L’involontaria comicità del male

L’involontaria comicità del male

Il potere ed i potenti, nella storia, hanno sempre trovato chi se ne prendesse gioco, li smascherasse con una risata. Succede per resistenza o per disperazione. Ma ci sono anche casi su cui per ridere non si riesce proprio a trovare lo spunto ed il motivo


Alberto Cotti
Alberto Cotti
L’involontaria comicità del male

Chissà se, prima o poi, la fantasia riuscirà per davvero a distruggere il potere e a seppellirlo con una risata. Probabilmente no, ma a pensarci bene è vero che nei prepotenti si annida spesso un pizzico di comicità involontaria.

Ne “Il grande dittatore”, per esempio, Charlie Chaplin prese per i fondelli alla grande Adolf Hitler. Era il 1940. La cosiddetta “soluzione finale” non era ancora stata messa nero su bianco, ma se ne intravvedevano i primi segnali. I nazisti erano già in guerra e Hitler era già l’immagine della violenza. Eppure Chaplin lo considerava ridicolo; o almeno comico. E aveva assolutamente ragione. C’è “Il grande dittatore” a dimostrarlo, ma ci sono pure i filmati dell’epoca. Certo, guardando le immagini dei comizi di Hitler di primo acchito proviamo orrore, perché sappiamo cosa è stato il nazismo. Poi però ne intuiamo anche il lato comico: quello di un ometto impettito che strilla e arringa la folla, fissandola con due occhi da invasato.

Anche negli atteggiamenti “mascelluti” e “pettoruti” di Benito Mussolini c’è qualcosa di comico. E lo stesso si può dire della mimica di Donald Trump e degli strilli di Giorgia Meloni. Perché in tutte le declinazioni della prepotenza, in tutti i fanatici, in tutti i dittatori e in tutti i bulli e bulletti, c’è una vena di comicità.

Una delle immagini simbolo dell’assalto al Campidoglio, per dirne una, è quella di un uomo a petto nudo con in mano la bandiera statunitense e in testa una pelle di bisonte con le corna. Quell’uomo, vandalizzando il “cuore” della democrazia, ha commesso un delitto assai grave, ma quasi tutti vedendo il suo elmo animale abbiamo pensato: che buffone.

Che dire poi della gerontocrazia russa, cinese e coreana puntualmente schierata, ma pietrificata, durante sfilate delle rispettive forze armate? C’è tutto l’orrore per la pericolosità dell’arsenale che vediamo, ma c’è anche il sorriso amaro per quelle che sono delle mummie messe lì a rappresentare un potere che non hanno.

Così, non troppo causalmente, dopo il dibattito in Gran Consiglio sul Preventivo 2024 mi sono ricordato di Charlie Chaplin e de “Il grande dittatore”. E questo perché le dichiarazioni di Sergio Morisoli mi hanno fatto davvero paura. “Pareggiare i conti, frenare la spesa, evitare i deficit, mantenere basse le imposte, contenere il debito non sono verbi e azioni contabili; sono valori morali, principi di giustizia e garanzie di libertà”, ha detto tutto impettito e scuro in volto, scrutando i colleghi parlamentari con uno sguardo accusatorio. Poi, quasi fosse una sorta di Savonarola nostrano in missione per conto di Dio, si è retoricamente chiesto: “Quale sarebbe la moralità di uno Stato che si arricchisce sulle spalle dei contribuenti e poi sperpera i soldi senza pudore?”

Quasi inconsciamente desideravo intuire qualcosa di comico nel suo atteggiamento, ma non ci sono riuscito. Per certi versi il linguaggio del suo corpo mi ha indotto a ripensare a Girolamo Savonarola e al suo: “Tu vorresti roba: vivi secondo Dio e parcamente e non volere le pompe, e le vanità, ed a questo modo, risparmierai ed avrai più roba”. Savonarola però, tutto sommato, se la prendeva con i fiorentini ricchi. 

Così nell’iconoclastico “Falò della vanità” andarono letteralmente in fumo centinaia di opere d’arte dal valore inestimabile. I ricchi invece Morisoli li difende, proponendo un “Falò dell’austerità” nel quale immolare i poveri, facendo appello alla moralità, alla giustizia e alla libertà. Quella dei ricchi evidentemente. No, nel suo ergersi impettito e scuro in volto a difensore della morale, della giustizia e della libertà, non ci ho visto nulla di anche solo vagamente comico.

Da parte sua Michele Serra consiglia di non mai abbassare la guardia di fronte ai prepotenti e suggerisce di “mai dimenticarsi, nemmeno per un attimo, di prenderli per il c..o; sarebbe un’omissione imperdonabile”.

Forse ha ragione, ma io proprio non ci riesco a seppellire Morisoli con una risata. Quell’uomo mi mette tristezza. Tanta tristezza.

Nell’immagine: statua di Sergiolamo Savonaroli

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