Dacia Maraini: “No alla destra che vuole controllarci”
La scrittrice: «Un abuso gli antiabortisti nei consultori, nella cultura patriarcale regole decise dagli uomini»
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La scrittrice: «Un abuso gli antiabortisti nei consultori, nella cultura patriarcale regole decise dagli uomini»
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La scrittrice: «Un abuso gli antiabortisti nei consultori, nella cultura patriarcale regole decise dagli uomini»
La destra vuole controllare i corpi delle donne, avverte la scrittrice Dacia Maraini. E alle donne chiede di rispondere unendosi in un movimento potente come quello che negli anni Settanta portò all’approvazione della legge 194.
Il governo vuole gli antiabortisti nei consultori: lo considera un abuso oppure nient’altro che il rispetto della 194 come sostiene l’esecutivo?
«Sicuramente è un abuso. Sempre di più si cerca di controllare le donne senza tenere conto che quello che le donne chiedono non è l’aborto. Nessuna donna vuole abortire, le donne chiedono però di poter decidere da sole del proprio corpo. Se le donne potessero decidere, l’aborto da molto tempo non esisterebbe più perché avrebbero costruito una cultura della prevenzione e gli aborti sarebbero un numero ridottissimo. Invece la cultura patriarcale ha sempre delegato le donne a gestire questo problema all’interno di regole decise dagli uomini».
L’onorevole dei Cinque Stelle Gilda Sportiello ha spiegato di aver scelto quattordici anni fa di abortire e di aver poi deciso di diventare madre.
«Il fatto che abbia deciso di abortire una volta e fare un figlio dopo fa capire quanto sia importante il momento in cui decidere di fare un figlio. E questo non è mai stato permesso alle donne».
Dopo aver concluso il discorso alla Camera all’onorevole Sportiello sono arrivate le accuse, i tentativi di farla vergognare. Da parte di deputati uomini ovviamente.
«Si pensa che le donne provino un gran piacere ad abortire e che, se hanno la libertà di farlo, chissà poi che cosa fanno. Chiedete alle donne che abortiscono che cosa provano. E non dimentichiamo che a fare i figli si è in due. Sembra sempre che le donne facciano tutto da sole, che debbano assumersi la parte di responsabilità che invece spetta anche agli uomini».
I consultori sono stati pensati come luoghi dove le donne avrebbero trovato ascolto, riparo, assistenza, protezione. Che cosa resta di tutto questo?
«I consultori stanno diventando altro. La nuova gestione della destra vorrebbe controllare anche questi luoghi e quello che si svolge al loro interno. Vorrebbero sapere chi sei, che cosa fai, usare ogni mezzo per evitare che le donne possano gestire il proprio corpo: dagli obiettori ai mille ostacoli che rendono difficile il percorso che porta a interrompere una gravidanza. Ma vorrei ricordare che dopo l’entrata in vigore della legge 194 gli aborti sono crollati».
E continuano a calare.
«Questo avviene perché alle donne si è data finalmente la possibilità di scegliere mentre prima era il patriarcato a creare le condizioni perché le donne non avessero alcuna alternativa se non l’aborto. Bisogna pensare, per esempio, che prima gli anticoncezionali erano proibiti dalla legge ed erano condannati dalla Chiesa. E, quindi, che cosa dovevano fare le donne? Non dovevano fare l’amore se non all’interno del matrimonio? »
La Francia ha inserito l’aborto nella Costituzione. È d’accordo?
«Penso che abbia fatto bene. È un indizio di rispetto verso chi non ha mai potuto decidere la gestione del proprio corpo».
Anche lei ha subito un aborto. E sulla scelta di interrompere una gravidanza scrisse molti anni dopo, nel 1996, un bellissimo racconto: “Un clandestino a bordo”.
«Il mio fu un aborto spontaneo. Fu atroce, un lutto terribile. Il bambino era messo male fin dall’inizio, schiacciava la placenta, in pratica si autodistruggeva, non aveva alcuna speranza di nascere. I medici avrebbero dovuto farmi abortire al terzo mese invece per tentare di difendere la vita a ogni costo mi fecero stare bloccata a letto per cinque mesi finché non ebbi l’aborto correndo il rischio di morire anche io».
Difendere la vita a ogni costo anche quello di far morire la madre e il figlio. Oggi come decenni fa.
«Stiamo andando indietro come i gamberi. Vedo una nostalgia del passato ma non capisco nemmeno di quale passato? Che cosa vorrebbero fare? Creare una società autoritaria? Irreggimentare l’intero Paese e concentrare il potere in poche mani? »
E le donne come dovrebbero rispondere a questi attacchi?
«Unendosi. Invece ci sono tanti movimenti ma ognuno agisce da solo, senza nemmeno sapere dell’esistenza degli altri. C’è una fortissima frammentazione, ci si disperde, ci si divide. È lo stesso problema che attanaglia la politica, in particolare la sinistra».
C’è speranza di poter ottenere questa risposta?
«Stiamo vivendo un momento pessimo ma questo crea nelle donne una reazione. Ne vedo tante arrabbiate che si ribellano, che creano nuovi movimenti di partecipazione. Purtroppo, come dicevo, non sono collegati. Dovrebbero invece andare oltre le differenze, creare un unico movimento come facemmo noi negli anni Settanta. Allora funzionò. È anche vero, però, che allora c’era una grande fiducia nella possibilità di cambiare la società. Adesso prevale la sfiducia nel futuro ma soltanto unendosi in una consapevolezza comune si può respingere gli attacchi contro la libertà delle donne di decidere dei propri corpi».
Nell’immagine: Dacia Maraini
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