Liliana Segre dopo l’inchiesta sui giovani di FdI: “Verrò cacciata ancora dal mio Paese?”
La senatrice: «Le derive ci sono da sempre, ma ora si approfitta del potere della destra e non ci si vergogna più». Donzelli: «Ascolteremo il suo monito»
Filtra per rubrica
Filtra per autore/trice
La senatrice: «Le derive ci sono da sempre, ma ora si approfitta del potere della destra e non ci si vergogna più». Donzelli: «Ascolteremo il suo monito»
• – Redazione
È la generazione di mezzo il guasto che non abbiamo visto arrivare, che non sappiamo riparare. Il resto ne discende
• – Redazione
Parla il prigioniero politico nel giorno del suo secondo compleanno in cella, dove sconta una condanna a otto anni e mezzo per aver parlato del massacro di Bucha: “Come Solzhenitsyn, ho una stupida, contraria alla logica, fede nella vittoria. L’Occidente non confonda il popolo russo col regime”
• – Redazione
Un quadro politico frammentato e radicalizzato fa temere che dalle urne esca l'ingovernabilità del paese
• – Mario Conforti
Un esempio positivo di integrazione dalle giovanili della Nazionale svizzera di calcio
• – Simona Sala
Poschiavo le dedica una mostra che ne racconta le storie e prova, con l’aiuto attivo dei visitatori, a perfezionare ulteriormente la conoscenza in materia
• – Michele Ferrario
Il tycoon maneggia la tv come in un reality, snocciola menzogne, è a suo agio. I dem hanno sbagliato a volere il duello, rischiano di perdere anche il Congresso
• – Redazione
Il dibattito di martedì sera ha rivelato che Joe è una brava persona e un bravo presidente, ma non ha alcuna possibilità di essere rieletto. Per il bene del Paese, lo ammetta e consenta ai democratici di trovare un nuovo candidato
• – Redazione
Il Media Pluralism Monitor fotografa una situazione in peggiormento nel continente. E l’Italia, certificano i dati, non fa eccezione
• – Redazione
Stampa / Pdf
• – Franco Cavani
La senatrice: «Le derive ci sono da sempre, ma ora si approfitta del potere della destra e non ci si vergogna più». Donzelli: «Ascolteremo il suo monito»
«Credo che queste derive che sono venute fuori nell’ultima settimana in modo eclatante ci siano sempre state. Nascoste, non esibite, ma ci sono sempre state». La senatrice a vita Liliana Segre sceglie con cura le parole. «E credo che con questo governo si approfitti del grande potere della destra, che del resto è stata votata, non è che sia rivoluzionaria. E che ora non ci si vergogni più di nulla».
La testimone sopravvissuta all’Olocausto risponde così alle domande di Marianna Aprile nell’intervista trasmessa ieri sera nel corso della trasmissione InOnda su La7. Al centro c’è l’inchiesta in due puntate di Fanpage, «Gioventù Meloniana», che ha svelato il volto più inedito delle giovani leve di Fratelli d’Italia, infiltrandosi negli incontri e nei ritiri di Gioventù nazionale, tra insulti antisemiti, odio razziale, omofobia, cori, gesti, simboli e libri che inneggiano al nazifascismo.
«Ho seguito nelle varie trasmissioni questa seduta, chiamiamola così, inneggiante anche a “Sieg Heil”, quindi anche questi motti nazisti che purtroppo io ricordo in modo diretto e non per sentito dire. Ora alla mia età dovrei rivedere di nuovo questo? Dovrò essere cacciata dal mio Paese da cui sono stata già cacciata una volta?». Sono parole che pesano come pietre. «No, non è una domanda provocatoria – sottolinea la senatrice – È una domanda che ha una risposta».
A quasi 94 anni, Liliana Segre è costretta a vivere sotto scorta e a difendersi a colpi di querele «dagli inverosimili e feroci attacchi razzisti» che riceve sui social, «amplificati dal web» al centro di un fascicolo d’inchiesta della procura di Milano. Anche ieri, chi è già stato denunciato per le sue uscite social contro di lei, come chef Rubio, l’ha attaccata su X: «Povera stellina, che pensa solo a sé, che tutela solo gli interessi del sionismo, che vuole la medaglia d’oro della sofferenza. Gli unici cacciati dalla loro terra. La Palestina occupata da 76 anni dai coloni ebrei che supporti, sono i nativi semiti palestinesi. Vergognati!».
Liliana Segre non ha mai nascosto le sue preoccupazioni rispetto all’«antisemitismo che dilaga nell’indifferenza» e ai «rigurgiti nazionalisti» che si stanno affermando in Europa. E le rivelazioni dell’inchiesta sul movimento giovanile della destra al governo, che hanno scatenato una bufera politica contro la premier e FdI, confermano i suoi timori. Da Bruxelles, Giorgia Meloni si è limitata a condannare «i sentimenti razzisti, antisemiti e nostalgici» che ha definito «incompatibili» col suo partito, per poi attaccare duramente i giornalisti: «Infiltrarsi nei partiti politici è un metodo da regime e non è mai successo nella storia della Repubblica con nessun altro partito. È consentito? Lo chiedo anche al presidente della Repubblica».
Nel frattempo, ieri, è intervenuto il responsabile organizzativo di FdI, Giovanni Donzelli, che pure compare nell’inchiesta di Fanpage: «Ascolteremo con la massima attenzione e il massimo rispetto le parole della senatrice Segre. Sono sempre un monito per tutti gli orientamenti politici. Quando si riflette sul pericoloso germe dell’antisemitismo, la senatrice è un simbolo di tutta la Nazione, che deve essere rispettato senza polemiche e strumentalizzazioni».
Nel suo intervento al Senato di inaugurazione della prima seduta della Legislatura, il 13 ottobre di due anni fa, nel centenario della Marcia su Roma che diede inizio alla dittatura fascista, Segre aveva ricordato: «Ai miei tempi la scuola iniziava a ottobre, è impossibile per me non provare una specie di vertigine ricordando che quella stessa bambina, in un giorno come questo del 1938, sconsolata e smarrita fu costretta dalle leggi razziste a lasciare vuoto il suo banco della scuola elementare, per la sola colpa di essere nata». Qualche giorno più tardi, in un’intervista al Guardian, aveva spiegato: «Il mio discorso era scritto con il cuore, sapendo che la nuova maggioranza parlamentare si ispira agli ideali della destra con qualche tendenza nostalgica».
Nel corso di un convegno sull’antisemitismo, due mesi fa, al Memoriale della Shoah, Segre aveva ammonito di «non usare la parola genocidio» quando si parla del conflitto in Medio Oriente «perché è un termine spaventoso, come una bestemmia». Solo qualche giorno prima aveva condannato «questa ondata spaventosa di odio anche nei confronti degli ebrei italiani che non c’entrano niente con le decisioni politiche di Israele, che possono anche non condividere. Eppure – aveva concluso – siamo accusati di quello che non vorremmo vedere e sentire».
Secondo il filosofo tedesco Jürgen Habermas soltanto così vi è la possibilità di porre fine alla tragedia ucraina e di raggiungere un accordo globale sul futuro dell’intera regione
L’importante testimonianza di uno storico ucraino, socialista e pacifista, impegnato al fronte, che si rivolge alla sinistra europea