Signor Gobbi, una famiglia non ce l’ha solo lei

Signor Gobbi, una famiglia non ce l’ha solo lei

Comprensibile che il ministro dica di aver deciso pensando ai suoi cari, ma ci sono anche i diritti di chi è attaccato ogni domenica


Alberto Cotti
Alberto Cotti
Signor Gobbi, una famiglia non ce l’ha...

Signor Consigliere di Stato N. G.,

ammetto che, per quanto possa valere la mia parola, apprezzo la sua decisione di autosospendersi dalla responsabilità politica della polizia cantonale. Mi consenta però, da semplice cittadino, di esortarla, nella sua veste di coordinatore della lega dei ticinesi, a riflettere su una delle sue motivazioni a fare un passo indietro: la tutela dei suoi affetti familiari che subirebbero degli attacchi.

Vede da trent’anni a questa parte il settimanale del suo movimento attacca duramente uomini e donne che, spesso e volentieri, si sono limitati ad esprimere semplicemente un’opinione diversa dalla vostra. E gli attacchi sferrati dal Mattino quasi sempre prendono di mira la persona, non le sue idee.

Ecco, mi spiace veramente per i suoi familiari, ma non sarebbe male se, con lo spirito di servizio e il senso dello Stato che la contraddistinguono, facesse tesoro della sua brutta esperienza familiare, per evitare in futuro un trattamento simile agli avversari della lega. Anche loro hanno degli affetti personali da difendere.

Ci rifletta per favore.

Nell’immagine: uno dei molti omaggi floreali della domenica

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