Elly Schlein tra vecchie abitudini e nuove tentazioni
Primo anno alla guida di un PD in cui pesano ancora le resistenze e le logiche del passato
Filtra per rubrica
Filtra per autore/trice
Primo anno alla guida di un PD in cui pesano ancora le resistenze e le logiche del passato
• – Redazione
Incontro con Volodymyr Ishchenko, ricercatore di origine ucraina, sociologo socialista, associato presso l'Istituto di studi sull'Europa orientale della Freie Universität di Berlino
• – Yurii Colombo
La toppa di Meloni non ricuce lo squarcio che si è aperto tra la libertà di pensiero e l’esercizio del potere
• – Redazione
Stampa / Pdf
• – Franco Cavani
La scrittrice: «Un abuso gli antiabortisti nei consultori, nella cultura patriarcale regole decise dagli uomini»
• – Redazione
Intervista al giornalista Safwat Kahlout: «La fuga è stata una odissea. Mi ritengo fortunato: posseggo o, meglio, possedevo, un’auto e una casa dove rifugiarmi. Quando entrerete sarà ancora più evidente che noi giornalisti palestinese abbiamo detto la verità»
• – Redazione
Al Podio economico dell’UBS, a Zurigo, il consigliere federale Ignazio Cassis ha fatto il (suo) punto sullo stato della nazione
• – Fabio Dozio
La versione integrale che lo scrittore e storico doveva leggere alla vigilia del 25 Aprile, giorno della Liberazione, e che è stato censurato dalla RAI
• – Redazione
La decisione della Rai di impedire ad Antonio Scurati di pronunciare il monologo sul 25 Aprile costituisce per la premier un imbarazzante corto circuito
• – Redazione
Di Valentina Mira, Valigiablu Quando Valigia Blu mi ha proposto di raccontare il mio nuovo libro senza intermediari, direttamente dalla mia penna, ho pensato: grazie. Perché è...
• – Redazione
Primo anno alla guida di un PD in cui pesano ancora le resistenze e le logiche del passato
Il Pd c’est moi. Elly Schlein ha tentato anche la carta estrema, quella che non è risultata vincente nemmeno nelle mani di uno spregiudicato pokerista come Matteo Renzi: trasformare il principale partito del centrosinistra in un partito personale.
E che abbia tentato di farlo proprio mentre sfoggiava fiera la nuova tessera dem dedicata a Enrico Berlinguer – operazione immagine in risposta alla «questione morale» e già di per sé costata una mezza sommossa degli eredi della cultura cattolico democratica – dimostra quanto la segretaria sia negli ultimi tempi in preda a confusione e improvvisazione.
La diretta Instagram con cui ieri Schlein ha alla fine annunciato che il suo nome non sarà nel simbolo delle europee «perché è una scelta che divide e non rafforza la lista» – ha dovuto ammettere – , è solo una nota di colore sulla confezione di un Pd che vorrebbe essere un po’ glam e un po’ pop ma dove, tra una radicalità che per ora sembra ferma agli slogan e trovate estemporanee, i vecchi nodi restano tutti irrisolti e semmai se ne aggiungono di nuovi e sempre più ingarbugliati.
Spingendo la deriva leaderistica anche oltre la candidatura in Europa dove sa già che non andrà, la segretaria sperava di resuscitare lo spirito delle primarie vinte fuori dal perimetro degli iscritti al partito nascondendo allo stesso tempo il cedimento nella formazione delle liste a tutte le correnti nonché le grane giudiziarie in Puglia e Piemonte e il fenomeno persistente e deleterio del trasformismo. Il Pd c’est moi, appunto, bando alle vecchie incrostazioni, il nuovo sono io e tanto basti.
La retromarcia imposta da una levata di scudi da parte dei dem avviene nel giorno di una disfatta in Basilicata. Il Pd, nonostante la rottura di Pittella che con Azione ha portato la sua cospicua dote al centrodestra, la lista dell’ex candidato dei dem Chiorazzo che pesca nello stesso bacino e l’astensione, alla fine tiene.
Ma il modo disastroso in cui si è arrivati alla candidatura last minute di Piero Marrese ha lasciato un segno pesante, con una coalizione amputata anche per aver subito la pressione del leader dei 5 Stelle Giuseppe Conte che oltretutto di un Campo largo non guidato da lui (nella speranza di varcare di nuovo il portone di palazzo Chigi come inquilino del palazzo) non sa che farsene. E che dopo il flop del suo Movimento in Basilicata troverà probabilmente il modo di infierire ulteriormente, del resto alle elezioni europee competition is competition . E la partita di Bari che si svolgerà insieme a altri importanti test, dopo la cancellazione delle primarie di coalizione potrebbe rivelarsi meno facile di quanto si immagini.
Le liste Pd delle europee sono poi un mix di amministratori a fine corsa, ex parlamentari e famosi di rango, insieme a esponenti della società civile non altrettanto vip infilati nelle retrovie apparentemente solo per fare numero.
Alle elezioni di giugno, che dal momento del suo arrivo al Nazareno sono per Elly Schlein la prova alla quale un pezzo del partito la aspetta al varco, la segretaria rischia di arrivare già sfibrata. Alternando decisionismo, attendismo e rapide ritirate, rischia di far crescere nel partito la schiera dei detrattori pronti a presentarle il conto. Al voto mancano ormai poche settimane, nuovi passi falsi non sono consentiti. E ormai non dovrebbero più essere nemmeno possibili.
Nell’immagine: Elly Schlein con la tessera 2024 del PD, dedicata a Enrico Berlinguer
L‘Africa produce la minore quantità di emissioni globali, ma è anche il continente più colpito dalla crisi ambientale
L’inchiesta della testata israeliana +972, con 7 fonti dell’esercito e delle unità di intelligence: «Quando una bimba di tre anni viene uccisa è perché l’esercito ha deciso che la...