Un gioco da ragazzi
In alcune città svizzere si muovono i primi passi per la prevenzione della pedofilia. Il Ticino è fermo al palo - Di Michel Venturelli
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In alcune città svizzere si muovono i primi passi per la prevenzione della pedofilia. Il Ticino è fermo al palo - Di Michel Venturelli
• – Redazione
Gli addetti alle cure e all’assistenza rivendicano servizi di qualità non orientati al profitto. Grazie al sindacato nazionale UNIA hanno pubblicato un Manifesto
• – Fabio Dozio
La risposta militare israeliana punterebbe a destabilizzare Teheran. Ma gli attivisti di Donna, Vita, Libertà: “Il Paese lo cambiamo noi”
• – Redazione
Di Eugenia Tognotti, La Stampa Non sembra incongruo – nella settimana dei Nobel, cominciata oggi, come da tradizione, con il premio per la Medicina 2024 – interrogarsi se in un...
• – Redazione
Il 7 ottobre di un anno fa (attacco terroristico di Hamas) come l’11 settembre americano; anniversari di tragedie e reazioni che promettono definitivi assestamenti, e che invece inaugurano viaggi verso possibili nuove tragedie
• – Aldo Sofia
Il dolore degli israeliani è invisibile agli occhi dei gazawi e il dolore dei gazawi è invisibile agli occhi degli israeliani. È la cecità che permette di proseguire la guerra
• – Redazione
Sempre più i difficoltà, anche se la resilienza e la reazione degli israeliani per ora evita il peggio
• – Sarah Parenzo
Stampa / Pdf
• – Franco Cavani
Berna ha sempre avuto una posizione chiara sui diritti dei palestinesi, fino alla nomina a ministro degli esteri di Ignazio Cassis
• – Redazione
Lente di ingrandimento su fatti preoccupanti che non provocano la necessaria preoccupazione
• – Redazione
Sosteneva Jack London che “le più belle storie cominciano sempre con un naufragio”. Sarà vero? Noi, nemmeno sappiamo come finirà la nostra, di storia. Dove potrà sospingerci, su quali casuali rotte e verso quali invisibili approdi, la navigazione che cominciamo oggi. Perché chiamarci “naufraghi/e”? E rispetto a cosa? Una deriva può anche essere volontaria, cercata, attesa. Ed in effetti è un po’ così. Siamo “naufraghi/e” per scelta. Salpati con l’idea di allontanarci (forse anche solo temporaneamente) dalla terraferma dei resoconti banali, scontati, ombelicali per affrontare il mare aperto, anche agitato, anche minaccioso di questi tempi, ma che ci impegni in una sopravvivenza più cosciente, più ragionata, più motivata. E più sociale. Sì, sociale. Collettiva.
Del resto, per restare al già citato Jack London, lo scrittore visionario ambientò nel 2013 (proiettandosi di oltre un secolo rispetto alla sua epoca) la “Peste scarlatta”: racconto e monito di come l’umanità possa distruggersi, tra virus auto-indotti e feroci egoismi. Anche Howard Smith, il docente narratore del libro, si era dovuto allontanare per sopravvivere. Per capire. E per testimoniare.
Quindi, buon viaggio.
Se non fosse chiaro, il nostro naufragio è metaforico. È un naufragio mentale, non una condizione di vita, o di morte. Con tutta la comprensione e solidarietà per chi ne vive il dramma e la tragedia.
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