Le tre fasi del piano israeliano per la pace a Gaza
La tregua iniziale di sei settimane con lo scopo di negoziare gli step successivi: consegna di prigionieri palestinesi e ricostruzione senza che Hamas si riarmi
Filtra per rubrica
Filtra per autore/trice
La tregua iniziale di sei settimane con lo scopo di negoziare gli step successivi: consegna di prigionieri palestinesi e ricostruzione senza che Hamas si riarmi
• – Redazione
Perché farlo per “uno Stato che non c’è” e in piena guerra di Gaza; e perché la Svizzera, sbagliando, non ne vuole sapere
• – Aldo Sofia
La legge sull’elettricità in votazione il 9 giugno indispensabile per l’approvvigionamento energetico svizzero e la protezione del clima - Di Matteo Buzzi
• – Redazione
Il Cremlino rinnova le minacce nucleari dopo la decisione Nato di consentire che l'Ucraina colpisca obiettivi militari russi, basi da cui partono gli attacchi su Kharkiv
• – Redazione
È il primo ex presidente Usa che rischia di finire dietro le sbarre. Condannato per falsificazione di documenti contabili, ma può candidarsi
• – Redazione
Stampa / Pdf
• – Franco Cavani
"Non continuate a tenere la nazione divisa tra padroni e sudditi". E i fascisti decisero di eliminarlo
• – Redazione
I dati reali, e verificabili, che dimostrano il contrario di ciò che raccontano le associazioni economiche del Ticino su chi produce ricchezza, sui salari nel Cantone, e sui paragoni con il resto della Svizzera - Di Marco Noi
• – Redazione
L’attentato di matrice neofascista in Piazza della Loggia a Brescia nel 1974 provoca 8 morti e 102 feriti. Da documenti desecretati, oggi emergono legami con la Svizzera italiana. La testimonianza inedita della figlia di un imprenditore di Bellinzona.
• – Redazione
Sembra quasi impossibile che il vertice governativo si sia mostrato reticente, e riluttante a nominare apertamente la matrice fascista della strage
• – Redazione
La tregua iniziale di sei settimane con lo scopo di negoziare gli step successivi: consegna di prigionieri palestinesi e ricostruzione senza che Hamas si riarmi
Per la prima volta da quando è cominciata la guerra a Gaza, Stati Uniti e Israele sembrano avere un piano comune per terminarla. Una «road map avanzata da Israele», ha specificato Joe Biden, che è già arrivata sul tavolo del negoziato tramite gli intermediari del Qatar. Insolitamente, a illustrarne al mondo le tre fasi di cui si compone non è stato il governo israeliano ma il presidente degli Stati Uniti, a dimostrazione del fatto che la Casa Bianca non solo sostiene la road map, ma vi ripone il massimo delle speranze. Pochi minuti dopo il discorso di Biden, l’ufficio di Bibi Netanyahu ha diffuso una nota per confermare che il primo ministro ha autorizzato il team di negoziatori a presentare «la proposta di Israele». Con una chiosa, vedremo, sibillina.
Dunque le tre fasi, così come le ha spiegate Biden. La prima dura sei settimane, prevede il cessate il fuoco «pieno e completo», e l’ingresso nella Striscia di almeno 600 camion di aiuti umanitari al giorno. Durante questo lasso di tempo le truppe israeliane accettano di ritirarsi da «tutte le aree popolate di Gaza», mentre si concretizza lo scambio rapiti-detenuti: un primo gruppo di ostaggi che comprende donne, anziani e feriti, verrà rilasciato a fronte della liberazione di un certo numero di detenuti palestinesi («centinaia», specifica il presidente americano) attualmente reclusi nelle carceri di Israele. Qui la prima grossa novità rispetto alle precedenti ipotesi di accordo: l’Idf lascia completamente le città e soprattutto se ne va da Rafah, dove ha cominciato le operazioni solo una decina di giorni fa dispiegando quattro brigate. I soldati dello Stato ebraico rimarranno lungo il cosiddetto Corridoio Netzarim, una fascia di terra che taglia a metà la Striscia da est a ovest. Senza combattimenti.
«La seconda fase prevede il rilascio del resto degli ostaggi ancora vivi, compresi i soldati dell’Idf, e il ritiro completo delle truppe israeliane dalla Striscia di Gaza con la cessazione permanente delle ostilità». Detta in altri termini: la seconda fase, i cui termini concreti saranno oggetto di trattativa durante le sei settimane della prima fase, porterà alla fine del conflitto. È la fase cruciale, la più incerta, dove contano i dettagli e la scansione temporale dei passaggi (l’Idf si ritira dalla Striscia prima o dopo la consegna dei rapiti?). Non a caso, infatti, qui la versione americana differisce per diversi aspetti da quella israeliana, per come trapelava ieri sera sui media da fonti non ufficiali.
C’è poi la terza fase, l’ultima, nella quale Hamas è chiamata a riconsegnare i corpi degli ostaggi morti, dopodiché comincerà la discussione su come ricostruire Gaza. «Le nazioni arabe e la comunità internazionale, insieme a palestinesi e israeliani, lavoreranno per ricostruirla in modo da non permettere ad Hamas di riarmarsi», si augura il presidente americano. «L’accordo garantirà la sicurezza a lungo termine per Israele, che potrà essere integrato più profondamente nella regione».
Hamas «valuta positivamente» i contenuti del discorso del presidente Usa, riferisce al Jazeera. I miliziani responsabili del massacro del 7 Ottobre, secondo gli analisti militari, sono in un momento di difficoltà perciò stanno diffondendo con maggior frequenza video e audio-messaggi di ostaggi che implorano la fine della guerra (ieri quello della 26 enne Noa Argameni). Biden ha lanciato un appello anche alla leadership israeliana perché sostenga la road map, e questo lascia intuire che all’interno della coalizione di Netanyahu non tutti sono contenti. Di sicuro non lo sono i ministri della destra radicale e messianica, Smotrich e Ben-Gvir, da sempre fautori della linea della durezza estrema su Gaza, ma si presume che sia rimasto spiazzato anche il falco Tzachi Hanegbi, Capo del consiglio di sicurezza nazionale che prospettava la durata della guerra per tutto il 2024.
A Netanyahu, invitato a parlare al Congresso americano, servono quindi servono margini di manovra per tenere insieme il governo e la nuova proposta di negoziato appoggiata dalla Casa Bianca. Per questo nella nota diramata dal suo ufficio dopo il discorso di Biden si legge che, comunque, «la guerra non finirà prima del raggiungimento di tutti gli obiettivi, compreso il ritorno degli ostaggi e la distruzione completa di Hamas». Una frase interpretabile in vari modi, che non esclude niente.
Tornare alla Storia per capire che quella ucraina è un’entità politica distinta dalla Russia, anche per profonde ragioni culturali
La corsa a un centimetro dall’Apocalisse funzionò nella Guerra Fredda, ma lo Zar non è Kruscev. I padroni del mondo occidentale stanno già combattendo una sfida solo per non...