Putin ed euro-voto: soltanto una cauta soddisfazione
Putin tace, il suo portavoce e la stampa di regime poco soddisfatti dei risultati dei pro-russi nell’UE: sono soltanto il 12 per cento dell’europarlamento
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Putin tace, il suo portavoce e la stampa di regime poco soddisfatti dei risultati dei pro-russi nell’UE: sono soltanto il 12 per cento dell’europarlamento
• – Yurii Colombo
Il secondo schieramento politico del paese propone una coalizione di governo all’ANC, ma con una serie di condizioni che nel partito che fu di Mandela apre un serrato dibattito interno
• – Carla Ferrari
Lo scrittore spagnolo: «Le nuove destre sono minacciose, ma le forze europeiste reggono. Il loro errore è non smontare la retorica nazionalista, il progetto dell’Ue va condiviso»
• – Redazione
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• – Franco Cavani
In una campagna elettorale giocata molto, e spesso anche in modo scomposto, in chiave interna più che europea, Schlein ha avuto il merito di puntare sui temi delle disuguaglianze, della giustizia sociale, dei diritti, dal salario alla sanità all’immigrazione
• – Redazione
All’europarlamento vi sono ancora i numeri favorevoli all’integrazione nell’UE, ma c’è da sperare che venga colta la lezione dopo l’allarmante avanzata dei sovranisti; grandi sconfitti Macron-Scholz; il presidente francese scioglie l’Assemblea dopo il trionfo della le Pen, subito elezioni anticipate
• – Aldo Sofia
Per una rivincita il capo dell'Eliseo punta sulle elezioni anticipate, sperando che il fronte repubblicano del "tutti contro Marine" torni a funzionare; ma il rischio è che si vada a una coabitazione che aprirebbe il palazzo all'estrema destra
• – Aldo Sofia
C’è da sperare che i cittadini, dopo il segnale d’allarme, riprendano in mano la loro storia
• – Redazione
L’iniziativa per premi meno onerosi, lanciata dal Partito socialista, è stata bocciata dal 56% dei votanti svizzeri. In Ticino ha avuto successo, approvata dal 57,5% dei cittadini. Per un freno ai costi è stata respinta dal 68,8 % dei votanti.
• – Fabio Dozio
Considerazioni sulle tre votazioni a livello cantonale: sulla riforma tributaria approvata, l’UDC parte subito all’attacco; e il centro-sinistra deve riflettere su come trovare alleanze in Gran Consiglio
• – Rocco Bianchi
Putin tace, il suo portavoce e la stampa di regime poco soddisfatti dei risultati dei pro-russi nell’UE: sono soltanto il 12 per cento dell’europarlamento
Da leader guardingo qual è sempre stato, Vladimir Putin ha preferito non commentare personalmente e a caldo i risultati delle elezioni europee. Del resto la maggioranza all’Europarlamento non è cambiata e non si attendono al Cremlino grandi mutamenti di rotta a Bruxelles. Ormai la questione non è tanto più neppure la guerra in Ucraina, si sussurra sulla Moscova, quanto la tenuta dei residui flussi di gas russo in Europa. Con il prezzo che continua a crescere e le azioni di Gazprom che continuano a calare, questo potrebbe essere l’elemento chiave delle relazioni con il Vecchio Continente nei prossimi anni.
Così il compito di commentare il voto in Europa è stato affidato Dmitry Peskov. Il portavoce del Cremlino non è uscito dal tracciato usuale della propaganda russa: “Da molti anni ormai il voto in Europa è una stanca riconferma della volontà di élite politiche che sono direttamente contrapposte alla volontà della maggioranza degli europei” ha dichiarato Peskov.
Si percepisce però un po’ di delusione nei commenti della stampa russa sulle elezioni europee. Per “Kommersant”, l’organo degli imprenditori russi – fino all’inizio della guerra su posizioni liberali e poi prontamente allineatosi a Putin – cambierà poco con la nuova presidenza di Ursula von der Leyen. “La Commissaria in primo luogo, raccomanderà di avviare i colloqui di adesione all’UE con l’Ucraina, che sono stati rinviati da marzo a giugno. In secondo luogo, lancerà una serie di nuove indagini antidumping contro la Cina, che potrebbero effettivamente portare il confronto con Pechino al livello di una vera e propria guerra commerciale. In terzo luogo, cercherà di adottare nuove iniziative sulle sanzioni contro la Russia e sul sostegno militare-finanziario all’Ucraina, ma in questo caso la sua libertà di manovra è limitata…”.
Così, se da Bruxelles non si vedranno aperture al Cremlino nei prossimi tempi, molte delle speranze si appuntano ora su una possibile vittoria dell’estrema destra di Marine Le Pen nelle elezioni anticipate che si terranno a breve in Francia dopo il terremoto che ha messo al tappeto Macron. Come segnala “Nezavisimaja Gazeta”, “è vero che la leader nazionalista francese si è smarcata dal sostegno aperto alla Russia ma in caso di vittoria non manderà certo le truppe in Ucraina come voleva Macron e renderà la sua politica più autonoma da Berlino e da Washington”. Un dividendo di cui per ora Putin potrebbe accontentarsi se la strategia del Cremlino continuerà ancora ad essere quella dello svuotare e frammentare la UE dall’interno e non puntare invece direttamente a una “pax russa” nel vecchio continente. Secondo i calcoli fatti dalla “Izvestija” comunque la pattuglia dei pasdaran filo-Putin nel Parlamento di Bruxelles se non è decisiva rappresenta comunque un drappello combattivo in grado di far sentire la voce degli interessi di Mosca in Occidente. “Identità e Democrazia – ricorda “Izvestija – a cui aderisce anche la Lega di Salvini ha ottenuto 58 seggi al Parlamento europeo. Ma se a questo numero si aggiungono i risultati di Alternativa per la Germania, l’Unione Civica Ungherese e la socialdemocrazia slovacca, il blocco, considerato pro-russo, ha ottenuto 88 seggi al Parlamento europeo. Si tratta di un numero superiore a quello ottenuto nel voto del 2019. Complessivamente, il campo condizionatamente “russofilo” costituirà circa il 12,2% dell’intero Parlamento europeo”.
Il tasto che a Mosca si continua a premere è quello che in fondo il potere della UE non sia meno oligarchico di quello russo, ma meno efficiente sul piano del decisionismo politico. Scrive il notista dell’Agenzia Tass: “Tutto ciò solleva una domanda molto seria sull’adeguatezza della democrazia europea. Il Parlamento europeo in quanto tale non è altro che l’imitazione di un organo legislatore. Le elezioni europee non sono altro che un sondaggio dell’opinione pubblica in ogni singolo Paese. In Europa nel suo complesso, mostrano al massimo la temperatura media delle singole stanze dell’ospedale”. Detto da Mosca fa sorridere ma è vero che il distacco tra parte delle opinioni pubbliche e le istituzioni europee non è un’invenzione di Putin.
Secondo Igor Zhukovsky, non sono attese decisioni straordinarie nella nuova composizione del Parlamento europeo, soprattutto in considerazione del suo peso politico. Da questo punto di vista il cuore dello scontro con Mosca si sposterà dai centri tradizionali dell’Unione come Francia e Germania, dove le opinioni pubbliche sono sempre più scettiche rispetto al confronto a Est nell’area dell’ex-impero russo.
Come ha notato Igor Zhukovsky, “il principale vettore critico – e persino conflittuale – dell’UE nei confronti della Russia si forma nella regione del Mar Baltico e in Polonia, in particolare”. Ed è qui che la campagna elettorale si è concentrata sui temi della sicurezza.
“È chiaro che il nuovo livello di ansia e stress provocato deve trovare una via d’uscita – e il vettore della politica nazionale dipenderà dalla capacità di gestire correttamente le emozioni politiche collettive. Sembra che le questioni di politica estera, in particolare il rapporto con la Russia, non siano più di grande interesse per gli elettori della regione – ci sono molte trame parallele nella politica nazionale”, ha concluso Igor Zhukovsky.
Mosca è dunque cosciente che un contrappeso alle incertezze dell’asse franco-tedesco potrebbe giungere dal compattamento di quell’area, e anche dai Paesi scandinavi.
Nell’immagine: il portavoce di Putin Dmitry Peskov
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