Di Corrado Augias, La Repubblica
Il papato e l’impero. Per la prima volta un sovrano pontefice prende la parola davanti ai potenti del mondo, è stato definito un assoluto inedito. In realtà lo è e non lo è. Certo lo è per l’occasione e le persone che ne sono protagoniste, ma se guardiamo alle funzioni che ricoprono, l’incontro rimanda ad una storia travagliata, altamente conflittuale, vecchia di secoli. Tanto più se l’incontro avviene in terra di Puglia, non lontano dalla mirabile costruzione di Castel del Monte che Federico II di Svevia, imperatore del Sacro Romano Impero e re di Sicilia, fece costruire nell’altopiano delle Murge.
Proprio lui, Federico II (1194-1250), detto Stupor Mundi per la saggezza, soprattutto l’amore delle arti che invitò alla sua corte alcuni dei maggiori letterati, filosofi e scienziati del tempo, favorì l’incontro della cultura latina, greca e araba, che sognava un mondo tenuto insieme più da accordi di pace che da conflitti con i quali annichilire ogni possibile nemico.
Aveva grandi idee Federico II, pensava anche ad una penisola unificata, un sogno che la presenza degli Stati della Chiesa rendeva impossibile, estesi com’erano all’intera Italia centrale. La situazione rimase più o meno quella fino alla determinazione di Cavour e alla disfatta di Napoleone III a Sedan, 1870, che rese possibile unire Roma al Regno d’Italia.
Di questo è fatta la storia del nostro Paese, i Grandi della Terra probabilmente ne sanno poco, per di più sono politici, si occupano del presente, e del loro personale futuro, probabilmente avvertiranno la presenza di papa Francesco come un dettaglio divertente, eccentrico, per alcuni fastidioso per altri insignificante anche se Biden ufficialmente è cattolico ma al momento ha più urgenti pensieri. Federico II (al quale è giustamente intitolata l’università di Napoli) non tollerava interferenze pontificie nell’esercizio del potere che a lui competeva.
Allora però, nel XIII secolo, il Papa ancora credeva, in buona o in mala fede, di poter esercitare entrambi i poteri, quello terreno e quello celeste, in nome del lascito di Costantino di cui solo Lorenzo Valla alla metà del 1400 riuscirà a dimostrare la falsità sulla base di una accurata analisi filologica. È stata una delle più grandi fake news della storia, come oggi si dice, insieme ai Protocolli dei Savi anziani di Sion.
L’intero Medioevo e oltre è occupato da questa contesa che non fu solo giurisdizionale, arrivò non di rado alla violenza. Del resto non solo il Papa ma perfino un vescovo, anche se autorevole e autoritario come Ambrogio di Milano, osò sfidare l’imperatore in una celebre disputa nella quale qui non è il caso di addentrarsi (detta dell’Altare della Vittoria) quasi minacciandolo gli ricordò che il suo comando aveva un limite nella volontà divina e che era lui, Ambrogio, a rappresentarla sulla Terra.
Vecchie storie, si dirà. Certo per essere vecchie lo sono, non per questo insignificanti perché fino a Pio IX e oltre i pontefici romani hanno sempre cercato di far sentire il loro peso sugli affari italiani e del mondo con le pie esortazioni, le preghiere, le scomuniche, ogni altro strumento di coercizione spirituale che i tempi rendevano disponibile.
Francesco è al di fuori di questo, non è detto che una parte della Curia gli sia ostile anche per la sua palese volontà di non debordare nel territorio politico che appartiene alla Repubblica italiana. Nel mondo detto occidentale il cristianesimo sta attraversando la crisi forse più grave della sua storia, i seminari in Europa sono vuoti, resistono alcuni gruppi di fedeli tanto più convinti perché minoranze assediate dal prevalente scetticismo. Non sono però forze con le quali si possa pretendere d’imporre alcunché.
Ancora Pio XII, negli anni Cinquanta del Novecento, poteva illudersi di relegare nella scomunica milioni di italiani che votavano per il Partito Comunista, se già allora era una mossa azzardata e inefficace, oggi sarebbe solo una divertente sorpresa. La religiosità residua in questa parte di mondo è tornata nell’ambito che le compete, cioè in interiore homine.
Nello scenario un po’ vero e un po’ finto di Borgo Egnazia, il Papa avanza faticosamente carico di malanni. A coloro che rappresentano il potere in una metà del pianeta, Bergoglio non può imporre nulla, può solo implorarli, per così dire in ginocchio, come un antico pellegrino, che facciano il possibile per custodire o ripristinare la pace, che s’adoperino per fare dell’incombente Intelligenza Artificiale uno strumento non d’odio ma di più intensa vicinanza. Nobile proposito, flebile speranza.
Nell’immagne : Papa Francesco e Joe Biden al G7