in comune con due gemelline già parecchio vivaci, mi guardò negli occhi e mi disse, con voce sottile ma gravitas profetica: “Ma lei è consapevole qui non si tratta di correre i 100 metri, ma una maratona? Vuole esaurire le energie nello sprint iniziale?”. Tra tante dottrine pedagogiche e piani d’attacco per poppate e pannolini propugnatimi da levatrici, parenti, amici e signore incontrate per strada (tutti, a loro modo, animati dalle migliori intenzioni), mi sembrò che per la prima volta qualcuno stesse concentrando davvero l’attenzione su di me e sul mio benessere psico-fisico, riconoscendo che anche da quello sarebbe dipesa la salute delle piccole. Divago, ma forse non troppo. In fondo, in mancanza della teoria, sono proprio le esperienze maturate in questi ultimi cinque anni a permettermi un confronto relativamente consapevole con il libro che ho per le mani. Credo, inoltre, che l’aneddoto sintetizzi piuttosto bene uno dei cardini del modello pediatrico sviluppato da Andreas Wechsler, vale a dire la presa in carico non soltanto dei giovanissimi pazienti ma di tutta la famiglia, con gli equilibri e le esigenze particolari di ogni nucleo, con buona pace dei modelli teorici. Lo sa bene chi ha varcato anche solo una volta la soglia del Poliambulatorio Cresci e cresci bene, lo sa chi ha letto il primo manuale pubblicato dal dottore, Genitori per divertimento, figli per passione. Istruzioni per l’uso 0-3 anni (Casagrande, 2017), di cui questa seconda puntata non è che la naturale continuazione.

Ho già confessato di non essere molto ferrata in medicina, però di libri un pochino me ne intendo. Ed entrambi i libri di Andreas Wechsler hanno il merito innegabile di prender forma a immagine e somiglianza dell’autore: in altre parole, sono esattamente quel che ci aspetterebbe da un dottore con le bretelle. Il secondo volume, di cui parliamo, si struttura in tre momenti, corrispondenti ad altrettante fasi dello sviluppo infantile e dell’avventura genitoriale: 3-6 anni (Di genitori archiviati e di mondi paralleli), 7-11 anni (Di genitori taxisti e di ragazzi indaffarati), 12-16 anni (Adolescenza balorda; ovvero dell’arte di restare in piedi). Ciascuna di queste sezioni affronta diversi macro-temi, di volta in volta declinati in rapporto all’età in questione: dallo sviluppo cognitivo-linguistico-relazionale ai progressi neuromotori, dall’accoglienza di un fratello alla separazione dei genitori. E in ogni caso la voce autorevole del medico entra in dialogo con quelle dei bambini-ragazzi e dei genitori, ai quali sono idealmente concesse la parola e l’occasione di esprimere il proprio peculiare punto di vista. Molta vita, insomma, e davvero poca patologia. Lo stesso pediatra, accanto ai dati e alle spiegazioni scientifiche, condivide con grande onestà una sequela di esperienze personali, di cui è stato protagonista come medico o come padre dei suoi figli, raccontandosi in modo molto sincero e diretto.

Altri due meriti, a mio avviso altrettanto inconfutabili, sconfinano maggiormente in ambito retorico-stilistico (aspetto, ovviamente, tutt’altro che ininfluente sui contenuti o sulla loro ricezione). Anzitutto, occorre riconoscere all’autore il dono della sintesi: quella sintesi fulminante, che individua esattamente i problemi e insieme indica una strada per affrontarli. Per alcune questioni ci vorrebbero trattati, oppure le “perle di saggezza” del dottor Wechsler (così definite da lui stesso). Probabilmente ci vogliono gli uni e le altre, ma garantisco che, in alcuni frangenti, avere a disposizione una perla del pediatra è più comodo. Sono regole ridotte all’essenziale: alcune sono di più semplice applicazione (mi ripeto sempre che “a tavola, i genitori decidono che cosa si mangia, i bimbi quanto”, o il motto “cerotti sì, gessi no”), altre richiedono un’esistenza di tentativi. Sono senz’altro di questo secondo tipo i consigli su cui si chiude il manuale: 1. i genitori non devono investire nella pazienza che non possono avere; 2. i genitori non devono mai prenderla sul personale; 3. i genitori devono segnalare chiaramente ai loro figli che se la cavano, anche senza di loro. Le ho citate (soprattutto quest’ultima) per dare un saggio della seconda qualità ‘retorica’ della scrittura, che sorprende sempre il lettore con il suo carattere intimamente ‘paradossale’. Le argomentazioni e, in particolare, le conclusioni del dottor Wechsler possono risultare spesso inattese e spiazzanti, talvolta divertite e ironiche quando le vorremmo seriose e gravi. Alle motivate rimostranze dei genitori inascoltati, ad esempio, si risponde: «i vostri figli vi guardano e non vi ascoltano, e quando parlate non potete sorprenderli, sanno già tutto perché “vi hanno visti”» (p. 27); si presenta lo sforzo educativo come «un investimento a fondo perso» (p. 27); o si ricorda che «l’obiettivo dell’adolescenza è […] un giovane adulto libero, autonomo e indipendente, e dei genitori soli, abbandonati, come previsto dalla natura della nostra specie quando le cose vanno per il verso giusto» (p. 108). Dei bambini, invece, si rivela che «restano egocentrici» e che, per loro, «sapere che la responsabilità della felicità dei genitori non pesa tutta sulle loro spalle è un vero toccasana» (p. 75). Come tutte le formulazioni un po’ paradossali, anche queste richiedono del tempo per assimilarle (o rifiutarle!) e magari delle riletture successive. Che lo si accetti o meno (a ragione o a torto), il paradosso – cioè quel che si affianca ma non coincide esattamente con l’opinione comune – ha comunque il pregio di invitare a guardare alla realtà da un diverso punto di vista, che apre nuovi spiragli di comprensione.

Certo, se posso permettermi un’ultima considerazione squisitamente soggettiva, il dottor Wechsler e i suoi libri non sono forse per tutte le mamme, e sicuramente non sono per tutte le nonne. Chi ha bisogno di essere rassicurato sulla gravità delle proprie preoccupazioni e sull’inevitabilità del proprio stress (io stessa, il più delle volte, sono membro onorario del club) cerchi altrove. Agli altri, consiglio di leggere, e leggere bene.

Andreas Wechsler, Infanzie calzanti per piccoli e grandi. Istruzioni per l’uso dai 3 anni all’adolescenza, Casagrande, Bellinzona 2023

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