Ma è una buona o una pessima notizia?
Come gli abitanti di un villaggio nel Canton Turgovia hanno sorpreso decidendo una ‘prima assoluta’ sul tema asilanti
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Come gli abitanti di un villaggio nel Canton Turgovia hanno sorpreso decidendo una ‘prima assoluta’ sul tema asilanti
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• – Yurii Colombo
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• – Aldo Sofia
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• – Silvano Toppi
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• – Aldo Sofia
Come gli abitanti di un villaggio nel Canton Turgovia hanno sorpreso decidendo una ‘prima assoluta’ sul tema asilanti
Per antica convinzione (“non è una notizia se un cane morde il suo padrone, lo è invece il contrario”), ma anche per una certa pigrizia della categoria, i giornali raramente danno rilievo alle buone notizie, con qualche rara testata che fa eccezione. Se non turbano, non appassionano, non suscitano controversie e polemiche, allora la notizia viene ‘cliccata’ non per finire in pagina, ma nell’immenso archivio del web, dove rimarrà sepolta e ignorata per l’eternità. “Soltanto sensazionalismo”, è la frecciata di qualche lettore che si scuote e vorrebbe il suo pane quotidiano di news serene, incoraggianti, ottimistiche in tempi drammatici come i nostri. Non mancano i lettori (per lo più inascoltati) che a volte si scuotono e si lamentano, rimproverandoci di cercare unicamente “sensazionalismo e problemi, litigi e scontri”. Frecce avvelenate, seppur non sempre giustificate.
Allora eccoci, usciamo dall’afonia sulle “buone notizie”, per segnalare un fatto accaduto a Steckborn, comune del Canton Turgovia, circa 4 mila anime, locanda più frequentata il “Weingarten”, magnifica vista sul lago di Costanza, agricoltura, e ordinate costruzione di piccole-medie industrie. L’accaduto merita di essere raccontato, anche perché i cronisti dell’ATS assicurano che si tratta di una “prima assoluta” per la Svizzera. Dunque, titolo: “Gli abitanti di Steckborn vogliono il centro asilanti della Confederazione”. Toh, chi l’avrebbe mai detto, visto come gli immigrati che ci si ostina a definire “illegali” vengono guardati, giudicati e strumentalizzati politicamente. I fatti in sintesi: lo scorso dicembre parte l’iniziativa di un gruppo di 130 persone che firmano una petizione per la chiusura definitiva della struttura; “per ragioni di sicurezza, per l’aumento di furti, per le molestie, le risse, le violazioni di domicilio, gli atti di inciviltà dovuti al consumo eccessivo di alcoolici”. Denuncia che la polizia locale ha ridimensionato, se non proprio smentito, documentando come “da un punto di vista statistico non ci sono indicazioni che il locale Centro per asilanti abbia un impatto negativo sulla situazione della sicurezza”.
E già si trattava di una bella “pietra di inciampo” per i firmatari. Fatto sta che questo primo passo porta a un’assemblea cittadina straordinaria. Affollata, partecipanti 692. I residenti si confrontano in una riunione durata due ore. Alla fine soltanto poche decine confermano paure, pregiudizi, e richiesta di chiusura; tutti gli altri respingono invece la mozione, vogliono che il centro non chiuda i battenti, che rimangano in paese. Quindi decidono per l’accoglienza, parola che fa scandalo in tanti altri centri rossocrociati, e con un neo-consigliere federale socialista, il basilese Beat Jans che nella sua prima visita a Chiasso (dove sennò?) si è premurato di mettersi la stella da sceriffo, ed ha annunciato il generalmente invocato “giro di vite”; fra l’altro pretendendo che le richieste di asilanti provenienti dal Nord Africa (Maghreb arabo) siano esaminate e liquidate in una sola giornata: come se gli interrogatori, la loro traduzione, la loro verbalizzazione, l’esame del singolo caso da parte dei legali, le discussioni (speriamo) sulle disgrazie segnalate dai candidati, l’esame serio specifico sullo Stato di diritto in una manciata di nazioni diverse, e la decisione finale (pregiudizialmente già indirizzata) si possono fare, come per un lancio missilistico, in appena 24 ore (senza il beneficio di qualche ora di sonno?). Procedura che per tutta una serie di motivi, alcuni avvocati hanno già denunciato come anti-costituzionale e contraria alle Convenzioni firmate in proposito anche da Berna.
Ammirazione sincera e lode per gli abitanti di una comunità locale svizzerissima, che dimostra sensibilità, spirito di accoglienza, e anche coraggio, perché basterà qualche lattina di birra di troppo gettata in strada, qualche sguardo ritenuto ostile, qualche litigio nel Centro, per rilanciare la grancassa (elettoralmente profittevole) del “rimandiamoli tutti a casa loro”. Qualcosa – la risposta umanitaria e razionale dei residenti della località argoviese – che viene suggerita anche nel triangolo sud del Ticino dall’ “Associazione Mendrisiotto regione aperta”, che da tempo cerca di segnalare, senza negare i problemi, che altre strade per l’assistenza e il disinnesco delle tensioni sul tema migranti sono possibili anche da noi e addirittura in tempi di… votazioni comunali.
Una buona notizia, dunque. O no? Forse, per molti, per niente. Ingenui, penseranno anche a Chiasso e dintorni: i “soliti” buonisti sinistrorsi che vogliono compromettere la doverosa e salvifica politica del respingimento a prescindere, che non sanno della “politica di sostituzione” etnica che ha molti occulti registi (Soros in primis), che non si rassegnano a una disumanità bendata, bendatissima. Nemmeno basteranno, anzi saranno giudicate un’ulteriore sciagura, le parole del portavoce della SEM (Segreteria di Stato della Migrazione), che si è detto “sollevato e fiero” per la decisione dei cittadini di Steckborn “che è chiara e democratica”. Gli mancava solo di fare la ‘ola’.
Per loro, per i negazionisti nazionali, questa è davvero, anche simbolicamente, una brutta, anzi pessima, (di più) intollerabile notizia. Dunque, secondo la regola giornalistica vigente, assolutamente da dare.
Nell’immagine: l’abitato compatto e circoscritto di Steckborn, sul lago di Costanza
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